Archive for settembre 2004
settembre 29, 2004
Delusa dall’approccio verso il tema di Rennes, sono stata costretta a sentire di quelle fesserie sul Necronomicon da invocare il risveglio dei Grandi Antichi e la loro tremenda vendetta su Stefania La Fauci che ha curato il servizio!
Lasciando perdere le illazioni sull’esistenza dell’arabo pazzo
Abdul Alhazred che avrebbe scritto il piu’ terrificante dei libri
proibiti di cui ci parla Lovecraft, ho trovato veramente terribili le
note biografiche a proposito del Solitario di Providence.
H.P. Lovecraft e’ stato dipinto come persona molto sensibile, scrittore di un ciclo fantaorrorifico (Il mito di Cthulhu)
basato sui suoi sogni e siccome lo stesso autore si stupiva della sua
fervida vita onirica questo e’ bastato a promuovere la tesi che il
nostro fosse in contatto con entita’ aliene che gli raccontassero la
cosmogonia dei Grandi Antichi nei sogni!
Non una parola sulla solitaria vita, all’ombra della follia dei
genitori, di una madre che per un perverso istinto di protezione gli
impediva di uscire adducendo la sua orrida bruttezza come motivo
d’imbarazzo, la poverta’ e le fitte relazioni epistolari con i piu’
grandi scrittori del fantastico americano che si professano tutti suoi
allievi, tanto che un certo Robert Bloch, autore di un romanzetto da
nulla chiamato Psyco da cui tal Hitchcock trasse un omonimo
film, disse in occasione della morte di Lovecratf che sarebbe andato a
piedi fino a casa sua (dalla California a Providence) se solo avesse
saputo che era malato.
Tutto questo materiale, piu’ interessante di qualsiasi contatto
alieno e’ sparito nel nulla di fronte al piu’ becero sensazionalismo,
ma prima di farlo arrabbiare, ricordate che
Nella sua casa a R’lyeh
il morto Cthulhu
attende sognando
Tag:(Il mito di Cthulhu, Abdul Alhazred, Berger Sauniere, Grandi Antichi, H.P.Lovecraft, Hitchcock, Necronomicon, Pirenei francesi, psyco, Rennes le Chateau, Robert Bloch, Roberto Giacobbo, Santo Graal, Solitario di Providence, Stefania La Fauci, torre Magdala, voyager
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settembre 28, 2004
Si festeggia il genetliaco di Brigitte Bardot, scandalosa star d’oltralpe; è piuttosto bizzarro osservare come due grandi dive dello star-system europeo quali la Loren e Brigitte siano nate nello stsso anno, il 1934, a una settimana di distanza l’una dall’altra: mentre la carriera della prima si basa sulla volonta’ ferrea e l’unione inossidabile con il marito-padre produttore, Brigitte Bardot ha dissipato il suo talento, se non altro la sua bellezza attraversando gli anni 50/70 con un’aura di candido scandalo: da leggere la sua biografia Mi chiamavano B.B. per scoprire gli amori folli, i dolorosi aborti, l’affermarsi dello spirito animalista molto prima che diventasse di moda, raccontati con uno stile disarmante.
E’ impressionate come due attrici coetanee rappresentino due stili di bellezza cosi’ diversi: quello di maggiorata ormai antiquato Sophia, la ragazza flessuosa e sbarazzina la Bardot, un’ideale di bellezza cosi’ contemporaneo che verrebbe da pensare che Brigitte Bardot appartenga ad un’epoca piu’ recente.
Oggi compirebbe 80 anni anche Marcello Mastoianni, nessun film lo ricordera’ sui palinsesti delle tv generaliste.
Tag:Brigitte Bardot, Mi chiamavano B.B. Marcello Mastoianni, Sophia Loren
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settembre 27, 2004
Schultze Gets the Blues
Germania 2003
con Horst Krause, Harald Warmbrunn, Karl Fred Müller
Regia di Michael Schorr
Schultze, bonaccione e di poche parole, viene posto in
prepensionamento dalla miniera in cui lavorava, la sua vita ora
trascorre tra le bevute con gli amici e la filarmonica del paese, di
cui e’ maestro fisarmonicista, come fu il padre, con un repertorio a
disposizione composto prevalentemente da musica tradizionale tedesca a
base di polka.
Un giorno alla radio ascolta un brano di blues Zydeco e
improvvisamente inizia a suonare questo genere: ne e’ talmente
affascinato che quando sara’ scelto per andare a suonare in Texas nella
citta’ gemellata con il suo paese, iniziera’ un viaggio via fiume verso
le zone creole della Louisiana alla ricerca della sua nuova passione
musicale.
Film gradevole ma furbetto, costruito secondo gli assiomi del cinema nordico portato in auge dai fratelli Kaurismaki: dialoghi scarni, riprese fisse su esterni desolati contrapposti ad interni a tinte vivaci.
Il modello d’ispirazione vorrebbe essere Leningrad Cowboys go America, ma al regista Michael Shorr manca la gelida e folle ironia di Aki Kaurismaki.
Una nota geopolitica che mi ha incuriosito: nella sperduta
cittadina tedesca i mulini per la raccolta di energia eolica convivono
accanto a passaggi a livello manuali: in Italia questi sono automatici
da oltre un decennio (o forse due), ma di sistemi per raccogliere
energia alternativa neppure l’ombra.
Tag:Aki Kaurismaki, blues Zydeco, fratelli Kaurismaki, Harald Warmbrunn, Horst Krause, Jürgen, Karl Fred Müller, Louisiana, Manfred, Michael Schorr, Schultze, Schultze vuole suonare il blues, texas
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settembre 24, 2004
Gianni parrebbe un uomo realizzato: un buon lavoro, una moglie e un figlio nato da poco, ma Gianni ha anche un altro figlio avuto quindici anni prima da una compagna morta durante il difficile parto che ha martoriato per sempre anche la salute del neonato, Paolo, il figlio che Gianni non ha mia voluto conoscere fino a quando si vede costretto ad accompagnarlo a Berlino per delle cure specialistiche.
Con questo film, Gianni Amelio sconfigge ancora una volta ogni pregiudizio di falso buonismo sul suo cinema e affronta con il pudore che gli e’ solito una storia difficile che sulla carta rischia di essere patetica, il regista non solo evita di scadere nel pietismo ma con il suo scabro studio, quasi entomologico, della quotidianita’ del dolore fa della storia di Gianni e Paolo una parabola della malattia in cui tutti noi possiamo riconoscerci: anche se non ci e’ capitata la sventura di dover assistere a una sofferenza cosi’ immensa da arrivare ad invocare la morte, tutti hanno versato quelle lacrime di rassegnazione e sconfitta di fronte a una realta’ che pensavano di poter sostenere.
Come ne Il ladro di bambini, il film e’ ambientato durante un viaggio in treno, mentre pero’ nel primo film la direzione era verso un luogo che avesse un calore familiare, ora il mezzo si muove verso una terra straniera, prima Berlino, poi la Norvegia, luoghi di cui nessuno dei due protagonisti conosce la lingua, a simboleggiare i balbettii di un rapporto che si deve costruire. Dei due protagonisti il piu’ debole sarebbe, a rigor di logica, il figlio, ma il cammino che il padre deve ancora fare nell’accettare il proprio dolore e’ molto piu’ complicato, anche il dolore passato: il racconto della drammatica nascita di Paolo e’ uno tra i momenti piu’ intensi della pellicola.
Ottima l’interpretazione del cast, soprattutto quella di Charlotte Rampling che ha un ruolo direi di guida nella discesa nell’inferno della sofferenza, padrona di una serenita’ non scevra di terribili angosce.
Una particolarita’: il libro che il personaggio interpretato dalla Rampling legge, Nati due volte di Giuseppe Pontiggia, e’ quello da cui Amelio ha tratto la sceneggiatura di questo film.
Tag:Berlino, Charlotte Rampling, Gianni, Gianni Amelio, Il ladro di bambini, Le chiavi di casa, Nati due volte di Giuseppe Pontiggia, Norvegia, Paolo
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settembre 23, 2004
Apprendo dal blog di Emanuela Zini che sabato scorso se ne e’ andato Russ Meyer.
La scomparsa di un maestro dell’ironia dissacrante e della
leggerezza intelligente ed impudica e’ ancora piu’ dura da accettare in
giorni angosciosi come questi.
Tag:Russ Meyer
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settembre 22, 2004
Da sottolineare come, con la donazione da parte dell’associazione
Museo Nazionale del Cinema di uno spartito originale delle musiche di Cabiria, composte da Manlio Mazza contenenti la Sinfonia del fuoco
di Ildebrando Pizzetti, il Museo del Cinema di Torino sia in possesso
di tutto il materiale concernente l’opera di Pastrone, dato che
recentemente ha acquisito anche l’eredita’ di casa Pastrone, scoprendo
materiali inediti sul film che rivoluziono’ la cinematografia mondiale
(ispiro’ D.W. Griffith per Intolerance): di queste scoperte il
direttore Barbera non ha voluto parlare ma il Museo sta lavorando
perche’ tutto possa essere pronto per creare uno degli eventi di Torino
2006.
Veniamo finalmente al documentario, che sara’ in rotazione su Sky
tutto il mese di ottobre, ad apertura di un ciclo sul genere
“poliziottesco” italiano.
Protagonista e’ Umberto Lenzi, maestro indiscusso dell’epoca che
racconta genesi e sviluppi del filone, recandosi anche sui luoghi che
trent’anni fa fecero da set ai suoi film.
Altri interventi importanti sono quelli di Enzo Castellari, noto
regista dell’epoca, di Ray Lovelock, attore oggi riciclato dalle
fiction ma che esordi’ in questi film, degli attori americani John
Saxon e Henry Silva che nei polizieschi italiani ebbero spesso ruoli da
antagonista per garantire la vendita sul mercato americano. Guest star
e’ Quentin Tarantino che spiega l’importanza che questi film ebbero
nella sua formazione.
Molto interessante e’ capire come nasce il genere: gli anni ‘70 sono
compresi tra la strage di Piazza Fontana e l’omicidio di Aldo Moro,
anni che videro il sorgere della lotta armata all’interno del Paese,
dove rapine e omicidi erano all’ordine del giorno e il cinema non fece
altro che ispirarisi a questa tragica realta’, questa genesi mi ricorda
quella del cinema horror americano che trovava le sue motivazioni piu’
profonde nella violenza della guerra del Vietnam come racconta il
documentario American Nightmare
La spericolatezza delle riprese, fatte di inseguimenti in mezzo
alle citta’, scene pericolose senza cascatori, di piccole bruciature
dovute alle cariche che simulavano le esplosioni di colpi di pistola,
ricorda invece gli action movie di Hong Kong, come sono raccontati
nella biografia di John Woo dove spesso la paura degli attori non era
solo simulata ma vissuta in prima persona.
Un documentario interessante, da non perdere che permette di conoscere meglio un filone del cinema italiano finora dimenticato.
Tag:action movie, Aldo Moro, American Nightmare, Cabiria, Claudio G.Fava, D. W. Griffith, Enzo Castellari, festival cinematografico di Gavi, Giovanni Pastrone, Henry Silva, Hong Kong, Ildebrando Pizzetti, Intolerance, Italia70: il cinema a mano armata, John Saxon, John Woo, Manlio Mazza, Museo Nazionale del Cinema, Ottavia Piccolo, Piazza Fontana, poliziottesco, quentin tarantino, Ray Lovelock, Sinfonia del fuoco, Sky, Umberto Lenzi, vietnam
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settembre 21, 2004
Si inaugura oggi a Chiavari un nuovo festival dedicato al cinema d’animazione.
Oltre al consueto concorso di opere nuove, segnalo tra gli eventi speciali:
l’omaggio ad Emanuele Luzzati.
La retrospettiva di tutti i lungometraggi di Isao Takahata, autore di serial come Heidi e Anna dai capelli rossi.
La presentazione dei prossimi lavori di Michel Ocelot, l’autore di Kiriku e la strega Karaba’ e Principi e Principesse.
L’anteprima di Giorni d’inverno opera in cui 35 maestri d’animazione sotto la direzione di Kihachiro Kawamoto, animano un poema classico giapponese.
I racconti dell’orologio magico tre corti restaurati (1924/28) opera del pionere dell’animazione Ladislas Starewitch.
Per ulteriori informazioni andare al sito del festival.
Tag:Anna dai capelli rossi, Chiavari, Emanuele Luzzati, Festival internazionale del cinema d'animazione, giorni d'inverno, Heidi, I racconti dell'orologio magico, Isao Takahata, Kihachiro Kawamoto, Kiriku' e la strega Karaba', Ladislas Starewitch, Michel Ocelot, Principi e Principesse
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