Archive for ottobre 2022

La morte in vacanza

ottobre 28, 2022

Death Takes a Holiday
Usa, 1934, Paramount Pictures
con Fredric March, Evelyn Venable, Guy Standing, Katherine Alexander, Gail Patrick, Helen Westley, Kathleen Howard, Kent Taylor, Henry Travers, G. P. Huntley, Otto Hoffman Jr.
regia di Mitchell Leisen



Death Takes a Holiday


Un gruppo di aristocratici raggiunge la villa del duca Lambert: sta per essere celebrato il fidanzamento tra suo figlio Corrado e la principessa Grazia ma la ragazza non si dice pronta alle nozze. Mentre il duca Lambert resta solo nel patio si palesa una terribile figura, la Morte, che chiede ospitalità sotto mentite spoglie per capire perché gli uomini la temono così tanto. Il duca non può certo rifiutarsi e promette di mantenere il segreto sulla vera identità del principe Sarki che ospiterà per tre giorni. Mentre la morte è in vacanza non muore nessuno e il principe si diletta a scoprire le piacevolezze della vita, in particolare l’amore e l’ultima notte la dedica a Grazia, da cui era stato molto colpito appena l’aveva incontrata. Tra Sarki e Grazia nasce l’amore e il principe vorrebbe portarla via con sé terminata la sua vacanza ma Lambert lo scongiura di salvare la giovane. Nell’angoscia rivela a tutti gli ospiti la vera identità di Sarki che, per amore, è disposto a rinunciare a Grazia ma la fanciulla si offre spontaneamente di seguirlo anche quando Sarki si presenta nel suo vero aspetto.



La morte in vacanza


Il genere fantastico ha le sue più grandi perle negli anni’40, tra tutti ricordiamo Il ritratto di Jennie e Il fantasma e la signora Muir, meno noti sono i film degli anni ’30, in particolare è caduta nel dimenticatoio (almeno in Italia) questo film di Mitchell Leisen che mescola commedia brillante e genere fantastico. E’ un peccato che non circolino copie in italiano, anche solo sottotitolate, perché l’ambientazione è italiana e i personaggi minori e le voci di sottofondo sono italiani, come l’opera “la commedia tragica” del 1923 da cui è tratto il film, scritta da Alberto Casella.



Lamorteinvacanza


Il film ha avuto anche un remake molto famoso, il sentimentale Vi presento Joe Black, anche se tra i due film ci sono molte differenze, non solo nella trama ma anche nel fascino dei due protagonisti, Brad Pitt era nella fase bel faccino inespressivo che ha funzionato solo in Intervista col vampiro, Frederich March è molto più affascinante: sa coniugare i toni della commedia con gli aspetti spaventevoli della sua vera natura, del resto è stato un validissimo dottor Jekyll.



DeathTakesA Holiday


Leisen riesce a creare da subito un’atmosfera sospesa e malinconica: Grazia rifugiata in chiesa mentre tutti festeggiano la partenza per la villa, la percezione di un’ombra che segue i viaggiatori durante la trasferta…
L’ambientazione è quasi tutta notturna e la villa rinascimentale al chiaro di luna esalta sia lo spirito romantico del film che quello sovrannaturale.

Un uomo chiamato Cavallo

ottobre 25, 2022

A Man Called Horse
USA 1970
con Richard Harris, Judith Anderson, Jean Gascon, Manu Tupou, Corinna Tsopei, Dub Taylor, James Gammon, Tamara Garina, Michael Baseleon, Eddie Little Sky, William Jordan, Lina Marin
regia di Elliot Silverstein



Un uomochiamato cavallo


L’affettato lord inglese John Morgan è in America per cacciare quando viene catturato da una banda di Sioux. John diventa l’uomo di fatica di Orsa Grigia, la madre del capo tribù e viene chiamato Shunka Wakan, Cavallo. Nel villaggio indiano c’è anche un altro prigioniero, Batise, che si finge pazzo perchè gli indiano rispettano i folli. Dopo alcuni tentativi di fuga e la pretesa di essere rispettato come essere umano, Shunka Wakan inizia ad esser rispettato quando sventa un attacco Shoshone. John chiede in sposa Tortora Bianca, la sorella del capo ma per poterla sposare deve sottoporsi a un doloroso rito d’iniziazione. Anche se il progetto di Batise e John è la fuga per tornare tra i bianchi, John è veramente innamorato di Tortora Bianca che però muore durante un attacco Soshone, come Batise. La tribù rivale viene sconfitta grazie alle tecniche militari inglesi suggerite da John che potrebbe andarsene ma preferisce restare al campo fino alla morte di Orsa Grigia.



Unuomochiamatocavallo


Uno dei titoli più celebri dell’ondata di western “revisionisti” sui nativi americani della fine degli anni’60 e dei primi anni ’70. Un uomo chiamato Cavallo evita di raccontare lo scontro tra bianchi e indiani ma vuole quasi essere un trattato etnologico della vita Sioux, da qui la figura, anche buffa, di Batise che serve per spiegare a John e al pubblico gli usi e i costumi della tribù.
Nonostante il desiderio di tornare alla civiltà John Morgan rimane affascinato dalla vita dura ma fedele ai ritmi della natura dei nativi: la vecchia depredata di tutto dopo la morte del figlio in battaglia e lasciata a vagare sulla neve in attesa della morte, il dolorosissimo rito d’iniziazione che mette in contatto con il Grande Spirito in un tripudio di scene lisergiche che si sommano a molti inserti naturalistici di aquile e altri predatori in caccia proprio per sottolineare la profonda connessione con la natura dei popoli indiani.
Una visione molto romantica del mondo indiano che però paga pegno nelle interpretazioni, la vecchia Orsa Grigia, madre di Mano Gialla e Tortora Bianca, è niente meno che Judith Anderson, la perfida signora Danvers, la governante di Rebecca la prima moglie, e anche la bella indiana che ruba il cuore di Morgan è interpretata dalla debuttante attrice greca Corinna Tsopei, mentre Mano Gialla è un attore originario delle Fiji: insomma il percorso di rivendicazione indiana è ancora molto lungo.
Rivisto oggi il film sente i segni del tempo e si presenta come un classico prodotto dell’epoca, ma l’ottima interpretazione di Richard Harris e la trama classica ma sempre avvincente lo rendono ancora un film piacevole: all’epoca ebbe così tanto successo da avere due sequel.

Il mondo perduto

ottobre 20, 2022

The lost world
USA 1925
con Wallace Beery, Lloyd Hughes, Bessie Love, Lewis Stone, Arthur Hoyt, Bull Montana, Alma Bennett, Leo White, Margaret McWade

regia di Harry Hoyt


Il mondo perduto


Il professor George Challenger racconta che la spedizione perduta del professor Maple White ha trovato un altopiano in Sud America dove vivono ancora animali preistorici. Deriso a una conferenza, Challenger sfida gli altri scienziati a seguirlo in una nuova spedizione per verificare la scoperta. Accettano il vecchio entomologo Summerlee, il cacciatore John Roxton e il giornalista imbranato Edward Malone che deve dimostrare alla fidanzata di essere un uomo coraggioso per guadagnare la sua mano. Alla spedizione si aggiunge anche la figlia di White, Paula. Il gruppo raggiunge l’altipiano e conferma l’esistenza degli animali preistorici che però dimostrano grande intelligenza e li bloccano sull’altipiano. Lord Roxton, innamorato di Paula, ritrova lo scheletro di Maple White e trova una via di fuga. Intanto inizia un’eruzione vulcanica che mette in ulteriore pericolo la spedizione. Scesi dall’altopiano trovano un brontosauro che era precipitato in una palude durante lo scontro con un allosauro e decidono di portarlo a Londra ma l’animale riesce a liberarsi seminando il panico nella città prima di inabissarsi nelle acque del Tamigi.



Brontosauro


Dal racconto omonimo di Arthur Conan Doyle, che compare in alcune immagini nell’introduzione del film, il film capostipite del genere preistorico: da King Kong a Jurassic Park passando per Godzilla, non vi è pellicola che non lo citi.
Il film riesce ancora a stupire per gli effetti speciali di Willis H. O’Brien in stop motion e gli scontri tra i vari dinosauri, le loro fughe per salvarsi dall’eruzione vulcanica sono ancora convincenti.
Un vero blockbuster dell’epoca che mescola fondali dipinti, trasparenti (gli animali selvatici in primo piano mentre la spedizione passa in canoa accanto ad essi), cartoni animati, modellini e riprese dal vero.
Come in tutti i blockbuster non mancano i tocchi umoristici, il burbero professor Challenger che non sopporta i giornalisti e mette in fuga il balbettante Malone, i due uomini di fatica che sono rimasti al campo base sotto l’altopiano con la scimmia Jocko, creano momenti di leggerezza che stemperano le scene drammatiche degli scontri tra i dinosauri e l’inquietante figura dell’autralopiteco: il mondo perduto è davvero un mondo dominato dalle più crudeli leggi della natura.



The lost world


Non può mancare ovviamente la storia d’amore e a questo scopo viene introdotta la figura di Paula White, che non figura nel racconto di Conan Doyle, di lei è innamorato il cacciatore, lord Roxton ma la passione scoppia con il giornalista Malone. Paula sa che è fidanzato ma cede alla passione nella parentesi “fuori dal mondo” e quando torna al campo base si ritrae e si adegua alle convenzioni della civiltà, ma nel parapiglia della Londra devastata dal brontosauro Malone incontra Gladys che non lo ha aspettato e si è accontentata di sposare un modesto impiegato abbandonando i suoi romantici desideri di ragazza di sposare un eroe che avevano indotto Malone a imbarcarsi nella folle avventura di Challenger. Trionfa così l’amore con Paula mentre il brontosauro s’inabissa nelle acque del Tamigi e chissà se ha trovato rifugio nelle acque di Loch Ness visto che le apparizioni di Nessie nel XX secolo iniziano nei primi anni ’30…



Thelostworld


Il mondo perduto vanta anche il primato di essere il primo film trasmesso in volo, su un dirigibile in viaggio tra Londra e Parigi, nel 1925.
Considerato a lungo un film perduto, è stato oggetto di un profondo restauro che unisce materiali di diverse copie o spezzoni della pellicola.

Milano rovente

ottobre 19, 2022

Italia 1973
con Antonio Sabàto, Philippe Leroy, Marisa Mell, Antonio Casagrande, Carla Romanelli, Alessandro Sperlì, Tano Cimarosa, Franco Fantasia, Ugo Bologna
regia di Umberto Lenzi



Milanorovente


Salvatore Cangemi gestisce il racket della prostituzione milanese, un giorno una delle sue migliori ragazze viene ritrovata annegata: è il messaggio del malavitoso corso Roger Daverty che vuole usare le prostitute di Cangemi per smerciare l’eroina. Cangemi rifiuta la proposta e inizia una guerra tra i due clan. Lino Caruso, il vice di Cangemi, propone di rivolgersi al mafioso americano tornato in Sicilia, Billy Barone per trovare una soluzione. Barone finisce per far accordare Cangemi e il Francese ma il siciliano viene truffato da Jasmine, la donna di cui è innamorato e che è in combutta con Daverty. Quando lo raggiunge per la resa dei conti, Cangemi trova il francese già morto: Billy Barone, con l’aiuto di Lino, ha tramato per impossessarsi di tutti i traffici.



Milano rovente


Il primo poliziottesco di Lenzi lascia la polizia in secondo piano insieme ai mitici inseguimenti automobilistici che caratterizzeranno il genere, e racconta una storia legata ancora ai vecchi cliché della mafia” buona” quando è dedita alla prostituzione contro quella “cattiva” che non si fa scrupolo di smerciare droga, il modello alto è Il Padrino ma il racconto di come Cangemi e Caruso iniziano la carriera nel racket grazie alla bontà di una corregionale che divideva con loro i frutti della prostituzione occasionale, oggi risulta improponibile come è piuttosto risibile la figura del malavitoso in fuga che trova il tempo di andare a trovare la vecchia madre al ricovero trovandola in punto di morte e rimembrando il ritorno al paese.



MilanoRovente


Siamo anche negli anni d’oro delle commedie scollacciate e le retate di prostitute sono un modo per alzare le gonne e mostrar natiche a favor di macchina da presa; tolte queste sbavature figlie dei tempi, il film è decisamente solido nell’escalation tra lo scontro tra le due bande e nel mostrarne la violenza. Da menzionare la tortura con l’elettricità ai genitali di Caruso, che mi ha ricordato, più per la costruzione della scena, la tortura di 007 in Casino royale.
Come sempre resto fortemente impressionata dal reparto scenografico dei film italiani anni ’70 che pure non nascono come opere di punta della produzione cinematografica: stavolta poco spazio al design dei ricconi ma indimenticabile l’appartamento blu di Cangemi che ripropone lo stile dei suoi night.
Milano sarà rovente ma nella fotografia è soprattutto livida e notturna.

Belfast

ottobre 11, 2022

Belfast

GB 2021
con Jamie Dornan, Jude Hill, Caitriona Balfe, Judi Dench, Ciarán Hinds, Lara McDonnell, Gerard Horan, Turlough Convery, Conor MacNeill, Bríd Brennan, Gerard McCarthy, Sid Sagar, Zak Holland, Barnaby Chambers, Olive Tennant, Josie Walker

regia di Kenneth Branagh

L'infanzia di Buddy, bambino di nove anni cresciuto in quartiere popolare di Belfast, viene sconvolta quando nell'estate del 1969 i protestanti iniziano ad attaccare i vicini cattolici. La famiglia di Buddy cerca di non schierarsi anche se uno dei caporivolta, Billy Clanton, pretende l'impegno del padre di Buddy che lavora in Inghilterra e torna a trovare la famiglia ogni quindici giorni. L'idea di lasciare l'Ulster e trasferirsi a Londra diventa a poco a poco l'unica soluzione, anche se dopo la morte del nonno l'amata nonna di Buddy resterà sola in città.

Kenneth Branagh riscrive la propria vicenda personale in un film che trascende nel ricordo dell'età felice dell'infanzia il dramma delle rivolte del 1960 considerate come l'inizio dei trent'anni di battaglie che hanno insanguinato l'Irlanda del Nord.
Sicuramente il film ha buone dosi di scene furbette su tutte Buddy che legge il fumetto di Thor ci vuole ricordare che Branagh è stato il regista del primo film Marvel dedicato al supereroe, però Branagh conferma la sua abilità nell'uso del linguaggio registico e l'ottima capacità di dirigere gli attori: superlativa Judi Dench e Caitríona Balfe non è mai stata così bella neppure nelle prime stagioni di Outlander!
Personalmente ho trovato molto interessante l'uso del bianco e nero e del colore: l'iniziale "cartolina" contemporanea a colori che racconta di una città pacificata si sofferma su un murale e poi la macchina da presa sale e ci racconta cosa c'è dietro quel murale e quel muro: l'inizio dei Troubles nell'agosto del'69, il bianco e e nero diventa veicolo della storia, forse è un concetto che potranno capire a fondo i boomers come Branagh e noi della Generazione X che abbiamo avuto contezza del mondo solo con le notizie che arrivavano attraverso la televisione rigorosamente in bianco e nero insieme ai film classici: Buddy vede solo western di John Ford in tv, mentre la fantasia esplode ancora attraverso il colore dei film visti al cinema, un modo originale per raccontare la passione che poi sarebbe diventato il lavoro di Branagh.

Becky Sharp

ottobre 8, 2022

USA 1935, RKO
con Miriam Hopkins, Frances Dee, Nigel Bruce, Cedric Hardwicke, Billie Burke, Alan Mowbray, G. P. Huntley, Alison Skipworth
regia di Rouben Mamoulian



Becky sharp


L’orfana Becky Sharp al termine del collegio riesce a farsi ospitare dalla ricca compagna Amelia Sedley nella speranza di impalmarne il fratello Joseph. Quando capisce che Mr. Sedley ha altri progetti per il figlio si rassegna a cercarsi un lavoro come governante, viene assunta dai Crawley e inizia una relazione con il primogenito Rawdon da cui riesce anche a farsi sposare. Nonostante sia innamorata del marito Becky usa tutto il suo fascino per flirtare con gli uomini che le servono per l’ascesa sociale e ripagare i debiti ma quando Rawdon la sorprende a cena con il marchese di Steyne, la lascia. A salvare Becky dalla povertà sono ancora una volta Amelia e Joseph.



BeckySharp


Il film è l’adattamento cinematografico della omonima pièce teatrale del 1899 tratta dal romanzo di William Makepeace Thackeray, La fiera delle vanità; Becky Sharp è il primo film girato in technicolor e fa un certo effetto vedere il logo in bianco e nero della RKO aprire un film dai colori sgargianti. Le scenografie e i costumi sono un trionfo di colori e la scena del ballo interrotto dalla battaglia di Waterloo è stupefacente ancora oggi nella sua composizione cromatica.
La provenienza teatrale del film si sente anche nella recitazione ma la pellicola è un pezzo di bravura di Miriam Hopkins che ricevette una candidatura all’oscar: sempre in scena, l’attrice passa dal pianto al riso spesso esasperando e mistificando le sue emozioni per sedurre gli uomini e farsi prestare i denari che servono a lei e a Rawdon per condurre la vita lussuosa che non si potrebbero permettere.
La figura di Becky è molto complessa, una donna divorata dall’ambizione che non esita a sedurre per i propri scopi il marito della sua più cara amica, Amelia. Il film procede mettendo sempre in contrappunto le esperienze delle due donne: dal diverso commiato riservato alle due ragazze alla fine del collegio ai momenti bui del matrimonio di Amelia in contrasto con l’inarrestabile ascesa di Becky, al perdono di Amelia che va a recuperare Becky nella povera locanda dov’è finita dopo aver tentato la carriera artistica.
Nonostante il cinismo, Becky sa provare anche grandi passioni come l’amore per il marito e il consiglio dato ad Amelia di rifarsi una vita con William Dobbin dopo la morte in battaglia di George.
Di tutto rispetto il cast ricordiamo Nigel Bruce, noto dottor Watson cinematografico, nei panni di Joseph Sedley.

Sui mari della Cina

ottobre 3, 2022

China Seas
USA 1935, MGM
con Jean Harlow, Clark Gable, Wallace Beery, Lewis Stone, Rosalind Russell, Dudley Digges, Robert Benchley, C. Aubrey Smith, Akim Tamiroff, William Henry, Lilian Bond, Edward Brophy, Soo Yong, Ivan Lebedeff, Hattie McDaniel, Donald Meek
regia di Tay Garnett



Sui maridellacina


Il burbero capitano Alan Gaskell gestisce con rigida disciplina il suo piroscafo che fa rotta da Hong Kong a Singapore. Durante un viaggio in cui deve trasportare un carico d’oro s’imbarca anche la sua amante, l’attrice volgarotta Dolly “China Doll” Portland. Ben più inatteso è l’imbarco di Sybil Barclay, raffinata lady inglese per cui Gaskell aveva perso la testa anni prima lasciando la Royal Navy per i mari della Cina perché Sybil era sposata. Ora la donna è vedova ed è venuta a cercare l’uomo di cui anche lei era innamorata. Il ritorno di fiamma irrita Dolly che per consolarsi accetta la corte di Jamesy McArdle scoprendo che l’uomo è in combutta con i pirati locali. Dolly avverte subito Gaskell ma lui, stufo delle sue avances, la caccia senza lasciarla parlare. Per ripicca Dolly ruba la chiave dell’arsenale e aiuta McArdle a far salire i pirati. La cassaforte però è vuota e Gaskell viene torturato ma non rivela il nascodiglio dell’oro; Tom Davids, un vecchio capitano che sta per essere degradato per alcuni atti di codardia, sacrifica la vita per sgominare la banda di pirati. Ripreso il controllo della nave Gaskell non ci mette molto a scoprire il tradimento di McArdle che si suicida mentre la vibrande difesa di Doly gli fa capire il suo errore verso la ragazza scoprendo di essere innamorato di lei. Con la scusa dello scandalo Gaskell lascia Sybil e chiede a Dolly di sposarlo.



Sui maridella cina


Sui mari della Cina è un film che mescola commedia romantica e toni avventurosi, un buon mix anche se il film, pur piacevole, ripropone elementi già visti in altre pellicole più note: Clark Gable, the king of Hollywood, è diviso tra due donne, la bionda sguaiata e la mora raffinata come ne Lo Schiaffo con Jean Harlow che ricalca il ruolo del film precedente.



Cinaseas


L’ambientazione esotica, l’insospettabile capo occidentale dei banditi e il variegato mondo che si ritrova sul piroscafo ricorda un po’ Shanghai Express.
Sui mari della Cina resta comunque un film molto piacevole, il quarto della coppia d’oro della MGM, Jean Harlow / Clark Gable; forse un po’ sottotono la comprimaria Rosalind Russell che deve trattenere la sua notoria verve per interpretare la raffinata vedova del jet set inglese.
I personaggi di contorno vanno da quello tragico dell’ex capitano Davis che si riscatterà solo sacrificando la sua vita a quello comico dello scrittore perennemente ubriaco, passando dalla signora sposata che si fa rubare le perle da un truffatore pur di lasciar credere al marito che siano false e non un regalo ottenuto in maniera poco ortodossa.



Sui mari dellaCina


Le scene dello scontro coi i pirati sono state girate da William A.Wellman (cfr. Mereghetti) e Gable rifiutò la controfigura per le scene del tifone in cui deve bloccare il compressore al cui interno è nascosto l’oro cercato dai pirati.

Frenzy

ottobre 2, 2022

GB, 1972
con Jon Finch, Alec McCowen, Barry Foster, Billie Whitelaw, Anna Massey, Barbara Leigh-Hunt, Bernard Cribbins, Vivien Merchant, Michael Bates, Jean Marsh, Madge Ryan, Gerald Sim, Jimmy Gardner, Noel Johnson, Clive Swift, John Boxer, Elsie Randolph, George Tovey
regia di Alfred Hitchcock



Frenzy


Quando la sua ex moglie viene uccisa, Richard Blaney, ex ufficale della Raf, viene scambiato per il killer delle cravatte. La morte di Babs, sua nuova compagna e l’unica che gli crede, ne causa l’arresto ma capendo che a denunciarlo è stato il suo amico Rusk che gli aveva promesso un posto sicuro, Blaney intuisce che l’uomo è il vero assassino. Blaney organizza la fuga dalla prigione per vendicarsi di Rusk ma a casa sua trova il cadavere dell’ennesima vittima e sopraggiunge anche l’ispettore Oxford che però ha capito chi è il vero killer.



Frenzy


A 72 anni il maestro del brivido Alfred Hitchcock torna nella sua Londra per girare quello che sarà il penultimo film della sua carriera, una pellicola che ha diviso la critica, del resto c’è qualcosa di straniante nelle nudità e negli abiti moderni che contrasta con la composizione molto classica delle scene che sembrano le stesse di un Hitchcock anni ’50.
Come sempre Hitch ci regala il cameo della sua presenza nel prologo del film, tra la folla che ascolta un comizio sulla riva del Tamigi quando il fiume restituisce il corpo di una ragazza nuda con una cravatta al collo, l’ultima vittima del killer della cravatta che terrorizza la città.
Il film poi si sposta su Richard, l’ex ufficiale ora barista con il vizio dell’alcol: un bicchiere prima di iniziare il turno gli costa il posto di lavoro. Rimasto senza soldi, l’uomo va confidarsi con la ex moglie che ora gestisce un’agenzia per cuori solitari ma i suoi modi bruschi impensieriscono la segretaria che è piuttosto preoccupata nel lasciare sola la principale con l’ex marito. Alla fine Brenda e Richard vanno a cena insieme e la donna di nascosto gli lascia dei soldi.
Il giorno dopo Brenda riceve la visita di Rusk, cliente che la donna ha allontanato per i gusti particolari: Rusk è il killer delle cravatte e Brenda la sua prossima vittima.



Frenzy (2)


Se non sorprende che il regista sveli il colpevole già a inizio film, è piuttosto insolito che mostri l’efferatezza di un atto violento e l’aggressione di Rusk è decisamente sgradevole e il primo piano di Brenda dopo essere stata strozzata è osceno. Il vecchio regista sembra adeguarsi al gusto del nuovo giallo in voga nei primi anni ’70, ma la smentita arriva dall’omicidio di Babs che segue in piena fiducia Rusk nel suo appartamento: la macchina da presa segue i due lungo tutto il tragitto dal bar alla soglia dell’appartamento poi inizia una carrellata all’indietro che ci lascia immaginare le sorti della povera ragazza nelle mani dello psicopatico.
Frenzy potrà anche essere un film minore ma Hitchcock ne fa comunque un manifesto cinematografico contro la reiterazione degli omicidi così in voga nei thriller del periodo.


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Nella seconda parte del film predomina l’humor nero: Rusk si accorge di aver perso la sua spilla con l’iniziale e capisce che è rimasta nelle mani di Babs durante l’omicidio. Il killer si è già disfatto del corpo gettando il sacco che lo contiene su un camion che deve trasportare un carico di patate fuori città, gli tocca quindi intrufolarsi nel camion per cercare la spilla ma il camion parte e la ricerca dello spillone si trasforma in una grottesca lotta tra il cadavere e l’assassino che alla fine sarà costretto a spezzare le dita irrigidite dal rigor mortis per recuperare la spilla.
Altri tocchi umoristici vengono dalla vita privata dell’acuto ispettore Oxford vittima delle cene della moglie che sta facendo un corso di cucina francese. Mentre la mdp indugia sui suoi “manicaretti” la coppia discute serenamente del caso, anche nei particolari più sanguinosi ribadendo l’idea di portare un omicidio in ogni salotto alla base della serie tv Hitchcock presenta degli anni ’60.



-Frenzy


Frenzy è l’ennesima declinazione del classico tema hitchcockiano della persona accusata per sbaglio che deve dimostrare la propria innocenza, il ritorno suoi luoghi dell’infanzia (non solo Londra ma proprio il quartiere di Covent Garden) del vecchio maestro sembrano acuire quel vecchio ricordo della notte passata in prigione per volontà del padre: la cella ripresa dall’alto e quegli ispettori flemmatici che nel corso dei decenni hanno sempre mantenuto la stessa fisionomia, devono essere proprio simili a quelli di quel famoso aneddotto