Archive for gennaio 2005

And the winner is..

gennaio 31, 2005


Periodo di grandi vittorie per George Bush: la rielezione alla Casa
Bianca, il successo delle elezioni iraniane.. e’ dunque lecito
chiedersi se riuscira’ il nostro eroe a vincere anche il “Razzy”, la
statuetta per i peggio film.

La Golden Raspberry Foundation ha infatti nominato anche il
presidente Usa tra i peggiori attori dell’anno per la sua
partecipazione a Fahrenheit 9/11 di  Michael Moore.  George dovra’ battersi con opere del calibro di Alexander  e Catwoman, film che hanno ricevuto rispettivamente 6 e 7 nomination per i Razzies.

La premiazione avverra’ il 26 febbraio 2005.   

 

Auguri a Gene Hackman

gennaio 30, 2005

Genehackman

Eugene Alden Hackman nasce a San Bernardino, California il 30 gennaio 1930.
L’abbandono della famiglia da parte del padre segna profondamente il tredicenne Eugene, che pochi anni dopo si arruolera’ nei marines.
Nel 1952, dopo essersi congedato con l’intento di iscriversi all’Universita’ dell’Illinois, Hackman si ritrova a New York con un diploma di tecnica radiofonica. E’ la radio che lo avvicina al mondo dello spettacolo portandolo a studiare recitazione alla Pasadena Playhouse.
Al cinema arrivera’ gia’ trentasettenne dopo alcuni lavori teatrali, il film e’ Gangster story che gli fruttera’ una nomination agli Oscar per il ruolo di Buck Barrow, la statuetta arrivera’ nel 1972 come miglior attore protagonista ne Il braccio violento della legge di William Friedkin.
Negli anni ‘70 sara’ uno dei protagonisti della “nuova Hollywood”, in pellicole come La conversazione (1974) di Francis Ford Coppola, o Bersaglio di notte dell’anno seguente diretto da Arthur Penn.
Un nuovo oscar lo attende nel 1992 per Gli spietati di Clint Eastwood, consacrandolo star indiscussa di Hollywood.
Filmografia completa

I 75 anni di Gene Hackman

gennaio 30, 2005

Genehackman

Eugene Alden Hackman nasce a San Bernardino, California il 30 gennaio 1930.
L’abbandono della famiglia da parte del padre segna profondamente il tredicenne Eugene, che pochi anni dopo si arruolera’ nei marines.
Nel 1952, dopo essersi congedato con l’intento di iscriversi all’Universita’ dell’Illinois, Hackman si ritrova a New York con un diploma di tecnica radiofonica. E’ la radio che lo avvicina al mondo dello spettacolo portandolo a studiare recitazione alla Pasadena Playhouse.
Al cinema arrivera’ gia’ trentasettenne dopo alcuni lavori teatrali, il film e’ Gangster story che gli fruttera’ una nomination agli Oscar per il ruolo di Buck Barrow, la statuetta arrivera’ nel 1972 come miglior attore protagonista ne Il braccio violento della legge di William Friedkin.
Negli anni ‘70 sara’ uno dei protagonisti della “nuova Hollywood”, in pellicole come La conversazione (1974) di Francis Ford Coppola, o Bersaglio di notte dell’anno seguente diretto da Arthur Penn.
Un nuovo oscar lo attende nel 1992 per Gli spietati di Clint Eastwood, consacrandolo star indiscussa di Hollywood.

36, Quai des Orfevres

gennaio 28, 2005

Finalmente un poliziesco crudo, dove gli agenti non temono di
inzozzarsi con la melma dei bassifondi invece di analizzare tutto
attraverso asettici guanti di lattice; una sequela di facce inquietanti
che non farebbe piacere incontrare di sera per strada.. e a questo
punto la domanda sorge inevitabilmente spontanea: perche’ nel Bel
Paese, che pure vantava una tradizione non indifferente, il genere e’
diventato esclusiva della fiction tv, confinato in storielle insipide
che trasudano buoni sentimenti, solitamente ambientate in amene
localita’ turistiche e perennemente interpretate da attori bellocci e
signorine tutte curve?
…vabbe’ torniamo a parlare del film, che e’ meglio…

Parigi, una banda di criminali mette a segno impunemente diversi colpi a furgoni di trasporto valori; le due sezioni della polizia francese, investigativa ed anticrimine, di solito rivali, dovrebbero collaborare, ma in palio c’e’ la poltrona di direttore della gendarmeria che spettera’ al caposezione che per primo risolvera’ il caso: quali scorrettezze saranno disposti a compiere i due contendenti, amici in un passato ormai lontano, per ottenere questa carica?

Un film che risuscita un genere, il polar (il poliziesco francese) che stava languendo, riportandolo a livelli altissimi con un plot avvincente e complesso in cui si intrecciano storie di criminalita’, denuncia politica e sentimento. Non poteva essere altrimenti visto che Olivier Marchal, il regista, e’ un ex poliziotto che per quest’opera si e’ ispirato alla vita di Christian Caron (a cui il film e’ dedicato) suo superiore morto poco tempo prima di andare in pensione per un intervento non concordato di un altro dipartimento di polizia; ed uno dei momenti piu’ intensi del film e’ proprio la scena del funerale del poliziotto ucciso con gli uomini della sua sezione che voltano le spalle al feretro per contestare la presenza di colui che con la sua azione ha causato la morte del loro collega.
Ottima la prova del cast, anche Daniel Auteil e’ piuttosto credibile in un ruolo tutto azione che non parrebbe nelle sue corde, ma di certo Gerard Depardieu e’ in uno stato di grazia come non lo si vedeva da tempo: raggelato in questa maschera di sbirro disposto a tutto, recita soprattutto con gli occhi che, in alcune scene riescono veramente a bucare lo schermo.
Le contaminazioni con la scuola di Hong Kong sono evidenti: scene molto crude ed azioni rapide, pero’ il finale rispecchia una morale tipicamente occidentale: mentre in un poliziesco asiatico il protagonista avrebbe perso la vita per portare a termine la vendetta riacquistando cosi’ l’onore, qui l’uomo si ricorda di esser padre e decide di ricostruirsi un futuro con la figlia, tanto il destino riesce beffardamente a compiere il suo corso.
Un punto che andrebbe approfondito e’ quello della partecipazione di grandi aziende nella produzione filmica: nella pellicola e’ evidente una massiccia presenza della BMW che sicuramente avra’ offerto gratuitamente le automobili in cambio della visualizzazione del marchio, purtroppo nel film c’e’ un salto temporale di sette anni, quelli che il protagonista sconta in prigione prima di tornare a regolare i conti, e dato che la parte ambientata ai giorni nostri rappresenta una percentuale molto piccola della vicenda, la nuova BMW 530 e’ protagonista assoluta anche nella storia ambientata nel passato: questo non crea soltanto un “blooper” ma causa piuttosto un senso di straniamento cronologico, dato che la vettura e’ riconoscibilissima e il solo cambio del parco macchine avrebbe permesso di comprendere il salto temporale senza l’aggiunta di didascalie: questo e’ il prezzo che purtroppo il cinema europeo deve pagare per trovare i fondi per grosse produzioni.

Trokal Kazal, Trokar Mazal

gennaio 27, 2005

Mira querida mira

el sol del vierno

en esta tierra es una lampa sin luz

Sueña querida sueña

el tiempo pasado

en nostra casa la primavera es ja

Canta querida canta

l’amor se ven

es una ves qui non torna atras

Suegna querida suegna

el tiempo pasado

en nostra casa la primavera es ja

Quest’ anno voglio celebrare il Giorno della Memoria, con quanto di
bello ci offre la cultura ebraica e allora ecco una canzone dei Klezroym , (tratta dall’album Scenì) gruppo italiano  di musica klezmer che e’ stata una delle piu’ belle scoperte musicali del 2004.

Per una  degna celebrazione di questa giornata consiglio una lettura del  blog di Clos.

Auguri a Paul Newman

gennaio 26, 2005

Paulnewman

80 primavere per la grande star hollywoodiana, famosa per gli occhi blu.

Nato a Shaker Heights, nell’Ohio, il giovane Paul inizia la sua
carriera recitando in una compagnia teatrale, frequenta poi l’Actor’s
Studio ed esordisce sul grande schermo nel pessimo peplum Il calice d’ argento nel 1954.

Nel ‘56 il successo gli arride in Lassu’ qualcuno mi ama, la
storia del pugile Rocky Graziano, la parte avrebbe dovuto esser
interpretata da James Dean, ma l’attore scomparve tragicamente.
Il paragone con Marlon Brando e’ stata una costante nella
carriera di Paul Newman, se all’inizio veniva considerato un suo emulo,
anche per una certa vaga somiglianza fisica, l’attore diviene
l’antitesi di Brando: il matrimonio di ferro con Joanne Woodward in
contrapposizione alle innumerevoli mogli di Brando, il fisico asciutto
temprato dallo sport di Newman (e’ notissima la sua passione per le
auto da corsa che circa un mese fa ha visto l’arzillo vecchietto
scendere tranquillamente dalla sua auto in fiamme) contrapposto
all’obesita’ debordante di Marlon Brando, solo nelle sofferenze della
vita privata le loro vite sono state simili (entrambi hanno perso un
figlio).

Innumerevoli  i  film di successo interpretati da Paul Newman: da La gatta sul tetto che scotta a Lo spaccone, da La dolce ala della giovinezza a Detective’s story, Nick Manofredda, L’uomo dai sette capestri, La stangata, Buffalo Bill e gli indiani, Il Verdetto, Il colore dei soldi, per cui finalmente vinse l’Oscar e moltissimi altri, personalmente trovo che tutto il suo fascino emerga ne La lunga estate calda, il film del 1958 che gli fece incontrare l’attuale moglie.

Paul Newman si e’ dedicato con successo anche alla regia firmando 5 pellicole pellicole piu’ che dignitose.

Va menzionata anche la sua attivita’ nel settore alimentare: produzioni biologiche vendute per scopi benefici.

Paul Newman è scomparso il 26 settembre 2008.

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Un bacio appassionato

gennaio 25, 2005

Unbacioappassionato Roisin
e’ una giovane insegnante di musica in una scuola cattolica, Kasim il
fratello maggiore di una sua allieva pakistana, tra i due nasce l’amore
ostacolato dalle due differenti culture a cui appartengono.

Loffia come la canzone da cui prende il titolo il film (nella
versione cantata dall’allieva, ovviamente!), l’ultima fatica di Ken
Loach delude soprattutto dal punto di vista della drammatizzazione.

Siamo di fronte al classico film in cui i protagonisti sono
carini, le scene d’amore sono tenere, la famiglia pakistana sembra
uscita dritta dritta da Sognando Beckham o East is East
ed infatti e’ molto piu’ simpatica della maestrina progressista (leggi
rompiscatole) anche se non capisco perche’ una famiglia cosi’ legata
alla tradizione debba mandare la figlia ad una scuola cattolica;
l’unico personaggio che ricorda il mondo di Loach e’ il rigido parroco
integralista.

Insomma la visione trascorre serenamente, il guaio peggiore
avviene all’uscita, quando ci si accorge che in realta’ non e’ successo
assolutamente nulla: qualche scaramuccia tra innamorati, un patetico
tentativo della famiglia di lui di dividerli con un trabocchetto e
l’amore trionfa senza aver in realta’ superato alcuna prova: Ken Loach
e’ sicuramente un grande regista, ma di certo non ha ben chiaro che
cosa sia una commedia.

Lettera ad Ed Bishop

gennaio 24, 2005

Foto+autografoMy beloved Ed,

ho cercato di mantenere la mia promessa, ma e’ stato veramente difficile.

Era l’ 8 dicembre 2001 (come scordare il giorno in cui conosci l’idolo della tua infanzia?) ad una cena di Isoshado
e non persi certo l’occasione di sedermi proprio di fronte al mitico
Comandante Straker , poi l’emozione mi sopraffece e il mio inglese si
fece sempre piu’ inarticolato ai tuoi tentativi di esser gentile con i
tuoi adoranti commensali.
Ma quando ti vidi palesemente annoiato alle solite domande trentennali sulla serie televisiva U.F.O.
lasciai cadere con nonchalance un “so iu plaied olso in 2001, a space
odissey..” e i tuoi meravigliosi occhi blu lampeggiarono di
soddisfazione, parlammo un po’ del carattere burbero e perfezionista di
Kubrick, ma sempre amichevole nei tuoi confronti (la parte del
comandante del modulo spaziale avrebbe dovuto essere piu’ articolata)
poi mi dicesti che avevi lavorato anche in Lolita, “really? in
che ruolo?” chiesi, ormai completamente affascinata e ti mi dicesti di
rivedere il film e scoprirlo. Te lo promisi.
Son passati  piu di 3 anni e non ho piu’ avuto occasione di vedere Lolita
fino a ieri sera, quando Sky Classic l’ha trasmesso nel ciclo dedicato
al grande cineasta e io ho passato due ore e mezzo a scrutare tutte le
comparse, avevi 30 anni, era il tuo primo ruolo in una grande
produzione, o meglio in un capolavoro!

Non e’ stato facile,  ammetto che mi sono dovuta aiutare con imdb
(dove ho scoperto che siamo nati quasi lo stesso giorno: tu l’11
giugno, io il 10) e oramai sono praticamente certa che dei tre
“ambulance attendant” nella scena dell’incidente alla madre di Lolita
tu sei quello che comunica a Humbert che la moglie e’ morta.

Missione compiuta , comandante!

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Giu’ la testa

gennaio 21, 2005

Il peones Juan Miranda vive dei furti compiuti
insieme alla sua scalcagnata banda composta dai 6 figli e dal vecchio
padre, un giorno incontra John Mallory, un ribelle irlandese
specializzato nell’uso della dinamite, Juan vede in lui la chiave per
giungere alla realizzazione del suo sogno: svaligiare la banca di Mesa
Verde, finira’ invece per diventare un eroe della rivoluzione di Pancho
Villa.

Giùlatesta

Il film si apre con la storica frase
di Mao Tze Tung che dice che la rivoluzione non e’ un gioco, ne’ un
atto delicato, ma un azione di violenza e Sergio Leone ci mostra
l’evoluzione del peones Juan Miranda da semplice ladro per
sopravvivenza a eroe suo malgrado, non saprei se sia il caso di parlare
di una presa di coscienza perche’ fino all’ultimo Juan e’ refrattario
alle azioni in cui si trova coinvolto per la testardaggine di seguire
Mallory e convincerlo ad entrare nella sua banda.

Il tono volutamente comico della prima parte contrapposto alla
drammaticita’ della seconda serve per dimostrare come la rivoluzione
sia un atto di violenza non solo verso coloro contro cui e’ rivolta, ma
che ci sia un alto prezzo da pagare anche per i rivoluzionari: Juan
perdera’ tutto: gli sara’ uccisa la famiglia e vedra’ morire anche il
nuovo amico, l’irlandese di buona famiglia da sempre votato alla causa
irridentista che nell’incontro con il peones e la vita della povera
gente vede crollare alcune delle sue certezze: molto significativo il
momento in cui getta via il libro di Bakunin dopo una discussione con
Juan.

In quello che viene definito i suo film piu’ politico, mi pare che
Leone prenda le distanze dalla politica, sottolinenando ancora una
volta il valore universale dell’amicizia.

Celeberrimo il tema musicale di Morricone “Sean Sean”.

Spartan

gennaio 20, 2005

Una ragazza viene rapita, per lei si mettono in moto le forze speciali della polizia, ma la fanciulla viene uccisa, anche se alcune labili prove sembrano dimostrare il contrario..

Spartan


Mi pare inutile ribadire quanto il cinema di Mamet sia fedele all’impianto teatrale: anche nelle prime scene di pure azione ambientate in un campo addestramento per forze speciali la peculiarità mametiana salta all’occhio.
Siamo di fronte a una pellicola piuttosto strana: il rapimento di Laura Newton ha il potere di mettere in subbuglio i reparti speciali americani, ma chi e’ questa ragazza che crea tanto scompiglio e chi sono gli uomini chiamati a salvarla d ogni costo?
Non ci sono nomi ne’ sigle ad etichettarli e solo a metà pellicola scopriremo chi e’ veramente la ragazza, per tutta la prima parte del film si crea uno stato di tensione dovuto alla storia e alla curiosità dello spettatore (cercate di fare attenzione ai ritagli appesi alle pareti, forse riuscirete a scoprire qualche indizio!)

Spartan


Quando viene inscenata la falsa uccisione della ragazza, l’agente segreto che ha in carico le indagini preferisce seguire le tracce che smentiscono la morte e da soldato fedele si trasforma in cane sciolto che, pur di salvarla, arriva a mettersi contro la potente organizzazione statale per cui ha lavorato finora: a questo punto il film perde parte del suo fascino per trasformarsi in un onesto (ed amaro) thriller.
Ma tornando a riflettere sulla prima parte del film, mi domando se il fatto di non identificare meglio l’agenzia che gestisce
l’operazione, sia semplicemente un escamotage drammaturgico, che funziona perfettamente o conceda maggiore liberta’ al regista di mostraci una forza dell’ordine che agisce in maniera non esattamente “politically correct” o non nasconda invece una lettura più profonda dove in quell’essere non identificati si celi una metafora molto attuale della manipolazione della realtà in cui viviamo da parte dei media e l’affermazione che nel momento in cui si attua una presa di coscienza si imponga sempre una scelta che spesso porta ad uscire dai binari precostituiti ed infatti il film si chiude con il protagonista, ormai transfuga, che ascolta dalla TV l’happy end costruito a tavolino per il miracoloso ritrovamento della ragazza creduta morta.
Credo che questo sia anche una delle prime pellicole in cui i cattivi di turno siano dichiaratamente arabi, non ancora terroristi, “solamente” dediti alla tratta delle bianche.