Archive for novembre 2014

Angeli con la pistola

novembre 28, 2014

AngeliPistolaloc Pocketful of Miracles
USA 1961
con Bette Davis, Glenn Ford, Peter Falk, Ann-Margret, Edward Everett Horton
regia di Frank Capra

Il gangster Dave “Lo Sciccoso” è convinto che la fortuna nei (mal)affari gli derivi dalle mele che compra dalla barbona Annie. La donna però nasconde un segreto: una figlia, Louise, che ha fatto crescere all’estero, in collegio, facendole credere di essere un’esponente dell’alta società. Quando Annie scopre che la figlia sta tornando in America per presentarle il nobile fidanzato è disperata e a Dave Lo Sciccoso non resta che fare di tutto per aiutarla a sembrare una lady per preservare la propria fortuna…

Angeli con la pistola è uno dei pochi casi in cui il remake di uno stesso regista è più famoso dell’originale, infatti Frank Capra diresse questo, che fu il suo ultimo film, ventotto anni dopo la prima versione del 1933 che si intitolava Signora per un giorno.
Il film è rivisitato in confezione deluxe con caratterizzazioni importanti anche se il cast avrebbe dovuto essere differente nel progetto del regista che avrebbe voluto Sinatra o Dean Martin per il ruolo di Dave invece arrivò Glenn Ford che coprodusse anche il film imponendo la fidanzata del momento, Hope Lange, nel ruolo di Regina Martin. E, ciliegina sulla torta, rilasciò un intervista dove dichiarò di esser stato lui a volere Bette Davis con cui aveva gia lavorato nel ’46 ne L’anima e il volto, rilanciando la carriera della vecchia diva. Immaginabile la veemente reazione della Davis a base di improperi.

PocketfulOfMiracles

La pellicola è il secondo film natalizio di Frank Capra, dopo il celebrerimo La vita è meravigliosa del 1946, infatti Angeli con la pistola uscì nelle sale americane proprio nel periodo natalizio, il 18 dicembre 1961 e non manca Jingle Bells nella colonna sonora.
Tra attriti di produzione e dilatazione della trama, si sente che qualcosa stenta ad ingranare soprattutto nel lungo prologo iniziale con la comparsa di Regina Martin due anni prima degli eventi principali e i continui tentativi di alleanza tra Lo Sciccoso e il boss di Chicago, Darcey. Tutto comincia finalmente a scorrere quando inizia il progetto di trasformare la vecchia Annie in una dama dell’alta società: il brio e l’esaltazione dei buoni sentimenti, tratti salienti del cinema di Capra, prendono il sopravvento. Entra in scena una vecchia gloria come Edward Everett Horton nel panni del maggiordomo dell’appartamento preso in prestito e duetta da par suo con le nuove leve come Peter Falck che è il vice dello Sciccoso perennemente infastidito dal legame tra Dave e Annie. L’interpetazione valse al futuro Tenente Colombo una nomination agli oscar. Il film va anche ricordato per il debutto di Ann-Margret, deliziosa nel ruolo di Luise.

Karawan | il sorriso del cinema migrante

novembre 25, 2014

Locandina KARAWAN FESTIVAL nov 2014 Una volta ogni tanto, c’è proprio da stare allegri: dal 26 al 30 novembre torna a Roma, nel quartiere di Tor Pignattara, Karawan, il festival che gioca con i luoghi comuni e che (si) diverte cambiando continuamente prospettiva.
Il festival si tiene – con ingresso a sottoscrizione – presso l’ex aula consiliare del Municipio, in Via dell’Acqua Bullicante, 2. Nato nel 2012, Karawan è il primo festival di cinema che affronta i temi della convivenza, dell’identità, dell’incontro tra culture in tono programmaticamente non drammatico, partendo dalla convinzione che il sorriso sia il terreno d’incontro naturale fra le diverse culture del mondo, il “luogo” ideale in cui scompaiono le differenze e ci si riscopre umani.

Dopo diversi appuntamenti monografici dedicati a vari Paesi, Karawan quest’anno cambia pelle e offre una selezione di commedie da ogni angolo del mondo, per offrire un nuovo punto di vista su paesi poco conosciuti, o rappresentati attraverso stereotipi e cliché, che non rendono giustizia a cinematografie incredibilmente intense, colorate e vitali.
Dalla Cina al Brasile passando per il Bangladesh, l’Azerbaijan, la Costa d’Avorio, la Palestina e il Rwanda, Karawan propone un viaggio ai confini del mondo che non a caso parte da Tor Pignattara, popolare quartiere romano divenuto negli ultimi anni il cuore multietnico della Capitale, con numerose comunità straniere residenti che ne fanno una sorta di piccola “Babele” a un passo dal centro storico.

Una collezione di opere vibranti, che pur cambiando registro dalla black comedy al ritratto intimista, passando per la fiaba avventurosa e la corale saga familiare, restituisce l’immaginario di un’umanità che non vuole rinunciare a sorprendersi, divertirsi, ricominciare. Opere che senza distogliere lo sguardo da alcune delle questioni più controverse e irrisolte dei nostri tempi (dal conflitto israelo-palestinese, al genocidio in Rwanda degli anni Novanta, alla cosiddetta “questione femminile”) le attraversano con una leggerezza di tocco che non è disimpegno ma rivendicazione di un modo nuovo di guardare il mondo, un richiamo alla partecipazione.

Karawan inoltre lavora sul recupero degli spazi per restituire al quartiere di Tor Pignattara il cinema di cui è orfano da oltre trent’anni. E così, schermo e proiettore in spalla, gli organizzatori se ne vanno a caccia di spazi abbandonati, e li trasformano, per una o più sere, in luoghi in cui le persone possano re-incontrarsi e godere del rito collettivo dello schermo cinematografico illuminato. Stavolta è toccato ad un’ex-aula consiliare del Municipio, recentemente messa a disposizione delle associazioni del territorio per riunioni ed eventi, ma a farci un festival di cinema ancora non c’aveva pensato nessuno.

Niente è più rivoluzionario di una risata. Niente è più democratico del sorriso. Niente è più sovversivo della commedia. Venite a sorprendervi, al Karawan Fest.

> ALCUNI DEI FILM IN PROGRAMMA A KARAWAN FEST 2014

HE WAS A GIANT WITH BROWN EYES | anteprima nazionale

di Eileen Hofer (Azerbaigian / Svizzera, 2012, 85′)

Dopo il divorzio dei suoi genitori, Sabina ha seguito la madre che si è trasferita in Svizzera, mentre sua sorella, Narmina, è rimasta con il padre in Azerbaigian. Cinque anni più tardi, le due sorelle si ritrovano, quando Sabina decide di passare un’estate a Baku per trascorrere del tempo con suo padre al quale è profondamente legata. Delicato ritratto dell’intimità di una famiglia e di due ragazze in cerca di risposte in un percorso universale che parla di identità, scoperta di sé e delle proprie radici, in quel grande viaggio che tutti siamo chiamati a compiere durante l’adolescenza.

VENDO OU ALUGO (FOR SALE OR FOR RENT) | anteprima nazionale

di Betse de Paula (Brasile, 2013, 90′)

Quattro generazioni di donne condividono un grande e lussuoso appartamento che non riescono più a permettersi, ma, a causa della prossimità con le favelas, non riescono a vendere né ad affittare. Imprevisti, equivoci, colpi di scena e gag si susseguono in una commedia al femminile frizzante e movimentata, fresca e colorata, che affronta senza ipocrisia tematiche importanti come la pacificazione delle favelas e la speculazione immobiliare. Con tocco tipicamente carioca, Betse de Paula racconta uno spaccato di vita quotidiana.

INSEPARABILI

INSEPARABILI

di Dayyan Eng (Cina, 2012, 97′)

Primo film cinese interpretato da un attore hollywoodiano di alto profilo, Kevin Spacey, affiancato dalle superstar cinesi Daniel Wu e Beibi Gong. Li è un disegnatore di protesi che sta passando un periodo difficile a causa di una doppia tragedia familiare. Come se non bastasse, non mancano i guai nemmeno sul lavoro. Li è sul punto di farla finita, ma al momento giusto qualcuno bussa alla sua porta. È Chuck, misterioso americano che vive in Cina investendo in borsa, e che dà una scossa alla vita di Li. Ma non tutto è come sembra… Ritmo, risate e colpi di scena assicurati in questa spassosa black comedy, con un’improbabile coppia di supereroi, come non li avete mai visti.

UN INSOLITO NAUFRAGO NELL’INQUIETO MARE D’ORIENTE (LE COCHON DE GAZA)

di Sylvain Estibal (Francia / Israele / Germania / Belgio, 2012, 99′)

Jafaar è un pescatore palestinese che pesca sardine e vive con la moglie lungo il muro della Striscia di Gaza. Dimenticato da Allah, incalzato dai creditori e avvilito da una vita sorvegliata da Israele e dai suoi militari, che ‘bazzicano’ la sua casa e controllano ogni suo respiro, Jafaar butta la rete in mare e una mattina pesca l’impensabile: un grosso maiale vietnamita. Piccola commedia umanista e ‘fraterna’, Un insolito naufrago nell’inquieto mare d’Oriente trova il giusto equilibrio tra farsa e fiaba, giudaismo e islamismo, tra ḥarām e ṭaref (il cibo proibito secondo le prescrizioni alimentari di ebrei e musulmani), rinnovando il discorso su un conflitto infinito e realizzando un ritratto sensibile dove le due fazioni sono calate, con la propria umanità e la reciproca indulgenza, dentro la loro realtà complessa e davanti agli immutabili (e immutati) affanni quotidiani.

Per informazioni
www.karawanfest.it

info@karawanfest.it

www.facebook.com/karawanfest

Ufficio stampa
Carlo Dutto

Merle Oberon

novembre 23, 2014

Merle_oberon Il 23 novembre 1979, moriva a Malibù, a soli 68 anni di età, Merle Oberon, stella di prima grandezza degli anni ’30 la cui vita sembra uscita da un melodramma, tanto che il nipote Michael Korda a metà anni ’80 le dedicò una biografia romanzata dal titolo Queenie che lessi all’epoca: i ricordi sono vaghi ma positivi. Dal romanzo fu tratta anche una miniserie televisiva.

Queenie Estelle Merle O’Brien Thompson nasce a Bombay il 19 febbraio 1911 da una coppia mista, padre ufficiale britannico e madre originaria di Ceylon. Recentemente si è scoperto che quelli che Estelle aveva considerato i suoi genitori erano in realtà i suoi nonni e la vera madre della bambina era quella che lei riteneva la sorella maggiore.
Dopo la morte improvvisa del padre nel 1914, la famiglia si riduce a vivere nella più completa povertà a Calcutta. La piccola Estelle si innamora ben presto del cinema e nel ’29 incontra un personaggio che le promette di farle fare carriera ma l’uomo scompare quando scopre che è di sangue misto. La ragazza non si perde d’animo e si trasferisce comunque a Londra ma per tutta la vita cercherà di tenere nascoste le proprie origini razziali, presentando la madre come la cameriera e figurando di esser nata in Tasmania: la località australiana risultava più prestigiosa dell’India.
Oberonbolena A Londra inizia a lavorare nei night club e a fare la comparsa con il nome d’arte di Queenie O’Brien; la sua carriera decolla grazie all’incontro con il regista Alexander Korda che la vuole per il ruolo di Anna Bolena nel suo capolavoro, Le sei mogli di Enrico VIII del 1933. L’anno seguente sempre Korda, in veste di produttore, la sceglie per il ruolo di Lady Marguerite Blakeney per La primula rossa con Leslie Howard e la regia di Harold Young. Questi sono i due titoli più famosi dei diversi che l’attrice interpreta in quel bienno, nel 1935 è già a Hollywood sotto contratto per la MGM. Esordisce a Hollywood con una commedia musicale accanto a Maurice Chevalier ma è con L’angelo delle tenebre, sempre del 1935, melodramma su due fratelli innamorati della stessa donna, Kitty Vane, che Merle Oberon guadagna la candidatura agli Oscar

Angelodelletenebre

La sua carriera è in continua ascesa con film come La Calunnia, la commedia brillante L’avventura di Lady X, fino al ruolo che la consacra all’olimpo cinematografico, quello di Cathy ne La voce nella tempesta, trasposizione cinematografica di Cime Tempestose del 1939 diretta da William Wyler. Nel ’39 sposa il suo mentore, Alexander Korda con cui resta legata fino al 1945 e, come tutte le star di grido, si propone per il ruolo di Rossella in Via col Vento.

Lavocenellatempesta

Nonostante i successi, una tragedia si abbatte sull’attrice: nel 1937, un grave incidente automobilistico le lascia brutte cicatrici sul volto tanto che viene sospeso il kolossal Io, Claudio, in cui doveva interpretare Messalina di nuovo accanto a Charles Laughton, con la regia di Josef von Sternberg. Per permettere all’attrice di continuare a recitare, oltre all’uso del trucco, viene inventato un riflettore compatto che smorza le luci che accentuano i tratti del volto, il disposito si chiama Obie, diminutivo di Oberon ed è progettato dal direttore della fotografia Lucien Ballard, che divenne poi il secondo marito della diva.
Oberongeorgesand La carriera dell’attrice risente comunque dell’incidente e negli anni ’40 le interpretazioni si diradano: nel 1941 viene diretta da Lubitsch in Quell’incerto sentimento, remake di un film del ’25 del maestro berlinese, Baciami Ancora. Nel 1944 è protagonista del thriller Il Pensionante per la regia di John Brahm; la pellicola è tratta dallo stesso romanzo che aveva ispirato l’omonimo film di Hitchcock del ’27.
Nel 1945 è George Sand nel biopic sulla vita di Chopin, interpretato da Cornell Wilde, L’eterna armonia di Charles Vidor.

Oberondesiree Dopo una serie di film minori e di apparizioni televisive, la ritroviamo nel 1954 nei panni di Joséphine de Beauharnais in Desirée, regia di Henry Koster, accanto al Napoleone di Marlon Brando.
Nel 1949 è fidanzata con Giorgio Cini (a cui è dedicata la famosa Fondazione veneziana) e lo vede morire sotto i suoi occhi nell’incidente aereo che lo coinvolge. Il suo terzo marito è un altro italiano, l’industriale Bruno Pagliai a cui segue un quarto con cui rimane legata fino alla morte dovuta ad attacco cardiaco.

Il sale della Terra

novembre 20, 2014

Ilsaledellaterra Documentario sulla vita e opere del fotografo Sebastião Salgado in occasione del 70 compleanno del maestro della fotografia nato in Brasile l’8 febbraio 1944.
L’inizio è forse un po’ confuso partendo dalle celebri immagini dei cercatori d’oro della Serra Pelada, l’innesto di Wim Wenders che racconta come si sia innamorato dell’opera di Salgado attraverso una fotografia (la bellissima beduina cieca) e l’intervento dell’aiuto regista, il figlio di Salgado, Juliano Ribeiro, che ora segue il padre documentando i suoi reportage per conoscere meglio quel padre che durante la sua infanzia fu molto assente.
Si resta poi completamente affascinati dalla parabola umana ed artistica di Salgado, laureato in economia che alla fine degli anni ’60 decide di lasciare il Brasile, vittima della dittatura assieme alla giovane moglie, Leila; sarà la consorte a comprare una macchina fotografica per i suoi studi di architettura ma il mezzo affascina talmente il marito che decide di abbandonare la vita sicura da manager londinese e seguire la passione per la fotografia.
Dopo essersi fatto conoscere Salgado inizia i suoi lunghi reportage in giro per il mondo, prima con Otras Americas dove va alla scoperta delle popolazioni del Sud America senza però rientrare in Brasile, poi Workers – La mano dell’uomo dedicato ai lavoratori del mondo.
La famiglia Salgado torna Brasile alla fine della dittatura e trovai una terra resa irriconoscibile dallo sfruttamento che spinge il fotografo a ripartire per altri progetti come Exodus dedicato alle grandi migrazioni del continente africano dovute a guerre e carestie.
La sconvolgente esperienza dei genocidi in Europa e in Ruanda spegne la vena creativa di Salgado che torna nella fazenda di famiglia e sempre su spinta della moglie Leila decide di riforestare la proprietà. Il successo dell’operazione, lunga e faticosa, porta il fotografo a misurarsi con il suo ultimo reportage Genesis, un tributo ai luoghi incontaminati della Terra, alla forza salvifica della natura che ha curato l’anima di Salgado, provata dagli orrori umani.

Salgado2 Il titolo del documentario fa riferimento alla razza umana definita “il sale della terra” nel senso sarcastico dell’espressione, usata per indicare chi si sente superiore a tutti e cerca d’imporre il proprio modo di vedere le cose, come l’umanità sta facendo col pianeta non comprendendo che alterando l’ecosistema compromette la propria esistenza.
Protagoniste dell’opera sono sicuramente le foto meravigliose di Salgado ma colpisce anche il volto stesso del fotografo, ripreso spesso in primo piano con la piega amara della bocca di chi ha visto troppo e i tratti marcati del volto in cui spiccano gli occhi chiari, sereni e ancora curiosi di questo mondo.

Gli amanti di Venezia

novembre 18, 2014

The Lost Moment
USA 1947 Universal Pictures
con Robert Cummings, Susan Hayward, Agnes Moorehead
regia di Martin Gabel



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L’editore Lewis Venable vorrebbe pubblicare le lettere d’amore che, quasi un secolo prima, il poeta Jeffrey Ashton aveva dedicato all’amata Giuliana Bordereau.
Quando scopre che l’ultracentenaria Giuliana è ancora viva, Venable si finge uno scrittore e affitta parte della villa veneziana in cui la donna vive ritirata dal mondo con la nipote Tina. La vita solitaria accanto alla zia ha reso la ragazza scontrosa e vittima di allucinazioni: si crede Giuliana da giovane e ritrova Ashton nell’editore..




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Unica prova registica di  Martin Gabel, più noto come attore caratterista (lo ricordiamo in Marnie e Prima Pagina), la pellicola è un libero adattamento del celebre racconto di di Henry James Il carteggio Aspern, precisamente la prima tratta dall’opera a cui seguono altre tre versioni cinematografiche.
Ancora una volta il titolo italiano è più rivelatore di quello originale: pur riuscendo a creare una certa atmosfera che intriga lo spettatore, Gli amanti di Venezia si limita ad essere un film sentimentale con tanto di happy end senza sfruttare a pieno le suggestioni gotico/fantastiche del plot. Tanto meno vengono affrontati i risvolti melodrammatici: nel confronto finale tra Giuliana e Tina viene svelato en passant che fu Giuliana ad uccidere Ashton che la voleva lasciare, al fatto non si dedica nessun approfondimento anche se la fama del poeta era dovuta in parte alla sua misteriosa scomparsa.
Notevole la prova degli attori: al solido Robert Cummings spetta anche sostenere la voce off che accompagna tutto lo svolgimento de film, bravissima Susan Hayward nel ruolo della schizofrenica Tina, conferma del suo intenso temperamento.
Memorabile l’elaborato trucco che rende Agnes Moorehead irriconoscibile nei panni dell’ultracentenaria Giuliana.

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ASFF – AS FILM FESTIVAL

novembre 14, 2014

Logo AS FilmFestival 2014 Sabato 15 e domenica 16 novembre 2014, a Roma, presso l’Auditorium del MAXXI Museo nazionale delle arti del XXI secolo, si terrà la seconda edizione dell’ASFF – AS FILM FESTIVAL, primo festival di cinema nato per volontà di alcuni giovani con sindrome di Asperger, ​ ​una condizione autistica ad alto funzionamento. ASFF non è un festival sull’autismo ma un festival cinematografico vero e proprio che vede la partecipazione attiva di persone che si riconoscono nella condizione autistica. Come in qualunque altro festival sono previste proiezioni di lungometraggi e cortometraggi, film d’animazione anche in anteprima italiana, incontri, ospiti, una giuria, dei premi. Insomma, un festival uguale agli altri. Però diverso.

Il programma del festival, consultabile al link www.asfilmfestival.org, prevede tra le proiezioni, il cortometraggio Omero bello-di-nonna di Marco Chiarini, interpretato da Nicola Nocella, Isa Barsizza ed Elena Di Cioccio e Il sorriso di Candida, di Rita Bugliosi e Angelo Caruso, che racconta il dramma dell’Alzheimer.
In Giuria il regista e sceneggiatore Giuliano Montaldo, il giornalista Santo della Volpe, il giornalista e sceneggiatore Andrea Purgatori.

La sezione Punti di vista, ovvero il cinema come punto di vista sulla realtà, come strumento per documentare e comunicare il sociale, prevede una selezione di 21 cortometraggi italiani, mentre la vetrina Ragionevolmente differenti, dedicata al cinema come strumento per raccontare la condizione autistica, prevede la proiezione di 11 lavori realizzati da artisti internazionali: tra gli altri in anteprima italiana Godhead di Connor Gaston e Fixing Luka di Jessica Ashman David Lea. Due i lungometraggi a tema: il documentario The Special Need di Carlo Zoratti, sulla sessualità ed affettività di persone con autismo e Ocho Pasos Adelante di Selene Colombo sul tema della diagnosi precoce.

Ai cortometraggi d’animazione è invece dedicata la sezione Animation Now! che prevede lavori di autori internazionali quali Nina Paley, Karlijn Scholten e Matt Abbiss; tra le opere italiane Valentine di Mattia Francesco Laviosa e Mamma mia di Milena Tipaldo e Francesca Marinelli.

Due i focus della sezione Cinema come rappresentazione del Sociale: partendo dalla proiezione del film UE, L’ultima frontiera di Alessio Genovese, si parlerà di frontiere ed Immigrazione in collaborazione con la rivista Confronti. Il caso Taranto e l’Ilva, tra diritto al lavoro e salute è il tema del secondo focus che prevede la proiezione di Alle corde di Andrea Simonetti, Maldimare di Matteo Bastianelli e Pinuccio l’operaio di Claudio Merico della band Anonima Folk.

​AS FILM FESTIVAL è ​un progetto ideato e realizzato da Not –Equal e Studio Kilab, con la collaborazione di Fondazione MAXXI, Confronti, Cinemautismo. Partner: IED Roma con la partecipazione di Gruppo Asperger Lazio Onlus. Il gruppo di lavoro, coordinato da Giuseppe Cacace, è composto, tra gli altri, da Marco Manservigi, Elena Tomei ed Adriano Bordoni.

Poco nota in Italia, la Sindrome di Asperger, una forma di autismo ad alto funzionamento, è stata spesso rappresentata al cinema e in televisione: personaggi con Asperger sono per esempio la hacker Lisbet Salander della serie Millenium di Stieg Larsson, la Sigourney Weaver del film Snow Cake, lo Sherlock televisivo interpretato da Benedict Cumberbatch, il protagonista del film d’animazione Mary & Max, Max Jerry Horovitz cui prestava la voce il compianto Philip Seymour Hoffman. Si parla di Asperger anche nelle serie tv Silicon Valley, Community, Parenthood, Boston Legal, The Big Bang Theory e Grey’s Anatomy.
Al link https://www.youtube.com/watch?v=KsubYVhRkc8, un cortometraggio che racconta il dietro le quinte della prima edizione del festival.

Per maggiori informazioni
www.asfilmfestival.org
info@asfilmfestival.org

Ufficio stampa
Carlo Dutto

Interstellar

novembre 12, 2014

Interstellar In un futuro prossimo la Terra è al collasso per una crisi ecologica che diminuisce drasticamente le scorte di cibo e crea tremende tempeste di sabbia. Per sopravvivere bisogna incentivare l’agricoltura e negare il passato tecnologico. Cooper, ex astronauta, vedovo con due figli, scopre che la Nasa è ancora attiva anche se agisce in segreto cercando nuovi pianeti dove trasferire la morente razza umana. Per salvare il futuro dei figli Cooper accetta di partecipare a una missione spaziale che dovrà controllare quale dei tre pianeti individuati è il più adatto ad accogliere i terrestri.

Non apprezzavo così tanto un film di Nolan dai tempi di The Prestige (che resta sempre il preferito perché avevo intuito un attimo prima di vederlo sullo schermo la montagna di cappelli dietro lo studio di Tesla). Anche in Interstellar la trama è un congegno perfetto dove tutto torna senza sbavature logiche o lasciando questioni in sospeso (il recupero di Brand sarà lo spunto per un eventuale sequel?).
Pur affascinandomi, il film mi lascia un po’ perplessa sulla morale. Torna il tema cardine delle opere del regista, l’ambiguità morale creata dallo scontro tra bene e male: tutti i personaggi, in un modo o in un altro mentono, del resto il robot dice che non si può dire l’intera verità a una razza emotiva come quella umana. Ovviamente c’è chi mente a fin di bene e chi per mero interesse personale come il dottor Mann che non esita a sacrificare il destino dell’intera umanità per il proprio tornaconto personale inviando dati sbagliati sul pianeta che ha raggiunto. Tutti sbagliano in Interstellar e molti cercano di rimediare ai propri errori ma Nolan mi pare un autore più votato al pessimismo che alla favoletta new age dove “tutto l’universo obbedisce all’amore“ per dirla come Battiato per cui non è una razza superiore (i famigerati Elohim?) ad aprire il wormhole per salvare la razza umana ma è l’ammmore che crea una sorta di volontà collettiva che permette di piegare lo spazio tempo. In pratica l’amore sarebbe la quinta dimensione: non vedo l’ora di vedere la nuova stagione di The Bing Bang Theory e sentire le frecciate al film!
Come ultima discendente di una stirpe di agricoli ho anche patito il razzismo latente nei confronti di chi si occupa di agricoltura, considerati inferiori agli scienziati e Casey Affleck sfodera la sua espressione più ottusa rispetto alla geniale sorella Murphy o all’eroico padre (un McConaughey tornato gigione rispetto all’ottima interpretazione di True Detective).
Ho apprezzato invece molto la descrizione del futuro apocalittico del pianeta Terra che trovo molto realistico; inoltre Interstellar è il film che meglio spiega la teoria della relatività di Einstein con il diverso scorrere del tempo per i protagonisti per cui alla fine la figlia sarà molto più anziana del padre ultracentenario.
Nell’insieme si tratta di un’opera che sa coniugare gli aspetti più filosofici del genere fantascientifico con l’intrattenimento puro creando una trama che pur nella sua complessità di rimandi sa appassionare lo spettatore.

Nino!

novembre 11, 2014

Nino! Dopo la tappa hollywoodiana, il successo romano del suggestivo concerto jazz del Maestro Roberto Gatto presso l’Auditorium Conciliazione, la giornata speciale di Castro di Volsci paese natale di Nino e la proiezione al festival di Venezia della copia restaurata, da parte del CSC – Cineteca Nazionale, di L’avventura di un soldato, continua la manifestazione Nino! – Omaggio a Nino Manfredi, che, nel corso di tutto l’anno, sia in Italia che all’estero, ripercorre e omaggia i momenti più significativi della vita privata ed artistica di Nino Manfredi in occasione del decennale della sua scomparsa e che ha ottenuto l’adesione del Presidente della Repubblica.

NINO!, questo è il titolo della mostra omaggio ospitata al Museo di Roma Palazzo Braschi dal 13 novembre 2014 al 6 gennaio 2015 e dedicata a Nino Manfredi, è promossa da Roma Capitale, Assessorato alla Cultura, Creatività e Promozione Artistica – Sovrintendenza Capitolina, da Dalia Events e Dalia Association che la curano in collaborazione con Onni ed ExNovo, e sostenuta dalla famiglia Manfredi.
Un’esposizione il cui obiettivo, per volontà delle curatrici Camilla Benvenuti e Sarah Masten affiancate dall’architetto Maria Francesca Marasà, è accompagnare lo spettatore attraverso un viaggio alla riscoperta di Nino Manfredi dietro la telecamera e dell’artista che ha regalato al mondo del cinema e dello spettacolo interpretazioni memorabili che lo hanno fatto diventare a pieno titolo uno dei quattro colonnelli della Commedia all’Italiana.

Una mostra fotografica e multimediale suddivisa in 10 sale, ad ognuna delle quali è affidato il compito di raccontare una delle tante sfaccettature di questo intramontabile artista e arricchita dalle testimonianze di importanti personaggi del mondo della cultura e dello spettacolo come Gianni Canova, Enrico Brignano, Ornella Vanoni, Alessandro Benvenuti, Lina Wertmuller, Giuliano Montaldo, Pietro Abate e Alberto Panza insieme a quelle dei figli Roberta e Luca.
L’esposizione presenterà anche il documentario inedito, realizzato da Willy Colombini durante la tournée americana dello storico Rugantino del 1964; il documentario 80 anni d’attore, realizzato da Luca Manfredi; un Super8 originale dell’epoca girato a casa Manfredi; una canzone inedita registrata da Nino pochi anni prima di morire; circa 100 stampe fotografiche e tre ricostruzioni scenografiche.

La mostra, è realizzata in partnership con il CENTRO SPERIMENTALE DI CINEMATOGRAFIA – CINETECA NAZIONALE e grazie ai contributi di Lavazza, Fondazione Fendi, Ministero Beni e Attività Culturali e Camera di Commercio ed è patrocinata da Ministero Affari Esteri, Ministero Beni e Attività Culturali, Regione Lazio.
I Servizi Museali sono di Zètema Progetto Cultura.

Per informazioni
info@daliaevents.com

Ufficio stampa
REGGI&SPIZZICHINO Communication

La serpe di Zanzibar

novembre 10, 2014

Laserpedizanzibar West of Zanzibar
silent movie, USA 1928 MGM
con Lon Chaney, Lionel Barrymore, Mary Nolan, Warner Baxter
regia di Tod Browning

Il mago Phroso litiga con Crane, l’uomo con cui sta per fuggire l’amatissima moglie Anna e rimane paralizzato dalla vita in giù. Dopo qualche tempo Phroso ritrova Anna morta e giura di vendicarsi di Crane; per farlo attende diciott’anni in cui conquista la fiducia di una tribù africana e fa crescere la figlia di Crane in un bordello. L’intento è di uccidere Crane dopo avergli detto che Maize è sua figlia quindi la fanciulla verrà bruciata viva dalla tribù al funerale del padre ma Crane rivela che la ragazza è in realtà figlia del mago dato che Anna non era più fuggita dopo aver saputo dell’incidente.

Penultimo film della coppia Tod Browning – Lon Chaney che sotto la supervisione del produttore Irving Thalberg girarono insieme dieci pellicole nel decennio 1919/29.
La storia è un intricato melodramma a tinte fosche che per certi versi richiama il morboso I misteri di Shanghai diretto nel ’43 da Josef von Sternberg.
La pellicola ha un andamento circolare: l’inquadratura iniziale si apre sullo scheletro nella bara con cui il prestigiatore compie il suo numero: è un’anticipazione del destino nefasto che toccherà a Phroso bruciato dalla tribù che non crede a quel trucco che aveva dato la fama al mago e che ora Phroso usa per salvare la figlia dalla morte a cui l’aveva destinata.
Westofzanzibar Quello che colpisce de La serpe di Zanzibar (titolo italiano di gran lunga più evocativo dell’anonimo originale West of Zanzibar) è che Lon Chaney non usa i suoi mille trucchi per stravolgersi il viso o il corpo ma si limita a strisciare sulle gambe morte (Dead Legs è il nome con cui si fa chiamare dalla tribù che domina con i suoi trucchi). L’interpretazione dell’attore è notevole anche senza trucco sul volto e La serpe di Zanzibar ha, se non altro, il merito di dimostrarlo.
Il ghigno stravolge però tutti i volti dei personaggi, da Maize che vacilla tra la paura e l’orrore quando scopre dove è stata condotta con la scusa di incontrare finalmente suo padre, a Crane che ride maleficamente della vendetta fallita di Phroso che gli si è rivoltata contro.

Alessandro Poscio, collezionista appassionato. Da Hayez a Fornara, da Scipione a Messina

novembre 5, 2014

Boldini Ribadisco che fuori dai circuiti più noti e frequentati delle mostre d’arte ultimamente si possono fare esperienze molto interessanti, spessissimo con ingresso gratuito che di questi tempi non è un dato da sottovalutare.
Consiglio caldamente la mostra che si tiene a Domodossola fino al 31 gennaio 2015 occasione per scoprire anche quanto sia bella la cittadina nota per indicare la D nello spelling nostrano.
Si tratta del primo appuntamento con le opere collezionate da Alessandro Poscio, costruttore scomparso lo scorso anno e in questo primo assaggio non mancano le piacevoli scoperte in particolare uno schizzo di Giovanni Boldini che certo non troverete nelle numerose mostre che in questi ultimi tempi sono dedicate al pittore del bel mondo.
Il corpus dei disegni è forse la sezione più interessante della mostra con opere che comprendono molti pittori dell’ottocento italiano tra cui Induno, Luigi Nono, Previati e anche un’opera di  Jacques-Louis David (proprio quello del Marat assassinato e dei ritratti di Napoleone).
Tra i dipinti oltre all’Orante di Hayez a cui fa riferimento il titolo della mostra, sono certamente da citare il Cavallino Bianco di De Chirico e il Tramonto sulla Senna di John Constable. Non mancano, tra gli altri, i macchiaioli Lega, Signorini e Fattori, lo scapigliato Ranzoni e i “parigini” De Nittis e Zandomeneghi.

Ballerinatroubetskoy Una sezione molto importante è dedicata agli artisti vigezzini per l’amicizia che legava Poscio a Carlo Fornara e il comprensibile interesse del collezionista per i pittori dei sui luoghi.
A chiudere una sezione di sculture che spaziano dal secondo ottocento alla prima metà del XX secolo, arco storico che interessa tutta la mostra. Anche qui opere di artisti noti come una testa di Lega diverse opere di Messina e Troubetskoy
La mostra si tiene in Casa De Rodis, un palazzetto medioevale che da sulla millenaria Piazza del Mercato di Domodossola e che è stato restaurato di recente per trasformarlo in sede espositiva. L’allestimento sa sfruttare molto bene l’ambiente e L’interno di Stalla di Segantini è perfettamente incorniciato da un’apertura nel muro.

Alessandro Poscio, collezionista appassionato.
Da Hayez a Fornara, da Scipione a Messina
8 giugno 2014 – 31 gennaio 2015
Casa De Rodis, piazza Mercato 9, Domodossola