Archive for Maggio 2018

La signora di mezzanotte

Maggio 31, 2018

Midnight
Usa 1939 Columbia
con Claudette Colbert, Don Ameche, John Barrymore, Francis Lederer, Mary Astor, Hedda Hopper, Rex O’Malley, Armand Kaliz, Monty Woolley, Elaine Barrie
regia di Mitchell Leisen



LaSignoraDiMezzanotte


La ballerina americana Eve Peabody, in trasferta europea con la speranza di fare un ricco matrimonio, arriva a Parigi su un vagone di terza classe vestita solo del suo abito da sera dopo aver perso tutto a Montecarlo. La aiuta Tibor Czerny, tassista di origini ungheresi che la scarrozza tutta la sera per i locali notturni in cerca di lavoro, quando Tibor si offre di ospitarla per la notte, la ragazza si dilegua e riesce a intrufolarsi in una festa del jet set. Viene subito sgamata da un divertito signore, Georges Flammarion che la ingaggia per far innamorare l’amante della moglie, Jacques Picot. Il piano riesce ma il tassista, che ha scoperto tutto, si finge il marito della baronessa ungherese per cui si spaccia Eve..


Midnight


Divertente commedia sofisticata che gioca sulla fiaba di Cenerentola: “tutte le Cenerentole hanno la loro mezzanotte”, dice la pratica Eve a Flammarion. Il romanticismo si trasforma in cinismo, del resto c’è Billy Wilder alla sceneggiatura, trasformando la favola in un caleidoscopio di falsità dove nessuno è chi sostiene di essere e Tibor e Eve finiranno per divorziare prima ancora di sposarsi.


La signora di mezzanotte


Battute fulminanti, situazioni surreali, un cast di prim’ordine dove spicca un divertito John Barrymore a cui basta lo sguardo sardonico per sottolineare i tentativi degli altri interpreti di fingersi ciò che non sono: la moglie che finge di non essere innamorata del play boy Picot, quest’ultimo che si dice pronto al matrimonio con Eve e quest’ultima che si finge una baronessa ungherese usando il nome del tassista, che pare avere qualche lontana parentela con l’aristocrazia ungherese, forse unica cosa vera nel delirio di falsi ruoli in cui si trasforma la commedia sofisticata sul finire degli anni’30 come evoluzione del rapporto poveri versus ricchi o nobili, se europei.

La sanguinaria

Maggio 26, 2018

LasanguinariaGun Crazy titolo alternativo Deadly Is the Female
USA 1950 United Artists
con Peggy Cummings, John Dall, Berry Kroeger, Anabel Shaw, Harry Lewis, Nedrick Young, Russ Tamblyn
regia di Joseph H. Lewis

Bart Tare fin dall’infanzia ha una profonda attrazione per le armi anche se è profondamente inorridito dall’idea di uccidere. Da ragazzino, con i suoi risparmi, si compra una pistola che gli viene sequestrata dagli insegnanti e allora ruba un arma in un negozio ma viene colto sul fatto e spedito al riformatorio. Bart torna a casa dopo il militare e gli amici lo portano alla fiera del paese dove il ragazzo rimane folgorato da Annie Laurie Starr che si esibisce come pistolera. Dimostrata la propria abilità con le armi, Bart viene assunto nello show e inizia ad amoreggiare con la ragazza suscitando la gelosia di Packett, il capo, che li caccia dallo spettacolo. I due si sposano ma quando i risparmi finiscono Laurie suggerisce di usare la loro abilità con le armi per fare delle rapine. Bart, completamente innamorato cede anche se a malincuore, inizia una vita spericolata ma Bart è sempre più infelice e Laurie accetta di cambiare vita dopo un ultimo colpo che li renderà ricchi: tutto andrà male e i due finiranno braccati dalla polizia.


Lasanguinaria


Un classico noir B movie, girato con pochi mezzi portando a soluzioni ingegnose poi passate alla storia del cinema come il famoso piano sequenza della rapina tutto girato dall’interno della macchina, facendo del protagonista John Dall un re del pianosequenza visto che il film precedente che lo vedeva come protagonista è Nodo alla gola, di Hitchcock costruito come un unico piano sequenza (in realtà una decina per supplire alla fine della pellicola). Se nella pellicola di Hitchcock era un personaggio viscido e antipatico, ne La sanguinaria, dimostra fascino e carisma, peccato che la sua carriera non abbia avuto il giusto corso ma sia andata scemando dopo questi due film.


Lasanguinaria


La sceneggiatura è firmata da  Dalton Trumbo che già vittima della caccia alle streghe maccartista si deve firmare con lo pseudonimo di  Millard Kaufman.


Guncrazy


Si tratta del classico noir con una femme fatale che porta alla morte l’innamorato: è interessante che il titolo originale Gun crazy alluda all’ossessione dei entrambi per le armi mentre il titolo italiano La sanguinaria e il titolo alternativo Deadly Is the Female, si riferiscano esplicitamente alla crudeltà della protagonista, perché se Bart, attratto dalle armi fin dall’infanzia, non riesce più ad uccidere neppure un animale dopo aver visto la morte del pulcino a cui ha sparato la prima volta che ha imbracciato un arma, Laurie ha molti meno scrupoli verso le vittime: quando si spaventa spara per uccidere ma non si tratta della reazione di una donnetta isterica, vista la freddezza con cui sarebbe disposta a prendere in ostaggio il nipotino più piccolo di Bart per avere maggiori probabilità di fuga.


Gun crazy


Il personaggio è talmente ambiguo da lasciar credere che quando propone a Bart di dividersi per qualche mese dopo l’ultima grande rapina per far perdere le tracce, in realtà voglia fregarlo ma quando i due, fatti pochi metri nelle opposte direzioni, frenano e girano le auto per ritrovarsi, il film prende definitivamente l’alone romantico e ineluttabile che lo arricchisce. E’ Bart che arriverà a uccidere l’amata pur di non farle commettere altri inutili omicidi ai danni dei suoi amici d’infanzia: gesto pietoso per fuggire definitivamente alla cattura o riscatto finale da una passione morbosa che ha allontanato l’uomo dai suoi principi? La risposta si perde nella densa nebbia del finale.

When the Clouds Roll By

Maggio 23, 2018

USA 1919 United Artists
con Douglas Fairbanks, Kathleen Clifford, Albert MacQuarrie, Ralph Lewis, Herbert Grimwood
regia di Victor Fleming e Theodore Reed


When the clouds roll by

Il giovanotto Daniel Boone Brown viene utilizzato a sua insaputa come cavia da uno scienziato pazzo che vuole dimostrare come sia facile manipolare la mente di una persona fino ad indurla al suicidio. Grazie all’aiuto di una serie di persone vicine al giovane dal cameriere personale al factotum del palazzo, lo scienziato riesce quasi a fiaccare l’animo del giovane, per altro piuttosto superstizioso ma Daniel avrà la forza di reagire agli stimoli negativi e diventerà anche un eroe salvando e riconquistando promessa sposa che lo aveva lasciato.


Whenthecloudsrollby

A quasi cento anni dalla realizzazione, When the clouds roll by è un film che si fa ricordare se non altro per la scena memorabile del pasto pesante servito a mezzanotte che farà venire gli incubi al protagonista: vediamo la cipolla, l’aragosta e la torta farcita saltellare e percuotere le pareti dello stomaco del malcapitato.
Il travestimento da alimento degli attori è risibile, ricorda certe tristi pubblicità ma l’effetto è surreale e il film ha in realtà uno stile molto raffinato.


Didascalia

Innanzitutto le didascalie introduttive si differenziano da quelle dei dialoghi per l’uso di una fotografia pittorialista (lo stile fotografico d’inizio secolo che voleva imitare la pittura).
Se la scena degli alimenti che aggrediscono lo stomaco è divertente, molto più drammatico è il viaggio nella testa del protagonista ormai ridotto allo stremo anche per l’abbandono dell’amata: la ragione vacilla sul suo trono da cui viene strappata dai sentimenti negativi che la vogliono uccidere ma il senso dell’umorismo riuscirà a riportare il governo del buonsenso: la scena è costruita come un film storico, con le emozioni e la ragione vestiti in abiti di foggia antica, come se si trattasse di un dipinto allegorico.


Whenthe clouds roll by

L’energumeno che appare nell’incubo di Daniel è alterato nelle proporzioni grazie all’uso di lenti deformanti, l’allagamento del paese per la frana della diga è rappresentato in vari modi, dal modellino del paese spazzato via dalla furia delle acque, ai realistici getti d’acqua violenta che si portano via attori e animali: la mano del virile e raffinato Victor Fleming, qui al suo esordio, si fa riconoscere pienamente.


Whenthecloudsrollby

La storia è scritta, prodotta e interpretata da Douglas Fairbanks, uno dei più popolari divi del cinema muto americano, sposato alla star Mary Pickford, fondatore con la moglie e l’amico Charlie Chaplin della casa di produzione  United Artists.


Whenthecloudsrollby

Douglas Fairbanks era un popolare interprete di film di avventura dove ostentava in una serie di prodezze ginniche e anche in When the clouds roll by l’attore non manca di esibirsi in salti, corse e quant’altro possa sottolineare la sua abilità fisica.
Il film è anche con il titolo italiano Douglas superstizioso

L’isola dei cani

Maggio 22, 2018

L'isoladeicaniLo scontro millenario tra cani e gatti finisce nel futuro prossimo venturo: nel 2038 nella megalopoli giapponese di Megasaki, il sindaco Kobayashi fa deportare tutti i cani nell’isola dei rifiuti per evitare che un’influenza canina si trasformi in pandemia mortale anche per gli umani, anche se lo scienziato  Watanabe si dice prossimo a trovare un vaccino.
Il primo cane ad essere deportato è Spots, il cane di Kobayashi: in realtà l’animale appartiene al nipote  Atari che ben presto raggiunge l’isola dei rifiuti per recuperare l’amato Spots: verrà aiutato da una banda di cinque cani e riuscirà a far reintegrare i cani nella società civile grazie anche all’aiuto di Tracy, una ragazzina americana che studia in Giappone e sospetta che quella contro i cani sia una cospirazione.

Mai locandina fu più esplicita di quella de L’isola dei cani che è davvero tante, forse troppe cose: un misto tra fiaba e leggenda, una metafora del nostro tempo, tutti aspetti che ho apprezzato molto.
L’horror vacui caratteristico di Wes Anderson però mi ha un soverchiato a livello visivo per cui la saturazione di oggetti ha perso la valenza fantastica appiattendosi in puro decoro, ammirevole per perizia e nulla più; anche a livello di trama mi è sfuggito il senso dello sdoppiamento dei cani: Chief non è Spots come sperato alla fine del bagno ma il fratello di Spots quindi i cani eroi diventano due, con due compagne, insomma ulteriori elementi da incastrare senza aggiungere di fatto nulla al film che vuole stigmatizzare il potere, la manipolazione delle informazioni, messe in crisi, come sempre nella teoretica di Anderson, dalla ribellione adolescenziale incarnata soprattutto da Tracy che ben presto convince i suoi compagni a seguirla nell’idea di smascherare la cospirazione contro i cani.
L’unico che non ha bisogno di far riafforare i ricordi legati ai propri amici a quattro zampe è Atari, sopravvissuto alla morte dei genitori e affidato allo zio sindaco, il ragazzino solitario è diverso anche nell’aspetto caratterizzato dalle schegge che ricordano l’incidente a cui è sopravvissuto, un tributo del regista ai tanti cyber boy del cinema nipponico.
L’incontro tra il mondo di Wes Anderson e la cultura nipponica è stato molto analizzato: i tributi ai vari registi, alle varie forme d’arte presenti nel film.. da perfetta profana della cultura nipponica penso che la necessità di Anderson di riempire lo scenario con simboli e oggetti cozzi proprio con la stilizzazione densa di significato del mondo orientale e forse è perché avverto questa disarmonia che non ritengo L’isola dei cani un capolavoro.

L’isola delle anime perdute

Maggio 20, 2018

Island of Lost Souls
USA 1932 Paramount
con Charles Laughton, Richard Arlen, Leila Hyams, Béla Lugosi, Kathleen Burke, Arthur Hohl, Stanley Fields, Paul Hurst, Tetsu Komai, Hans Steinke
regia di Erle C. Kenton



Island of Lost Souls


Edward Parker viene salvato da un naufragio dal cargo del capitano Davies ma un alterco con il burbero capitano fa sì che questi lo lasci sulla chiatta del Dr.Moreau a cui doveva consegnare delle merci invece di portarlo ad Apia. Piuttosto infastidito dalla presenza dell’ospite, Moreau promette di farlo condurre a destinazione il giorno seguente ma quando si accorge che Lota, una strana ragazza che vive sull’isola è attratta da Parker decide di trattenere l’uomo che in breve scoprirà di essere finito nelle mani di uno scienziato pazzo che cerca di trasformare gli animali in esseri umani. Intanto Ruth Thomas, la fidanzata di Parker che aveva ricevuto un telegramma dalla nave che la informava che si era salvato, si fa accompagnare sull’isola per recuperare l’amato..


Islandofthelostsouls


Altro classico della cinemografia horror pre-code che non ha mai avuto una distribuzione italiana.
Si tratta della prima versione sonora delle diverse (anche un corto amatoriale di Tim Burton tredicenne) tratte dal romanzo di H. G. Wells che disconobbe questa versione per l’accento sugli aspetti orrorifici e effettivamente i volti deformati degli esseri a metà tra animali ed umani mantengono ancora la loro forza perturbante.


BelaLugosiIslandofthelostsouls


Ad interpretare il Dr.Moreau c’è Charles Laughton che disegna uno scienzato pazzo decisamente diverso dagli altri: nessun trauma all’origine della sua follia, una freddezza verso il dolore ritenuto necessario per il progresso della scienza, un tocco di ironia inglese quando si allunga su un tavolo vantandosi dei suoi successi per esser subito avvolto dal nero delle ombre mentre chiede all’ospite se immagini cosa si provi ad essere Dio.


Islandofthelostsouls


Nonostante la presenza dell’attore inglese il film fu vietato in Inghilterra -e in molte altre nazioni- per circa trent’anni perché le scene di vivisezione erano ritenute eccessive ma essendo un film pre-code vengono accentuati gli aspetti violenti e sensuali della storia: al solito la bella ha una scena in sottoveste mentre si toglie le calze, cosa che eccita il mostruoso Ouran che tenta di rapirla, mentre l’esotica“donna pantera” indossa un succinto pareo e si scioglie in un abbraccio sensuale tra le braccia di Parker.


L'isoladelleanimeperdute


Estremamente crudele anche il destino di Moreau sezionato dalle stesse creature che ha torturato quando per primo infrange la legge che impediva agli esseri di uccidere gli umani: comprendere che chi li aveva fatti era mortale come loro e che per primo non rispettava la Legge scatena la rabbia delle povere creature sempre vissute nella paura e nel dolore.


Lisoladelleanimeperdute




Giudizio del DVD

Ho visto Island of Lost Souls della celebrata Criterion Collection: ineccepibile il riversamento per quanto possibile da un film del 1932, ottimi gli extra, compreso l’esauriente libretto che accompagna il DVD, l’appunto riguarda ovviamente i sottotitoli che sono presenti solo in inglese per gli audiolesi indicando quindi anche tutti i rumori presenti nella colonna sonora, tutte le altre lingue sono escluse, pare per un problema di diritti.

L’isola degli zombies

Maggio 17, 2018

White Zombie
USA 1932
con Bela Lugosi, Madge Bellamy, Joseph Cawthorn, Robert Frazer, John Harron, Brandon Hurst, Frederick Peters
regia di Victor Halperin



Whitezombie

Il ricco possidente Beaumont invita Neil e Madeleine, una coppia di fidanzatini appena arrivati ad Haiti, a celebrare le nozze nella sua proprietà. In realtà l’uomo è innamorato della ragazza e fino all’ultimo cerca di convincerla a fuggire con lui. Vista l’irremovibilità di Madeleine, Beaumont arriva a chiedere l’aiuto di Legendre, uno stregone che ha appreso i segreti per trasformare le persone in zombie: la sposina viene avvelenata poi Beaumont e Legendre trafugano il suo cadavere..

White zombieAnche se White Zombie è considerato il primo film di zombie della storia del cinema, la pellicola è arrivata in Italia molto tardi ed è poco conosciuta.
Ispirandosi a un testo di antropologia sul woodoo haitiano, gli zombie di Halperin sono in realtà viventi indotti a un sonno simile alla morte, trafugati subito dopo l’inumazione e tenuti in uno stato di incoscienza per esser manovrati dal negromante: Legendre sfrutta gli zombie per avere manodopera gratis per il suo mulino; i canti ossessivi, il rumore sgradevole del mulino, le strida degli avvoltoi rendono ancora bene l’atmosfera horror.
Madeleine diventa un’automa compiacente ma Beaumont non sopporta di vedere la donna che ama ridotta così e chiede a Legendre di riportarla alla coscienza ma per tutta risposta Legendre cerca di ridurre in schiavitù anche Beaumont. Intanto Neil, vista profanata la tomba della moglie, si lascia andare all’alcol e con il Dr. Bruner cerca di ritrovare l’amata ma finisce nelle mani di Legendre che vorrebbe farlo uccidere proprio da Madeleine ma la donna non riesce a compiere il delitto iniziando così a risvegliarsi dall’ipnosi mentre Beaumont muore uccidendo Legendre.


White zombie

Come gli altri classici horror dell’epoca, La mummia e Dracula stesso, anche L’isola degli zombies è intriso di un profondo romanticismo, un amore che non supera il tempo ma si ribella a una volontà imposta e il magnetico sguardo di Murder Legendre alias Bela Lugosi, è molto più inquietante del sorriso mellifuo di Dracula.


L'isoladeglizombies

Anche la regia è molto curata e sullo stile degli altri classici horror dei primi anni trenta, con giochi d’ombre di derivazione espressionista, Halperin si diletta nella costruzione delle riprese: interessante la ripresa dell’attore che scende lo scalone ripreso attraverso la losanga della balaustra: l’inquadratura torna due volte, una per Legendre e poi per Madeleine ma quando la ragazza torna a ridiscendere lo scalone dopo essersi ribellata alla volontà del negromante il regista non la inserisce più nella figura geometrica che quindi non ha solo valenza decorativa ma rappresenta anche la costrizione subita.

Pal Joey

Maggio 14, 2018

Usa 1957 Columbia
con Rita Hayworth, Frank Sinatra, Kim Novak, Barbara Nichols, Elizabeth Patterson, Bobby Sherwood, Hank Henry
regia di George Sidney



Paljoey


Joey Evans, cantante donnaiolo e sfacciato, torna a San Francisco senza un soldo in tasca, si fa assumere in un localino della Costa dei Barbari e nota subito Linda, la più bella delle ballerine di fila. Durante una serata di beneficenza in cui si esibisce, Joey incontra Vera Simpson una ex spogliarellista ora ricchissima vedova del “re del popcorn” e il cantante la seduce con il suo fascino: Vera accetta di finanziare il locale di Joey ma pretende che Linda lasci la compagnia, gelosa della giovinezza della ragazza ma quando si accorge che Pal è davvero innamorato si trasforma nel cupido della coppia.


Paljoey


Versione con esplicito happy end del musical del 1940 tratto dall’omonimo romanzo epistolare di John O’Hara, un film elegante con alcune celebri canzoni su tutte Lady is a tramp e My funny Valentine cantata da Kim Novak (doppiata).
Il cast è di richiamo: Rita Hayworth torna finalmente a un ruolo da signora dopo diversi ruoli da donna di malaffare che la Columbia le aveva affidato da quando l’attrice era tornata alla major dopo la fine del matrimonio con l’Aga Khan.
Sempre esaltata dal technicolor, Rita Hayworth cita se stessa quando interpreta Zip mimando uno spogliarello alla Gilda; doppiata come sempre nelle canzoni, anche se aveva buone doti canore, la Hayworth svetta sui suoi due colleghi per le sue doti di ballerina ma nel film le coreografie sono ridotte al minimo proprio per le scarse virtù degli altri protagonisti.
Frank Sinatra, comunque, vinse un Golden Globe come miglior interprete e Kim Novak anticipa la sua abilità nel recitare con gli animali (lo so che detto così suona come un’offesa invece vorrebbe esser un complimento) interagendo con il fox terrier Professore come farà l’anno seguente con il gatto Cagliostro in Una strega in paradiso.
I colori degli abiti dell’attrice e l’ambientazione a San Francisco anticipano anche il più grande successo della diva sempre del 1958: La donna che visse due volte.

Dillinger è morto

Maggio 10, 2018

Italia 1969
con Michel Piccoli, Anita Pallenberg, Gino Lavagetto, Mario Jannilli, Carole André, Annie Girardot, Carla Petrillo, Adriano Aprà
regia di Marco Ferreri



Dillinger è morto

Una sera Glauco, ingegnere che progetta maschere antigas, torna a casa e trova la moglie a letto con l’emicrania, la cameriera è fuori e l’uomo decide di prepararsi la cena. Frugando in dispensa trova una vecchia pistola avvolta in un giornale che riporta la notizia della morte di Dillinger e mentre cucina inizia a smontare e ripulire l’arma poi la dipinge, rendendola un oggetto d’arte ma alla fine spara alla moglie e lascia la casa, imbarcandosi come cuoco in una nave che fa rotta verso Tahiti.


Dillingerèmorto

A 50 anni dall’uscita del film la potenza di Dillinger è morto è ancora dirompente anche per la sua sconvolgente attualità: quanto è più veritiero oggi il discorso del collega sull’aderenza dell’individuo alla società dei consumi

In queste condizioni di uniformità la vecchia alienazione diventa impossibile; quando gli individui si identificano con l’esistenza che è loro imposta e trovano in essa compiacimento e soddisfazione il soggetto dell’alienazione viene inghiottito dalla sua esistenza alienata

Estremamente moderno anche l’uso dei diversi media: radio e stereo formano una colonna sonora che passa dall’essere diegetica all’extradiegetica senza soluzione di continuità sottolineando la mancanza di senso dell’esistenza ma è soprattutto nell’audiovisivo che Ferreri anticipa i tempi: la televisione è in bianco e nero ma intercetta totalmente l’attenzione di Glauco che la sposta in vari punti della casa per poi immergersi nei filmini delle vacanze “entrando” nelle immagini come promettono le più innovative esperienze virtuali odierne mentre la scoperta del giornale che riporta la notizia della morte di Dillinger lascia spazio a immagini di repertorio, il famigerato bandito americano rappresenta l’ultimo grande ribelle, quindi il titolo Dillinger è morto non si riferisce solo al titolo del giornale che avvolge la pistola ma ribadisce la sconfitta di ogni forma di lotta, eversiva e romantica alla società dei consumi.


Dillingerèmorto

Dillinger è morto è praticamente un film senza trama, dove non succede nulla a livello drammaturgico, i dialoghi sono minimi e Michel Piccoli è ammirevole per la sua capacita di stare in scena tutto il tempo, spesso da solo a compiere banali gesti quotidiani eppure questo film apparentemente così poco appetibile, “noioso” sa rendere il dramma della fine della borghesia meglio di tanti altre pellicole: Glauco ha tutto, un lavoro di successo, una bella moglie, una bella casa, una cameriera piacente e compiacente eppure soddisfatte le pulsioni basilari, il cibo il sesso, non resta che la morte come ultima conclusione: la mancanza di coraggio di suicidarsi porta Glauco a uccidere la moglie, un gesto per liberarsi delle convenzioni poi l’uomo trova un’incredibile via di fuga nel veliero attraccato al largo della Grotta di Byron che sta partendo per Tahiti: l’imbarcazione è di proprietà di una donna, torna la speranza nel femminile tipica di Ferreri incarnata nella non accreditata Carole Andrè; ma il rosso del tramonto vira in un effetto da film horror a significare che ogni via di fuga ha comunque la medesima mortale destinazione.


Dillinger è morto

Un film così poco convenzionale ha la sua forza nelle immagini, quelle composte dal regista, quelle eleganti degli interni dove domina sempre il rosso, colore simbolo di passione come di morte e un ulteriore supporto è dato dai riferimenti artistici: il film è stato girato nell’appartamento di Mario Schifano, salvo le scene in cucina girate in quella vera di Ugo Tognazzi. La scelta di ambientare il film nella casa di un artista non è certo casuale: alle pareti vediamo alcuni dipinti del più celebre artista pop italiano mentre la pistola tinta di rosso con i puntini bianchi non può che richiamare Roy Lichtenstein di cui vediamo una riproduzione della copertina del Time del 1968; tra le contaminazioni artistico-sperimentali sono da menzionare anche i bellissimi giochi mimici delle mani ideati da Maria Perego; anche la via di fuga trovata ha un richiamo artistico: a Tahiti cercò rifugio Gauguin morendo poi di sifilide in Polinesia.

Io confesso

Maggio 7, 2018

I confess
USA 1953 Warner Bros
con Montgomery Clift, Anne Baxter, Karl Malden, Brian Aherne, Roger Dann, Dolly Haas, Charles André, O.E. Hasse, Judson Pratt, Ovila Légaré, Gilles Pelletier
regia di Alfred Hitchcock


Io confesso


Il sacrestano Otto Keller confessa a padre Logan di aver ucciso un uomo per derubarlo, certo che il prete non possa rivelare la sua colpevolezza ammessa sotto il vincolo del sacramento: ma il sacerdote reggerà il peso della sua missione quando sarà mandato a processo al posto dell’omicida? Anche padre Logan infatti conosceva Villette che ricattava la ex fidanzata, perché l’aveva sorpresa insieme a Michael, lui non ancora prete ma lei già sposata.



Iconfess


Flop commerciale al botteghino e film non amato da Hitchcock che nel famoso libro intervista con Truffaut ammette che manca il tocco comico e ritiene che il film non avrebbe dovuto esser girato perché il vincolo della confessione non è chiaro per i non cattolici.
Mancano effettivamente i tocchi comici che caratterizzano i capolavori del regista e anche lo stile di regia è virtuoso ma cupo con i dettagli delle chiese, crocifissi, statue, campanili, che incombono suoi personaggi; penso però, che la drittura morale di padre Logan possa essere comprensibile anche fuori da un discorso religioso: è un uomo che crede in un principio e vi si attiene e il bello del film sta nel mostrare le titubanze del prete, quando guarda l’abito in vetrina, rese con grande sottigliezza da Montgomery Clift.


Ioconfesso


Anche i cartelli iniziali che conducono al corpo della vittima sembrano indicare l’unico percorso possibile per padre Logan che viene messo alla prova come dimostra la ripresa da dietro la statua della Via Crucis: al sacerdote non solo verrà chiesto di mantenere il segreto della confessione ma dovrà subire un processo che lo riconosce innocente solo per insufficienza di prove, rischiando di venir linciato dalla folla, cosa che spinge Alma, la moglie del sacrestano, a gridare la sua innocenza spingendo il marito ad ucciderla.


I confess


Da colpevole ad eroe è quasi un attimo per padre Logan e anche la ex fidanzata Ruth Grandefort comprende che Michael non ha scelto la chiesa perché non poteva avere lei: la sua è una scelta irrevocabile.

La frusta e il corpo

Maggio 3, 2018

La frusta e il corpoThe Whip and the Body
Italia 1963, Titanus
con Daliah Lavi, Christopher Lee, Tony Kendall, Ida Galli, Harriet Medin, Gustavo De Nardo, Luciano Pigozzi
regia di Mario Bava aka John M. Old

Kurt, primogenito del conte Menliff, diseredato per aver sedotto e indotto al suicidio la figlia della governante, torna al castello quando viene a sapere che il fratello minore Cristiano ha sposato Nevenka, la sua promessa sposa, in poco tempo riprende il morboso rapporto tra i due ex amanti ma Kurt viene assassinato; ad essere sospettato è il padre, l’unico in casa al momento dell’omicidio ma quando anche il conte viene ucciso, Cristiano inizia a pensare che il crudele fratello abbia solo finto la propria morte per vendicarsi ma la realtà è molto diversa..

La frusta e il corpo è noto per la descrizione del rapporto sadomasochistico che lega Kurt e Nevenka: il film fu vietato ai minori di 18 anni per problemi di censura, i tagli non furono imposti dai censori ma decisi dalla distribuzione per permettere la visione dai 14 anni in su.


Thewhipandtheboby


Vittime della crudeltà di Kurt, tutti i sei abitanti del castello avrebbero più o meno un motivo per ucciderlo, scatenando una ridda di sospetti che si acuiscono con la morte del vecchio conte rendendo la situazione sempre più intrigante e morbosa, a sostegno della venatura sadomaso data dal legame tra i due amanti.


DerDamonunddieJungfrau


Un piccolo horror di atmosfera che potrebbe essere uscito dalla factory di Corman visto che tutta la produzione figura con uno pseudonimo inglese, molto struggenti le musiche di Carlo Rustichelli che si firma Jim Murphy ma il capolavoro è certamente la fotografia di David Hamilton e cioè Ubaldo Terzano.


La frusta e il corpo


Penso che La Frusta e il corpo sia in realtà un tributo al cinema espressionista tedesco non solo per l’uso appunto espressionista delle ombre, ma anche i giochi di luce alterano le geometrie del castello con un gusto tipicamente espressionista e i colori vivaci che parrebbero riprendere l’estetica pop anni ’60 in realtà sono gli stessi dei viraggi dei film muti, lo stesso tema di sudditanza psicologica verso l’aguzzino è caratteristico della filmografia espressionista.