Archive for luglio 2017

Blade

luglio 31, 2017

USA 1998, New Line Cinema
con Wesley Snipes, Stephen Dorff, Kris Kristofferson, N’Bushe Wright, Donal Logue
regia di Stephen Norrington



Blade


Eric Brooks conduce una battaglia solitaria contro i vampiri che stanno sempre più egemonizzando il mondo; il suo unico aiuto è  Abraham Whistler, a cui i vampiri hanno sterminato la famiglia e che ha spiegato a Eric detto Blade qual è la sua vera natura di ibrido. Inseguendo Frost, il più crudele dei vampiri, Blade salva dal contagio l’ematologa Karen Jenson che lo aiuterà a sconfiggere definitavemente Frost ma quando deve scegliere se iniettarsi un siero che lo renderà completamente umano, Blade preferisce tenere i poteri derivanti dalla sua condizione di ibrido e continuare a lottare contro i vampiri.



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Tratto da un fumetto della Marvel, il primo capitolo della trilogia di Blade presenta qualche lungaggine di troppo nella trama ma resta comunque un film di culto soprattutto per essere stato il primo film in cui si mostra il  bullet time, l’effetto speciale che mostra il percorso di una pallottola, tecnica che verrà molto sfruttata da Matrix, di cui Blade anticipa anche l’uso delle arti marziali e il look total black con spolverino come divisa del protagonista.
Un altro punto interessante, quasi profetico delle paranoie contemporanee, è quello di mostrare i vampiri come i capi di una multinazionale che tramano nell’ombra per dominare il mondo ma la loro lenta (e fino a quel punto inesorabile) progressione non rispecchia i progetti di Frost che vuole dominare il mondo grazie ad un antico rituale che per essere attuato necessita proprio del sangue di un diurno come Blade, nato da una madre assalita da un vampiro poco prima di darlo alla luce: il DNA del feto si è mescolato a quello del vampiro dando vita a un essere che ha i poteri dei vampiri senza averne i difetti ad esempio non ha problemi con la luce del sole.
Ad aggredire la madre di Blade era stato lo stesso Frost ma la madre non era morta come aveva sempre creduto Eric e se la ritrova davanti poco prima che inizi il rito. Il momento vorrebbe essere straziante e/o tentatore ma trovo che sia la parte più debole del film che regge bene nella ruvida determinazione di Blade e Whistler di portare avanti da soli la loro battaglia.


Blade


Una curiosità: il prologo con la nascita di Eric è ambientato nel 1967 mentre Wesley Snipes è nato il 31 luglio 1962: i cinque anni negati saranno stati un vezzo o un modo per far sì che l’eroe abbia 33 anni, età sempre simbolica?

The War – Il Pianeta delle Scimmie

luglio 30, 2017

Warilpianetadellescimmie

Dopo due anni di guerra, un drappello di soldati è sulle tracce di Cesare. Il capo delle scimmie cerca di mostrarsi magnanimo verso gli umani liberando due soldati fatti prigionieri ma durante un assalto notturno vengono uccisi la moglie e il figlio di Cesare scatenando nello scimpanzé una rabbia mai provata prima che porterà la sua colonia di scimmie ad essere schiavizzata..

Ancora un cambio di passo nella saga reboot de Il Pianeta delle Scimmie: le atmosfere si fanno sempre più cupe e drammatiche mostrando tutti gli orrori della guerra: deportazioni, genocidi, soldati invasati sul modello di Kurtz e se la citazione non fosse abbastanza chiara compare anche il graffito Ape-ocalypse Now.
In quasi due ore e mezza viene raccontata “l’ira funesta” di Cesare la cattura e la prigionia della sua tribù di scimmie e l’evasione appena prima che i soldati “buoni” (ma pur sempre nemici delle scimmie) attacchino il fortino del colonnello McCullough.
Per dare un senso alla follia di McCullough ecco i devastanti effetti della febbre delle scimmie che fanno regredire gli esseri umani privandoli dell’uso della parola, il delirio del novello Kurtz nasce proprio dall’esigenza di preservare la razza umana dalla distruzione.
Ai folli propositi di McCullough fa da contraltare la rabbia di Cesare che trasforma la lotta della sopravvivenza delle scimmie in una battaglia personale e parte alla ricerca della sua vendetta con gli amici più fidati, Maurice e Luca, salvando una ragazzina umana sopravvissuta alla febbre.



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Ancora una volta l’umanità di Cesare sconfiggerà i suoi fantasmi, compreso il senso di colpa per l’uccisione di Koba e lo aiuterà a riscattarsi portando la propria colonia in un luogo sicuro lontano dagli umani dove lui non riuscirà ad entrare, un po’ come Mosè che per espiare i propri peccati muore appena prima di entrare nella Terra Promessa, Mosè che ne I Dieci Comandamenti di Cecil B. DeMille aveva il volto di Charlton Heston, protagonista anche dell’originario Il Pianeta delle Scimmie.
Al terzo capitolo, la saga- che si prevede infinita- inizia a mostrare la corda con il gioco citazionista così smaccato, il livello è sempre molto alto ma è soprattutto la perfezione ormai raggiunta dalla motion capture ad incantare lo spettatore.

Risaliamo gli Champs-Élysées

luglio 24, 2017

RisaliamoleschampselyseesFrancia 1938
con Sacha Guitry, Lucien Baroux, Jacqueline Delubac, Jeanne Boitel
regia di Sacha Guitry

Un maestro di scuola, quando si accorge della data sul calendario, interrompe la lezione di matematica e racconta agli alunni la storia degli Champs-Élysées, il più importante viale parigino a partire dall’omicidio di Concino Concini, fiorentino confidente di Maria de Medici da parte del di lei figlio, il giovane re  Luigi XIII. Raccontando dell’evoluzione degli Champs-Élysées, da foresta a viale emblema di Francia, il professore racconta anche la storia della propria famiglia: suo nonno era figlio illegittimo di Luigi XV mentre il padre è nipote di Marat e sua madre è figlia illeggittima di Napoleone, avuta a Sant’Elena.

Come dice la didascalia introduttiva il film è una fantasia cinematografica una cavalcata attraverso i secoli, la creazione di una genealogia fittizia che unisce tutti i grandi di Francia dal Re Sole a Napoleone passando per la rivoluzione.
La data che ha attirato l’attenzione del maestro e che gli ha fatto interrompere la lezione è quella della sua morte: dai tempi di Luigi XV tutti gli uomini da cui discende hanno un figlio a cinquantaquattr’anni e muoiono dieci anni dopo, a sessantaquattro, l’ultima lezione che il maestro impartisce quindi ai suoi scolari con l’aiuto del figlioletto è quella di riconoscere la grandezza della francia «Vive la France» nonostante, o proprio grazie alle sue anime diverse e complementari. Una bella lezione per noi italiani che dobbiamo ancora pacificarci per gli eventi di settant’anni fa e tutti quelli a seguire.



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Sacha Guitry, oltre che regista è il professore – voce narrante e interpreta i ruoli principali : Luigi XV, Napoleone III e gli antenati del maestro da adulti.
Notevole l’acume delle sue battute «l’amava ancora il che significa che l’amava già di meno» a proposito del sentimento di Luigi XV per la Pompadour.
Anche la regia regala guizzi molto piacevoli nei movimenti di macchina ed è da segnalare il montaggio alternato della doppia caccia al cinghiale di Luigi XIII: il povero Concini divide le sorti dell’animale ucciso dal re.

Il giorno della civetta

luglio 23, 2017

IlgiornodellacivettaItalia 1968
con Franco Nero, Claudia Cardinale, Lee J. Cobb, Serge Reggiani
regia di Damiano Damiani

Il giorno in cui viene ucciso l’imprenditore edile Salvatore Colasberna, scompare nel nulla anche il marito di Rosa Nicolosi che dopo qualche giorno va a fare la denuncia di scomparsa presso i carabinieri. La casa dei Nicolosi è vicina al luogo dell’agguato e per il capitano Bellodi non è difficile intuire che Nicolosi è stato ucciso perché ha assistito all’omicidio, oltretutto iniziano a girare brutte voci sulla reputazione di Rosa per giustificare la scomparsa del marito come vittima o assassino di uno degli amanti della moglie. Bellodi riuscirà a far incarcerare l’esecutore del delitto e i mandanti che presto torneranno in libertà mentre il capitano verrà trasferito.

Dall’omonimo romanzo di Sciascia uno dei primi film di denuncia, asciutto e amaro come gli spaghetti western da cui arrivano il regista e i protagonisti, Franco Nero e Claudia Cardinale.
Una bella tensione che regge ancora dopo tutti questi anni ed esplode nella delusione del ritrovamento del corpo di Parrinieddu, il confidente della polizia al posto di quello di Nicolosi: il caso non è risolto ma definitivamente insabbiato dalla connivenza tra mafia e potere, paradossalmente a sentire la mancanza dell’avversario degno di rispetto sarà solo Don Mariano Arena che ha sempre ritenuto Bellodi un uomo nella famosa distinzione tra uomini, mezzi uomini, ominicchi, ruffiani e quaquarqua.


Ilgiornodellacivetta


Un intrigo che si svolge sotto gli occhi di tutti e il “campo di battaglia” tra i due schieramenti opposti e la piazza che divide la caserma e il terrazzo della casa di Don Mariano, una disposizione che sembra riprendere in chiave ben più drammatica la divisione tra chiesa e sede PCI dei film della serie di Don Camillo, mentre il passaggio delle riprese attraverso il binocolo segna il definitivo passaggio di potere:prima era Bellodi che osservava Don Mariano e i suoi, nel finale sono i malavitosi che osservano il nuovo capitano rendendosi conto che è innocuo.
Ottimamente interpretato, il film è anche magistralmente diretto da Damiani, che passa dall’agguato iniziale in puro stile western a notevoli composizioni di profondità di campo, dentro la casa di Rosa o dentro il commissariato, quando Bellodi decide la falsa scarcerazione di Zecchinetta.

Orizzonte Perduto

luglio 19, 2017

Lost Horizon
USA 1937 Columbia
con Ronald Colman, Thomas Mitchell, Edward Everett Horton, Jane Wyatt, Sam Jaffe, John Howard, Margo, Henry Byron Warner, Isabel Jewell
regia di Frank Capra



Orizzonteperduto


1935: gli occidentali fuggono dalla Cina in guerra con il Giappone; a Baskul le operazioni sono dirette da Robert Conway, diplomatico, militare e letterato che alla fine s’imbarca su un aereo con il fratello e altre tre persone. Il veivolo però non si dirige verso Shanghai ma punta verso il Tibet e conduce i passeggeri nella misteriosa città di Shangri-La dove regna la serenità e le persone vivono centinaia di anni. Tutti trovano una ragione di vita nella pace della vallata tibetana, tranne George il fratello di Robert, e il diplomatico, anche se di malavoglia, decide di accompagnarlo nel ritorno alla civiltà perché sa che Maria, l’amante di George che ha organizzato la fuga, non sopravviverà ai rigori della montagna accusando la sua vera età. Quando vede Maria invecchiata George impazzisce e finisce in un crepaccio, Robert è l’unico a sopravvivere al tremendo viaggio e farà di tutto per tornare a Shangri-La.


LostHorizon


Orizzonte Perduto è un capitolo a parte della produzione di Frank Capra che, ispirato dal romanzo omonimo di James Hilton, realizza una storia fantastica dove i classici “buoni sentimenti” delle sue commedie si concretizzano in una filosofia che mescola principi cristiani e buddisti. Il senso avventuroso ed epico della vicenda alimenta la vena pessimista, insolita per Capra, che esalta l’utopica vita condotta a Shangri-La esplicitamente in contrasto con lo stile di vita americano fortemente competitivo.
Oltre l’apologo filosofico forse un po’ ingenuo e certamente verboso, resta la grandiosità cinematografica del film con cui la Columbia voleva fare il salto di qualità per diventare una grande casa di produzione appoggiando il progetto immaginifico del regista che, pur girando tutto il film negli studios, utilizzò un immenso capannone frigorifero dove girare le scene tra le tempeste di nevi e le valanghe con ottimi risultati, seppur costosissmi.
Il film vinse due Oscar, uno per il montaggio e uno meritatissimo per le scenografie: pur cercando di inventare un mondo fantastico, il lavoro di Stephen Goosson diventa un manifesto del tardò deco americano anni trenta, opulento ed elegante.
Orizzonte perduto rappresenta anche un importante tassello nel restauro cinematografico: la pellicola era già seriamente compromessa negli anni ’60, quando l’American Film Institute decide di restaurare il film nel 1973, viene ritrovata l’intera colonna sonora mentre mancavano sette minuti d’immagini dovuti ai vari tagli; si sopperì con l’uso di immagini fisse per le brevissime parti mancanti. Un’escamotage molto interessante che rende ancora più peculiare un film la cui trama e realizzazione sono già piuttosto insoliti.

Le colline blu

luglio 12, 2017

LecollinebluRide in the Whirlwind
USA 1966
con Jack Nicholson, Millie Perkins, Cameron Mitchell, Harry Dean Stanton, Rupert Crosse
regia di Monte Hellman

Mentre sono diretti a Waco, tre cowboy accettano l’ospitalità di cinque individui che si spacciano per cacciatori di conigli. Pur avendo capito che si tratta di banditi, i mandriani si fermano a dormire nei pressi della loro baita. La mattina dopo lo sceriffo e i suoi vigilantes attaccano i fuorilegge e i cowboy sono costretti a fuggire per non finire impiccati. Uno muore nel tentativo di fuga mentre gli altri due si nascondono in un ranch isolato già perlustrato dai vigilantes, ma uno di questi fa ritorno perché invaghito della figlia del fattore e scopre che i ricercati si sono rifugiati in casa. I cowboy tentano la fuga ma uno viene ferito e si sacrifica per permettere al compagno di sfuggire all’inseguimento.

Girato in contemporanea con La sparatoria, da Monte Hellman, regista uscito dalla factory di Roger Corman, Le colline blu è stato scritto da Jack Nicholson, che interpreta Wes, il più giovane dei tre cowboy e l’unico che sfugge alla morte.
I due film di Hellman appartengono al filone di riscrittura del genere western, il 1966 è anche l’anno del primo grande successo degli spaghetti western con Il buono, il brutto, il cattivo. Il lavoro di Hellman fu invece un flop con grosse difficoltà distributive e rivalutato solo in seguito dalla critica.
Un racconto disincantato dove non esiste innocenza e neppure colpa ma solo l’accanimento del destino: se Wes, Otis e Vern se ne fossero andati un poco prima o se avessero rifiutato l’ospitalità dei lochi individui non sarebbe successo nulla.. forse perché il destino ineluttabile si anticipa nell’incontro con l’impiccato appena prima di incappare nella baracca dei fuorilegge.



Lecollineblu1966


Se, come ne La sparatoria, il tema è sempre quello della caccia e dell’inseguimento, Le colline blu presenta una specularità tra le due parti: l’incontro con una casa dove trovare ospitalità viene ripresentata quasi con le stesse inquadrature ma con significati diversi: all’inizio del film si rivela una trappola occupata da banditi, la seconda volta è un vero rifugio abitata da una famiglia. Nel primo caso i viandanti accettano con superficialità l’accoglienza che gli si ritorce contro, nel secondo sono costretti a pretendere un rifugio per sfuggire alla morte. Differenze apparentemente minime che si rivelano pericolosissime e costano la vita a due dei tre protagonisti calati in un mondo dove un semplice capriccio del destino decide le sorti dell’uomo; così anche Wes, che sogna di avere una piccola fattoria dove fermarsi, non trova nessuna comprensione in Abigail a cui confida i suoi desideri e l’impossibilità di contatto umano è sottolineata anche dalla composizione della ripresa, con i tronchi della stalla che dividono inesorabilmente i due.



RideInTheWhirlwind


Film minimalista con dialoghi ridotti all’osso, dove l’asperità del paesaggio rappresenta la difficoltà di vivere in un mondo così selvaggio rappresentato in maniera cruda, senza nessuna concessione alla retorica del western classico o alla mitologia dello spaghetti western.

La carne e il diavolo

luglio 10, 2017

Flesh and the Devil
USA 1927 MGM
con Greta Garbo, John Gilbert, Lars Hanson, Barbara Kent
regia di Clarence Brown



Fleshandthedevil

In licenza con il commilitone e amico d’infanzia Ulrich von Eltz, il barone Leo von Harden rimane folgorato da una bella sconosciuta incrociata in stazione. Leo ritrova Felicitas a un ballo e tra i due scoppia l’amore ma Felicitas ha taciuto all’amante di essere sposata al conte von Rhaden che, sorpresi i due amanti, sfida Leo a duello, dove ha la peggio. Leo per punizione viene inviato cinque anni in Africa e affida Felicitas all’amico del cuore, mantenendo però la promessa fatta al conte von Rhaden quella cioè di non macchiare il suo onore e far credere che il duello riguardava un alterco al gioco. Ulrich fa in modo che Leo possa tornare dall’Africa dopo tre anni ma nel frattempo sposa Felicitas.
Leo è costretto suo malgrado a mantenere i rapporti con la coppia per non ferire Ulrich ma è sempre più difficile resistere al fascino di Felicitas che continua a provocarlo e lo convince a fuggire insieme ma l’improvviso ritorno di Ulrich con un costoso gioiello fa capire alla donna che non vuole rinunciare agli agi della sua posizione. Leo infuriato cerca di ucciderla ma interviene Ulrich che lo sfida a duello nell’isolotto dove da bambini si sono giurati eterna amicizia.
Convinta da Herta, sorella di Ulrich da sempre innamorata di Leo, Felicitas corre a fermare il duello ma cade in una buca nel ghiaccio e annega. Pur ignari della sua morte improvvisamente i due amici capiscono la pazzia che stavano commettendo e ritrovano la loro amicizia.



Fleshdevilfiammifero

Il melodramma amoroso firmato MGM che rese Greta Garbo una star e le fece incontrare John Gilbert, il fascinoso divo del muto che avrebbe sostituito Valentino nel cuore delle fan ma che non avrebbe retto al passaggio al sonoro morendo alcolizzato a soli 36 anni.
LacarneeildiavoloL’incontro tra la Garbo e Gilbert generò scintille sullo schermo e anche una turbolenta storia d’amore.
La vicenda della maliarda che seduce gli uomini portandoli alla rovina non è nuova per il cinema muto che sulle vamp ha costruito la propria fortuna, ne La carne e il diavolo è interessante il chiaro parallelo demoniaco già anticipato dalle parole del pastore Voss: le donne belle sono inviate del demonio per farci cedere alla carne e dimostrato nella celeberrima scena della comunione dove Felicitas beve voluttuosamente dal calice ruotandolo per posare le labbra dove le aveva appena messe il suo amante, trasformando un momento religioso in un atto di pura seduzione.
L’alone demoniaco è confermato dal finale: con l’annegamento di Felicitas dagli occhi dei due uomini è come se cadesse un velo che gli permette di ritrovare la loro amiciza che fin dall’inizio della pellicola sembra nascondere una latente attrazione omosessuale.
Clarence Brown che dirigerà sette volte la Garbo, ne La carne e il diavolo dimostra tutta la sua abilità di regista: indimenticabile la scena di seduzione in giardino con la sigaretta che passa dalle labbra della Garbo a quelle di Gilbert che gliela deve accendere illuminando il volto dell’attrice solo con la fiammella del fiammifero.
CarneeildiavoloduelloUn altro momento molto significativo è quando il conte von Rhaden scopre gli amanti: con un breve carrello avanti il regista inquadra la coppia attraverso la mano del marito, che si contrae per l’ira.
Il duello tra von Rhaden e Leo è girato in controluce, quasi un gioco di ombre cinesi, la riipresa si allarga mentre i duellanti finiscono fuori campo, l’esito dello scontro si capirà solo dall’inquadratura successiva con Felicitas che si prova velo e cappello da vedova.
Il ritorno di Leo dall’Africa vede sempre il volto di Felicita in sovrimpressione, a significare che l’uomo non ha altro pensiero e il nome della donna è scandito in sovrimpressione dagli zoccoli dei cavalli in corsa o dalle rotaie del treno, Ovviamente appena arrivato in stazione Leo scopre che l’amata è diventata la moglie del suo migliore amico.
Per moderare il finale la MGM aveva fatto aggiungere una scena dove Leo ritrova la serenità sentimentale ma nel restauro si è tornati al finale voluto dal regista con l’abbraccio riappacificatore tra i due uomini

Il grande ammiraglio

luglio 7, 2017

That Hamilton Woman
GB 1941
con Vivien Leigh, Laurence Olivier, Alan Mowbray, Sara Allgood, Gladys Cooper
regia di Alexander Korda



Thathamiltonwoman


Emma Hart, giovinetta dal passato equivoco, viene spedita dal ricco amante inglese presso lo zio ambasciatore alla corte di Napoli. Scoprirà di esser stata venduta al vecchio per ripagare i debiti del nipote. Emma finisce per sposare Lord Hamilton e diventa una lady molto amica della regina di Napoli presso la quale intercede perché il capitano Oratio Nelson abbia le navi per combattere la flotta napoleonica.
L’amicizia tra Nelson e Lady Hamilton si trasforma presto in un amore travolgente che mette da parte le convenzioni sociali: lei lascia il ricco marito quando si scopre incinta dell’ammiraglio, lui si ritira a vivere con lei ma l’ultima battaglia, quella decisiva per sconfiggere Napoleone, gli costa la vita e Emma conclude i suoi giorni in solitudine e povertà.


Ilgrandeammiraglio


Secondo film americano della coppia Vivein Leigh/Laurence Olivier che si erano innamorati sul set del film inglese Elisabetta d’Inghilterra del 1937.
Si tratta di un film di propaganda bellica adombrato nel biopic romanzato dell’amore scandaloso tra Emma Hamilton e Oratio Nelson: e nelle lunghe tirate contro Napoleone non è difficile riconoscere che in realtà si parla di Hitler; per l’esaltazione dello spirito patriottico Il grande ammiraglio era uno dei film preferiti di Churchill e arriva ancora oggi la commozione per i due innamorati che non piegano il loro amore davanti a nessuna convenzione ma si sacrificano per il bene supremo della nazione e la libertà dal dittatore.
Affidata a un cast prettamente inglese, il film è diretto da Alexander Korda, regista ungherese naturalizzato inglese che caratterizza le sue pellicole con la rilettura molto romanzata della vita privata di personaggi storici, come nel caso de Il Grande Ammiraglio.
Il suo è un mondo molto fantasioso anche nei costumi e nelle scenografie, a loro volta non troppo fedeli alla realtà storica, anche se sono presenti alcuni quadri di Lady Hamilton dipinti da Romney con il volto di Vivien Leigh


Ladyhamilton


Il granitico Oratio Nelson di Laurence Olivier (che sa morire sullo schermo molto bene) si scompone solo per amore della bellissima Emma Hamilton, interpretata con grande passione da Vivien Leigh, certo, quando l’attrice ha delle acconciature boccolute scatta inevitabilmente il confronto con Rossella O’Hara ma nel film l’attrice ha modo di sbizzarrirsi con costumi ed acconciature di ogni tipo, anche di mostrarsi vecchia e ubriacona nella cornice iniziale e finale che racchiude il flash back della vita di Lady Hamilton, altro titolo con cui è noto il film.

Torna a settembre

luglio 4, 2017

Come September
USA 1961 Universal
con Rock Hudson, Gina Lollobrigida, Sandra Dee, Bobby Darin, Walter Slezak
regia di Robert Mulligan



Tornaasettembre


Il magnate americano Robert Talbot ha l’abitudine di trascorrere il mese di settembre in Italia nella sua splendida villa e in compagnia dell’amante italiana Lisa. Quando per affari, Talbot anticipa la visita italiana al mese di luglio, troverà la fidanzata italiana sul punto di sposarsi con un inglese e scoprirà che, nei sui undici mesi di assenza, il fidato maggiordomo Maurice trasforma la sua residenza in un hotel..



Tornaasettembre


So benissimo che Torna a Settembre è solo una commediola disimpegnata ma ogni volta che la vedo riesce sempre a farmi sorridere. Rock Hudson è molto bravo nella parte dell’americano di successo ed anche astuto che però finisce gabbato dal cerimonioso maggiordomo (francese e non italiano).
L’Italia è quella da cartolina del boom economico: alle bellezze paesaggistiche, al pittoresco gesticolare e al lassismo italiano (il telegramma che avvisa dell’arrivo di Talbot è consegnato dopo che lui è già arrivato) si unisce lo sguardo moderno su Milano dei titoli di testa, forse il vero motivo d’interesse per guardare il film: Talbot arriva nel moderno aeroporto di Linate con il suo aereo privato, attraversa tutti i punti d’interesse della città dal Duomo, alle Colonne di San Lorenzo per entrare con la macchina dentro il Pirellone dove tiene un incontro d’affari. Ogni ripresa della città è scandita dalla presenza di una o più modelle in abiti alla moda.
La vera ambasciatrice dell’italianità è però la protagonista, la bellissima Gina Lollobrigida: da anni fidanzata per un mese con Talbot e stanca di un rapporto senza prospettive, Lisa sta per sposare un uomo che non ama ma che almeno è presente e affidabile. L’arrivo improvviso di Robert scombussola i suoi piani matrimoniali e l’incontro con le ragazze americane ospiti dell’hotel gestito da Maurice le fanno capire cosa ha sbagliato nel suo rapporto con Robert, in fondo un bigotto americano il cui moralismo, sciorinato per salvare l’onore delle ospiti diciottenni del “suo” hotel, gli si ritorce contro facendolo capitolare nei confronti di Lisa.
Sul set nacque l’amore vero tra l’altra coppia di protagonisti. Sandra Dee e Bobby Darin che si sposarono a fine riprese, l’incontro e quindi anche il make off del film è narrato del biopic sul cantante e attore, Beyond the Sea (2004) interpetato e diretto da Kevin Spacey.

La casa dei fantasmi

luglio 3, 2017

HouseOnHauntedHillHouse on Haunted Hill
USA 1959
con Vincent Price, Carol Ohmart, Alan Marshal, Richard Long, Carolyn Craig, Elisha Cook, Julie Mitchum
regia di William Castle

L’eccentrico milionario Frederick Loren organizza una strana festa in una casa infestata dai fantasmi: oltre a lui e alla moglie partecipano solo altre cinque persone, cinque perfetti sconosciuti scelti dagli ambienti sociali più diversi che guadagneranno 10,000 dollari a testa se avranno il coraggio di passare la notte isolati nella casa dalla fama sinistra..

Un divertissement metacinematografico di William Caste, regista di B movie horror, produttore di Rosemary’s Baby che avrebbe anche voluto dirigere ma la sua fama di regista di serie B indusse la casa cinematografica a scegliere un altro regista.
Ne La casa dei fantasmi ci sono tutti gli elementi della storia gotica: la casa infestata, ragnatele, luci che si abbassano, figuri loschi: i servi nell’aspetto, Loren nella sua psicopatia.
Il cotè horror è solo un gioco per mettere in scena un complicato giallo: Loren vorrebbe disfarsi della quarta moglie di cui è gelosissimo e che sa che lo ha sposato solo per interesse; gli stessi istinti omicidi muovono Annabelle Loren, che ha un complice tra i cinque invitati. La donna inscena la propria morte per portare l’elemento più debole del gruppo a sparare a qualsiasi cosa veda muoversi, nella fattispecie Frederick. Ma l’astuto milionario (il sempre perfetto Vincent Price) elimina a sua volta i due amanti grazie a un trucco da film horror: fa uscire dalla botola piena di acido uno scheletro che manovra come una marionetta terrorizzando a morte la moglie e poi, con grande ironia metacinematografica, entra in scena con l’imbracatura usata dietro le quinte cinematografiche per muovere i manichini.


Lacasadeifantasmi


Alla tremenda notte trascorsa nella casa dei fantasmi c’è dunque una spiegazione logica ma qualche fenomeno strano è accaduto (le gocce di sangue sulla mano della giornalista Ruth Bridgers) che abbia ragione il folle Watson Pritchard, proprietario dell’immobile fermamente convinto delle influenze nefaste della casa? Il finale aperto lascia il dubbio.