Archive for the ‘libri e carta stampata’ Category

Cluny Brown

novembre 3, 2014

Clunybrown Ho appena terminato di leggere con molto godimento l’ebook Cluny Brown pubblicato da Astoria.
Si tratta di un racconto scritto nel 1944 dall’autrice inglese Margery Sharp, più celebre per la serie di novelle per bambini The Rescuers da cui la Disney ha tratto i due cartoni della serie Bianca e Bernie.
Anche Cluny Brown ha avuto una trasposizione cinematografica nel 1946 firmata nientemeno che dal mio adorato Ernst Lubitsch; tra l’altro è l’ultima pellicola diretta interamente dal maestro berlinese che morirà l’anno seguente lasciando incompiuto La signora in ermellino terminato da Otto Preminger.
Ovviamente ho acquistato il libro proprio sull’onda del ricordo lubitschiano, molto vago perchè Fra le tue braccia è un film completamente dimenticato dai palinsesti italiani.
La novella ha per protagonista Cluny Brown ventenne orfana cresciuta dallo zio idraulico che guarda con molta apprensione a questa nipote che non sembra proprio capire qual’è il suo posto: è persino andata a prendere un tè al Ritz!
Cluny è una spilungona non proprio avvenente ma nonostante questo attira l’attenzione degli uomini e quindi lo zio la manda a fare la cameriera in una tenuta del DevonShire, ma anche a Friars Carmel Cluny porta scompiglio e farà un matrimonio inaspettato..

Fraletuebraccia Non ricordando più la trama del film di Lubitsch, avevo dimenticato quale dei protagonisti maschili avrebbe conquistato il cuore di Cluny, del tutto inaspettatamente perché nel corso della lettura tra la pepata cameriera e il suo futuro marito non sembra succedere nulla e quando accade il colpo di scena sul volto del lettore si stampa un sorriso beato.
Il racconto è una sottile satira della rigida divisioni in classi dell’inghilterra prebellica (è ambientato nel 1938) raccontata con la sottile ironia tipica della tradizione britannica, dalle battute pungenti come

Dopotutto la bellezza non dura, l’intelligenza sì. Può persino migliorare.

Stile e ambientazione ricordano quindi una serie televisiva di grande successo come Downton Abbey proprio per il duplice punto di vista sugli eventi che accadono a Friars Carmel, visti dai nobili e svagati proprietari e dagli inappuntabili o indifferenti servitori.
Consiglio quindi il volume ai numerosissimi fan della serie tv, molti di più degli appassionati di Lubitsch che vive, ahimè, un periodo di dimenticanza.

Guglielmo Marconi e l’omicidio di Cora Crippen

ottobre 9, 2014

Marconicrippen Confesso di aver acquistato questo libro per errore: fuorviata dal titolo che mi ricordava il ciclo su Aristotele della mia adorata Margaret Doody, credevo si trattasse di una storia d’invenzione in cui Guglielmo Marconi rivestiva i passi del detective, invece, mi sono ritrovata a leggere una sorta di saggio sugli esordi del telegrafo senza fili e su un delitto realmente accaduto che nel 1910, due anni prima del naufragio del Titanic, rese la telegrafia senza fili estremamente popolare glorificando l’invenzione di Marconi che fino a quel momento era stata piuttosto sottovalutata.
Per narrare la nascita della telegrafia senza fili si parte addirittura da prima di Marconi, descrivendo minuziosamente l’ambiente londinese di età edoardiana tutto volto al progresso e all’interesse scientifico che metteva sullo stesso piano lo studio delle onde herziane con lo spiritismo e secondo l’autore Erik Larson, grazie a questa passione per i fantasmi, lo studioso Oliver Lodge si distrasse dagli esperimenti sulle onde elettromagnetiche cedendo il primato al nostro Marconi che viene dipinto come un carattere piuttosto ombroso: timoroso che gli potessero rubare l’invenzione era perennemente ossessionato dal lavoro. Pare inoltre che fosse dotato di scarsissima empatia cosa che gli procurò molti nemici anche in ambito scientifico.
Di pari passo con la scoperta scientifica Larson ci illustra anche la vita di Hawley Harvey Crippen, medico considerato da tutti un uomo buono, incapace di far male a una mosca, vessato dalla seconda moglie Cora, con ambizione artistiche per cui prese il nome d’arte di Belle Elmore.
Quando la donna scompare Crippen giustifica la sua assenza con un viaggio in America per curare una lontana parente e in seguito annuncia che Belle è morta per una complicazione polmonare. La versione non convince gli amici della donna che interpellano le forze dell’ordine. Crippen confessa di non sapere se Belle sia viva o morta: ha inventato la storia per nascondere che la moglie lo ha abbandonato. Dopo essersi reso disponibile a un primo sopralluogo in casa, l’uomo fugge da Londra con la giovane amante Ethel La Neve, travestita da ragazzo. Intanto ricerche più accurate nella cantina fanno rinvenire i resti di un corpo umano, solo le viscere e brandelli di pelle mentre sono totalmente assenti le ossa. La scoperta suscita molto clamore tanto da far rivivere il mito di Jack lo Squartatore. Crippen e e la sua amante sono ricercati in tutta Europa e un giorno il capitano della nave Montrose diretta in Canada, telegrafa di avere i due a bordo. Il capitano di Scotlan Yard, Walter Dew, sale su un piroscafo più veloce per arrestare Crippen al suo arrivo e l’attenzione mondiale si concentra sulla gara tra le due imbarcazioni mentre il capitano Llewellyn invia ai giornali il resoconto delle giornate a bordo dei due ricercati, ignari di essere stati scoperti.
Il processo giudicherà Crippen l’unico colpevole scagionando la giovane Ethel ma il mistero de “l’omicidio della cantina” come fu ribattezzato dal Times, non venne mai completamente svelato e colpì molto l’immaginazione del giovanissimo Hitchcock che in molti suoi film ripropone elementi tratti da questo spaventoso fatto di cronaca: pare che il sospetto che il vicino abbia sezionato la moglie ne La Finestra sul cortile nasca proprio dal caso Crippen.

Montalbano e il Libanese tra letteratura e tv

settembre 10, 2012

Unalamadiluce Mi è capitato di leggere, nella medesima settimana, due romanzi i cui protagonisti hanno un grande riscontro anche in televisione: Io sono il Libanese e Una lama di luce, l’ultimo romanzo dedicato a Montalbano.
Se il commissario di Vigata in tv si è sdoppiato tra Il Giovane Montalbano interpretato da Michele Riondino e il “vecchio” di Luca Zingaretti, in ambito letterario mi sembra soffrire di quella che chiameremo la sindrome de La Signora in giallo, Jessica Fletcher: più invecchia e più aumenta il numero delle vittime del suo fascino. A un certo punto della innumerevoli serie de La signora in giallo, quasi in ogni puntata Miss Fletcher riceveva una proposta di matrimonio e così, da qualche tempo, in ogni romanzo c’e’ qualche fimmina (ovviamente beddissima) che si offre al commissario il quale è ben lungi dal disdegnare.

Iosonoillibanese In una lama di luce sembra quasi che un nuovo amore allontani per sempre la logora coppia Livia/Montalbano e la mia attenzione si era totalmente focalizzata su questa aspettativa con la speranza che almeno nei prossimi romanzi non ci sarebbe stato il solito corteggiamento della bellona di turno che è sempre alta, dalla folta chioma e con le gambe mozzafiato. Invece sono rimasta fregata da questa miope visione gossipara e sono arrivata del tutto impreparata al tragico finale che mi ha anche strappato una lacrimuccia. A parte i segnali disseminati nel giallo, che Una lama di luce non sia un romanzo incentrato sulla vita sentimentale di Montalbano lo dimostra la scrittura più scabra e sicula del solito: praticamente il romanzo è scritto in dialetto e solo i dialoghi con le autorità sono scritti in italiano corretto.
La scrittura è invece il punto debole de Io sono il Libanese prequel dedicato al protagonista de Romanzo Criminale: se nell’omonimo romanzo la scrittura di De Cataldo ti rovesciava addosso senza soluzione di continuità il complicatissimo intreccio tra politica e malaffare, qui siamo di fronte a una scrittura più lineare e non è difficile intuire che il romanzo sia una costola della sceneggiatura de Romanzo criminale la serie, infatti si ripropongono alcuni episodi che stanno alla base della mitologia della Banda della Magliana ad esempio il motivo dell’odio per il Teribbile da parte del Libanese: insomma il sospetto di essere di fronte a un’operazione di puro marketing c’è.

In viaggio contromano

luglio 23, 2012

Inviaggiocontromano Ella e John sono una coppia di ottantenni: lei obesa e distrutta dal cancro, lui con l’Alzheimer. A dispetto del parere dei medici e dei figli i due vecchietti, da sempre patiti camperisti, decidono di attraversare l’America sulla mitica Route 66 e dalla natia Detroit si spostano a Chicago, punto iniziale ufficiale della più celebre strada americana per percorrerla tutta fino in California e concedersi una gita a Disneyland.

Il romanzo di Michael Zadoorian è uno dei libri più interessanti letti da tempo, di quelli che ti entrano dentro e ti accompagnano anche quando hai terminato di leggerli. Il viaggio è narrato in prima persona da Ella e ci si innamora di questi due strampalati vecchi con ben più di un piede nella fossa che decidono di attraversare tutta l’America con il Leisure Seeker, un glorioso camper che ha almeno la metà dei loro anni e li ha accompagnati lungo i viaggi di tutta una vita in luoghi che ora la coppia riattraversa e ricorda anche attraverso le migliaia di diapositive che Ella e John guardano alla sera condividendole spesso con altri campeggiatori.
Il romanzo ha una componente molto liberatoria, la vecchiaia come ultima frontiera di libertà e anticonformismo: Ella ben presto getterà la parrucca che nascondeva la sua testa spelacchiata per coprirla con un berretto ma poi sceglierà la libertà totale.

Passi la vita a preoccuparti di quel che penserà la gente, quando, in realtà, gli altri, perlopiù non pensano niente. Nelle rare occasioni in cui accade, è vero, di solito è qualcosa di brutto, ma almeno bisogna apprezzare che abbiano fatto lo sforzo di pensare.

Questa è la filosofia di Ella che non ci risparmia nulla, l’incontinenza del marito, la fatica del proprio corpo grasso e sofferente domato dagli antidolorifici, le tenerezze e i baci dagli aliti sulfurei, le liti.
Il viaggio prosegue tra alti e bassi, giornate buone in cui John è presente e altre in cui le loro malattie prendono il sopravvento, incontri gentili ma qualche volta anche pericolosi e ben presto ci si accorge che quei pochi tratti di originale Route 66 sopravvissuti all’autostrada sono desolati e mal ridotti come i due protagonisti, l’assurdità del Cadillac Ranch, gli enormi pupazzi che segnalano attrazioni scomparse o in sfacelo.. un crescendo fino al tratto notturno in Arizona accanto a città fantasma e a sagome di gigantesche creature preistoriche.
Ella e John rappresentano il declino di una generazione e di un’America che va scomparendo, quella dei lunghi viaggi in macchina lungo “la strada madre” se On the Road era il grido di ribellione dei giovani In viaggio contromano è l’urlo con cui i vecchi della medesima generazione si sollevano contro un destino di lenta agonia in case di riposo.

Fer-de-Lance

gennaio 13, 2012

Ferdelance Quello che vi guarda sguincio dalla foto di questo post e’ il Fer-de-Lance soprannome che viene dato al Bothrops lanceolatus, un velenosissimo serpente della Martinica, uno dei pochi serpenti al mondo che ha l’abitudine di aggredire anche senza essere stato attaccato.
Fer-de-Lance e’ anche titolo del primo romanzo di Rex Stout in cui compare il detective Nero Wolfe, volume che ho appena finito di leggere e che mi ha lasciato piuttosto delusa. Avevo idee molto confuse su questo personaggio: son troppo giovane per ricordarmi lo sceneggiato del 1969 con Tino Buazzelli e nella mia mente il telefilm sul grasso detective che coltiva orchidee si era fusa con la serie americana di Ironside, il consulente della Squadra Omicidi costretto su una sedia a rotelle interpretato da Raymond Burr (il celebre Perry Mason televisivo).
Le mie poche idee ben confuse son state destabilizzate dall’inaspettato io narrante: le indagini di Nero Wolfe son narrate dal suo assistente Archie Goodwin, la cui personalita’ mi ha disorientato alquanto: cinico con la polizia e i clienti, mostra un certo servilismo misto ad odio verso il suo capo. Nero Wolfe in questo romanzo e’ una figura un po’ distante se ne sta sullo sfondo almeno fino a quando non incontra il simpatico animaletto che vi occhieggia da questa pagina. L’assassino l’ha infilato nel cassetto della scrivania di Wolfe e l’uomo appena entrato nella stanza, avverte che il suo studio e’ stato violato da qualche presenza estranea. Confida le sue impressioni al fido vice Goodwin e con deduzione logica Wolfe arriva a capire che qualcosa di anomalo dev’essere stato infilato nel cassetto. I due uomini procedono con molta attenzione all’apertura del medesimo ed ecco comparire il nostro serpentello che vi ricordo aver la pessima abitudine di mordere senza essere stato attaccato. Guardatelo bene.. vi sembra una bestiola lenta o dai riflessi pronti? Beh nel romanzo viene ucciso alla quarta bastonata mentre continua a strisciare lemme lemme sulla scrivania e il colpo ferale sul capino glielo propina propo il corpulento Wolfe che il suo aiutante ci ha descritto estremamente imbarazzato nei movimenti a causa del peso.
All’incredibilita’ dell’evento si unisce una certa superficialità del racconto che non e’ riuscito ad avvincermi in nessun modo, escluso il capitolo finale in cui Wolfe dà una giustificazione di come ha chiuso il caso di cui Goodwin dà una spiegazione del tutto diversa in cui emerge finalmente qualche caratteristica psicologica di Wolfe interessato solo alla propria pace e tranquillita’.
Credo di aver definitivamente chiuso con i romanzi di Nero Wolfe, ma sicuramente buttero’ un occhio sull’immintente fiction Rai che vedra’ Francesco Pannofino nei panni del detective e Pietro Sermonti in quelli del suo vice.

UPDATE: Wikipedia riporta senza fonte la teoria secondo cui Nero Wolfe sia figlio di Sherlock Holmes e Irene Adler

I lemmi di Maria

novembre 18, 2010

Laragazzachegiocavaconilfuoco manifesto
visibile
patente
aperto
evidente
notorio
ovvio
noto
risaputo
dichiarato
nudo

Questi sono i sinonimi che Appleworks offre per l’aggettivo PALESE (etimo) ai quali aggiungerei chiaro, lampante.
Il termine in questione sta riscuotendo un grande successo negli ultimi tempi perche’ Maria de Filippi lo usa con molta frequenza e dato il notevole successo dei suoi programmi e’ ovvio che la sua influenza si risenta anche sul linguaggio di chi la segue.
Visto l’abuso dell’avverbio derivato, PALESEMENTE, fan della de Filippi dev’essere sicuramente Carmen Giorgetti Cima, traduttrice de La ragazza che giocava con il fuoco, secondo capitolo della Millenium trilogy di Stieg Larsson. Per la traduttrice non esistono sinonimi per questo vocabolo e riesce ad infilarlo quattro o cinque volte nelle due facciate di un foglio e la cosa mi disturba alquanto perche’ sono molto ligia all’insegnamento scolastico che vuole che nella lingua italiana (a differenza della latina) sia piu’ elegante fare uso di sinonimi anziche’ ripetere la stessa parola nel medesimo paragrafo e soprattutto a mio gusto personale palesemente ha proprio un brutto suono, irritante… molto irritante tanto che se avessi le stesse abilita’ hackeristiche di Lisbeth Salander una vendettina la cercherei. 😉

Acqua in bocca

agosto 30, 2010

Acquainbocca Ho trovato particolarmente gustoso questo esperimento letterario che ha portato Andrea Camilleri e Carlo Lucarelli a far interagire i loro personaggi piu’ famosi.
Tutto nasce dall’iniziativa personale dell’ispettore capo della polizia bolognese Grazia Negro a cui e’ stato tolto il caso di un omicidio dalle modalita’ insolite. Siccome la vittima, Arturo Magnifico, era originario di Vigata, la Negro chiede la collaborazione del celebre commissario siciliano per un’inchiesta privata che si rivela piu’ pericolosa del previsto e che prende una piega inaspettata: non ci vuol molto ai due poliziotti per intuire cosa ci sia dietro alla morte di Magnifico ma ben presto i due si ritrovano ad essere nel mirino di segugi senza scrupoli e solo con un colpo di scena ricco di humor nero che mette anche in dubbio la bonta’ di Montalbano, i due investigatori riusciranno a risolvere il caso.
Cento pagine grondanti intelligenza ed ironia, mettendo alla berlina soprattutto la figura di Montalbano: oltre che passare per assassino nel finale, un incompleto trafiletto di giornale ironizza anche sulla sua morte che come tutti sanno e’ gia scritta, e conservata nella cassaforte della casa editrice Sellerio.
Il gioco parte gia’ dal titolo, quell’acqua in bocca che allude sia alla modalita’ con cui e’ stato ucciso Magnifico che al fatto che l’indagine debba essere portata avanti con segretezza ed e’ un piacere scoprire i vari modi escogitati dai due protagonisti per tenersi in contatto.
In Acqua in bocca non si incontrano solo Montalbano e Grazia Negro ma anche i loro abituali comprimari, Camilleri schiera Ingrid, una Livia sempre piu’ gelosa, Mimi’ Augello e l’ineffabile Catarella a cui e’ dedicata una paginetta fantastica sulla sua odissea con le ferrovie italiane che trova fine solo grazie all’intervento della Polfer.
Grazia Negro cita il suo fidanzato Simone e e puo’ contare soprattutto sulla aiuto di Balbo, l’agente Balboni che di solito opera nella squadra di Coliandro e il mitico ispettore rimane coinvolto suo malgrado in questa vicenda, ovviamente senza capire perche’.
A chiusura del romanzo un’interessante postfazione dell’editore di Minimun fax, Daniele di Gennaro, narra la genesi di questo esperimento letterario che tiene molto conto del profilo televisivo e cinematografico dei due protagonisti tanto che gli attori che li hanno portati sullo schermo (Lorenza Indovina e Luca Zingaretti) prestano le loro fattezze anche per le foto del volume che si chiude con i titoli di coda, speriamo che sia un ottimo auspicio per una versione televisiva o cinematografica del racconto!

Pensieri Notturni

Maggio 9, 2007

Pensierinotturni

Una raccolta di pensieri e poesie di Marlene Dietrich curata dalla figlia, Maria Riva, che appartengono all’ultimo periodo della vita dell’attrice (scomparsa il 6 maggio 1992), ormai ritiratasi dalle scene.
Pare che Marlene soffrisse di insonnia e sublimasse le ore di veglia notturna scrivendo ricordi ed emozioni su un taccuino che teneva sempre vicino al letto per questa evenienza. Nel 2005 la figlia ha raccolto e pubblicato questi testi, editi in Italia da Frassinelli in un elegante volume che accompagna belle fotografie d’epoca agli scritti dell’attrice.
Si tratta di poesie e frammenti di ricordi riguardanti i personaggi del mondo del cinema, dell’arte o della storia che Marlene ha conosciuto: dal General e Patton a Erich Maria Remarque passando per Giacometti, da Charlie Chaplin a Joseph von Sternberg, da Jean Gabin a Orson Welles, solo per citare i piu’ celebri.
Un libro da comodino, da sfogliare e riprendere in mano piu’ volte, inedito sprazzo di luce sull’animo di una grande diva.

Le streghe di Smirne

aprile 17, 2007

Lestreghedismirnejgp Che la cultura “di genere” sia esplosa non c’e’ dubbio: pare che le universita’ americane oltre ai corsi dedicati ai generi sessuali siano subissati da corsi che salvaguardano anche le minoranze, cosi’ si analizza la cultura femminile afroamericana, la gay amerindia e cosi’ via, in tutte le possibili combinazioni dei vari fattori; giustissimo per altro, dare valore a tutti i generi anche se io mi sono sempre sforzata di andare oltre, di parlare di persone, al dila’ del loro credo, sesso o razza, forse per ingenuita’ ma anche perche‘ ben conscia delle mie radici non sento nessuna urgenza di salvaguardarle, insomma credo che accanto al sacrosanto diritto di esprimere realta’ diverse, questa fioritura sia il risultato dell’appiattimento culturale per cui non si conoscono piu’ i dialetti e le tradizioni del passato, coniugato all’arroccarsi delle identita’ in seguito allo scontro di civilta’ che stiamo vivendo.
Tutto questo solo per dire che Le streghe di Smirne, romanzo d’esordio di Mara Meimaridi del 2001 sarebbe stato un romanzo intelligente, trascinante anche se scritto 15 anni fa, quando la critica lo avrebbe definito solo una gustosa epopea, sottolineandone gli aspetti fantastici legati alla magia e alla “reincarnazione”.
Protagonista del romanzo sono Katina e sua madre Eftalia scappate dalla Cappadocia e approdate nei quartieri piu’ poveri della cosmopolita Smirne. Anche se Katina non e’ esattamente una bellezza, arrivera’ ai vertici del bel mondo smirniota grazie a diversi matrimoni contratti coi piu’ bei partiti della citta’, conquistati tramite fatture ed incantesimi, perche’ Eftalia e Katina sono streghe che a Smirne trovano la protezione di Attarte, maga sopraffina e figura misterica che prende le due donne sotto la sua ala protettrice sviluppandone ulteriormente i poteri magici.
La storia e’ ambientata a cavallo del XIX e del XX secolo quando la citta’ era un centro culturale vivace e cosmopolita, fino al 1920 quando passa sotto il dominio greco, due anni dopo i turchi ne riprenderanno il possesso incendiando la citta’ che non tornera’ piu’ agli splendori precedenti; il nuovo governo turco costringera’ tutte le persone di nazionalita’ greca a lasciare la citta’, Katina sara’ tra queste, ma grazie alle doti di preveggenza riuscita’ a mettere in salvo il patrimonio dei Karamànos.
Romanzo fiume trascinante, che si perde in mille rivoli raccontando le vicissitudini di tutta la cerchia di amiche (streghe a loro volta) delle due donne, pur riuscendo a tenere sempre a fuoco la storia di Katina e sua madre, Le streghe di Smirne racconta con leggera ironia (quanti malefici non vanno a buon fine o cadono sulla persona sbagliata!) un mondo femminile che in tempi di presunta sottomissione era in grado di prendersi gioco del maschio grazie a sotterfugi e intrighi esercitati con spregiudicatezza da ogni donna, musulmana o ortodossa, oppure colta occidentale in vacanza, che fosse.

Il profumo

novembre 23, 2006

Ilprofumo Il film me lo sono persa, ma la vox populi sosteneva che il libro fosse assai piu’ bello della pellicola e cosi’ ho letto questo acclamato romanzo e ovviamente non mi e’ piaciuto neanche un po’, mi ha intrigato molto poco la storia di questo Grenouille nato senza odore ma con l’olfatto piu’ sviluppato al mondo (e gia’ questa compensazione nel medesimo campo mi soddisfa poco) poi non ho capito a che genere appartiene il romanzo e questo al limite e’ solo un buon romanzo di genere, non venitemi a dire che si tratta di letteratura d’autore!
Romanzo storico non mi pare: non c’e’ nessuna connotazione storica se non la descrizione delle puzze parigine, un horror, un giallo? non fa mai paura non c’e mai suspance, il personaggio e’ odioso e repellente fin dall’inizio, non fa neppure pena la sua sorte scellerata di orfano e devo seguire per 259 pagine le sue pazzie riguardo la possibilita’ di generare il profumo perfetto che fa essere amati da tutti?
Che poi.
Ammettiamo che il profumo si sia potuto ottenere nel modo descritto, ma con poche gocce costui riesce a ipnotizzare una folla enorme e per giunta puzzolente di effluvi maleodoranti che avrebbero dovuto alterare la percezione olfattiva del prodigioso elisir almeno nelle ultime file?
Secondo me e’ una storia che non sta in piedi, per tacer dell’assurdo finale.