Archive for febbraio 2009

The reader – A voce alta

febbraio 26, 2009

Thereader

Nella Berlino Est degli anni ‘50 il quindicenne Michael conosce la trentenne Hanna con cui inizia una relazione sentimentale caratterizzata dal fatto che il sesso e’ scandito dalle letture che la donna richede al ragazzo.
Dopo un’estate d’amore la donna sparisce e Michael la ritrovera’ solo otto anni dopo come imputata di un processo per crimini nazisti a cui lui assiste durante un seminario universitario. 
§§Achtung, spoiler!§§
Sgombriamo subito il pregiudizio che avvolge questa pellicola: non e’ che il film voglia gettare una luce favorevole sul nazismo, e’ che i protagonisti “non nazisti” di questa storia sono talmente glaciali e antipatici che la povera Hanna alla fine risulta molto piu’ umana di loro. 
Voler vedere in questa pellicola una metafora del nazismo e’ estremamente pretenzioso: il fatto che Hanna sia analfabeta non e’ una giustificazione del suo comportamento anzi, la vergogna per questo suo limite la portera’ ad assumersi le colpe delle altre sorveglianti (stronzissime come ci si immagina un nazista, sia pure ex) e sara’ l’unica a ricevere una condanna all’ergastolo. 
Ricondotto il film nei binari di una semplice storia di amore, quel che non continua a funzionare sono le colpe sottintese al personaggio di Hanna: Michael sara’ per tutta la vita un uomo dalla vita affettiva molto squallida, sia come figlio, che come padre, che come marito o amante e tutto questo solo perche’ a ventidue anni ha scoperto che la sua iniziazione amorosa e’ avvenuta con una kapo’ nazista? Va bene, siamo nell’ambito di quella seconda generazione tedesca che si deve confrontare con la scoperta degli orrori compiuti dai genitori, ma al povero Michael, vittima di questo crudele scherzo del destino bisogna comunque imputare una certa incapacita’ di reagire agli urti della vita! 
A complicare ulteriormente la vicenda c’e’ il senso di colpa di Michael che improvvisamente durante le udienza del processo si rende conto che Hanna e’ analfabeta (una volpe, io l’avevo capito dai trailer!) e invece di scagionare la donna inchiodata dalla presunta scrittura di un rapporto, lascia che venga condannata all’ergastolo e solo anni dopo iniziera’ a mandarle in carcere le registrazioni dei libri che le leggeva durante la loro estate d’amore. Con l’ausilio di queste cassette Hanna imparera’ a leggere (su un libro scritto in inglese, ma non stavamo nella Germania rosa dal senso di colpa per gli orrori nazisti ???) e cerchera’ di instaurare un rapporto epistolare con Michael che non e’ in grado di affrontare il proprio passato fino al 1988, quando la donna sara’ scarcerata per buona condotta  e l’uomo trovera' la forza per incontrare  il suo vecchio amore (una donna descritta come sciatta e quando ti aspetti la strega Bacheca ti trovi davanti una vecchina candida con l’occhio improvvisamente ceruleo.. mah! sara’ la cataratta..). 
Quello che piu’ mi ha sconcertato e’ che alla morte di Hanna Michael si faccia esecutore delle sue volonta’ testamentarie verso la sopravvissuta del lager ma che nell’incontro con la sostenuta ex prigioniera non riveli mai il segreto di Hanna (l’analfabetismo) che l’ha portata a pagare per una colpa piu’ grande di quella commessa e solo nel 1995 l’uomo avra’ il coraggio di raccontare tutta la storia alla figlia: sinceramente.. ecche palle, Michael!

Estasi

febbraio 24, 2009

Estasiloc

Extase 
Cecoslovacchia 1933 
con Hedy Kiesler, Zvonimìr Rogoz, Aribert Mog 
Regia di Gustav Machaty. 
 
Eva fa tristemente ritorno alla casa paterna dopo il fallimento del matrimonio con Emil, uomo piu’ anziano di lei, distratto puntiglioso e molto probabilmente impotente. Un giorno la giovane donna conosce l'aitante ingegnere Adam e tra i due scoppia la passione ma il suicidio di Emil, che capisce di aver definitivamente perso la moglie, costringe Eva a fuggire dall’amato. 
 
Il film e’ celeberrimo per la famosa scena di nudo integrale di Hedy Kiesler, qui in versione paffuta prima di trasformarsi nell’eterea diva americana Hedy Lamarr, ma la pellicola riserva altri aspetti fascinosi che rendono interessante la visione ancora oggi. Innanzitutto l’uso limitatissimo del sonoro, soprattutto nella prima parte, che lascia ampio spazio alla tensione ed alle immagini fortemente simboliche girate con uno stile che oscilla tra Eisenstein e la Riefenstahl. 
La descrizione dei caratteri dei protagonisti e’ geniale: per raccontare la meticolosita’ di Emil, l’uomo viene mostrato mentre si mette a lisciare le frange di un tappeto. Emil e Adam sono completamente antitetici sia nell’aspetto fisico che nei comportamenti: mentre Emil uccide sadicamente gli insetti che lo infastidiscono, il nerboruto Adam mostra un’insolita delicatezza nell’aiutare un’ape a riprendere il volo grazie ai petali di un fiore. Gli insetti sono una chiara metafora di Eva, soffocata dalla vita cittadina a cui Emil la costringe e che invece rifiorisce nella tenuta agricola del padre grazie al contatto con la natura e alla passione fisica per Adam.
 
Estasinudo
L’amore sensuale e’ infatti il tema centrale dell’opera raccontato attraverso allusioni ben chiare: l’accoppiamento tra i cavalli, l’insistente lavoro dei macchinari che penetrano la terra. Ci sono  poi il famigerato bagno e la corsa  di Eva nuda, ma rimane molto piu’ interessante la sua presa di coscienza del desiderio in una notte ventosa che la porta, quasi suo malgrado, alla casa dell’uomo amato. Purtroppo l’esaltazione panica del sesso e della natura viene inficiata da un finale moralista: Eva si sente costretta dal senso di colpa ad abbandonare Adam quando scopre il suicidio di Emil, e qui i nomi biblici dei personaggi sottolineano come una volta di piu’ la donna che prende cio’ che vuole sia costretta a pagare lo scotto della sua scelta e mentre le immagini finali si soffermano su un Adam pensoso, nel montaggio viene inserito un fotogramma di Eva finalmente felice perche’ madre: non importa se quello rappresentato sia solo il sogni di Adam o il destino effettivo di Eva, il messaggio resta sempre quello di un femminile che raggiunge la sua pienezza solo nella maternita’.

Strappami le lacrime

febbraio 20, 2009

Strappami_lacrime_immagine

Se c'e' un film che mi fa piangere come una fontana e' Il Cucciolo terribile apologo sulla crescita e il compromesso che ho scelto da anni di non vedere mai piu', avendo segnato troppo la mia infanzia, che tanto tra l'orto e il cervo io scelgo il cerbiatto e la fame ancora adesso!
Ovviamente la pellicola in questione non poteva mancare nella lacrimosa rassegna del Palazzo delle Esposizioni di Roma. 
Vabbe', confesso: caragno anche davanti ad Incompreso..

Sei un tipo dalla lacrima facile? Le lacrime curano lo stress: ogni goccia produce infatti il cortisolo, una sostanza che allevia la tensione, e una serie di antidolorifici naturali. Piangere fa bene, è una valvola di sfogo delle emozioni e dei sentimenti che, se repressi, possono dar luogo ad ansie e depressioni.
Ecco allora una serie straordinaria di classici melò ad altissimo tasso emotivo, “filmoni” strappalacrime che si rivedono sempre volentieri, alla ricerca di un modo di esprimere l’emozione più pacato e pudico, rispetto all’assordante sguaiataggine televisiva. Una selezione delle pellicole più rappresentative delle esperienze commoventi nella vita, come l’amore infelice, l’infanzia difficile, l’accanirsi della sorte. Un esperimento che muove dal desiderio di sondare i sentimenti reali del pubblico, per vedere se nell’età dell’indifferenza, dell’aggressività spavalda, i grandi sentimenti, i grandi affetti, il gusto delle lacrime hanno ancora il loro incontrastato potere.
Vecchie atmosfere ma in linea con l’ultima moda: in Europa si stanno diffondendo i crying clubs, locali nati per superare lo stress da superlavoro, in cui è possibile piangere in libertà, magari guardando un film strappalacrime. Un’idea che arriva dal Giappone, dove spopolano i tears parties, feste nelle quali non si fa altro che piangere, da soli oppure in compagnia. Sembra uno scherzo, ma è proprio vero. Se l’uomo del terzo millennio è ancora così bloccato nell’espressione delle emozioni, da dover meccanizzare un atto così puro e privato come il pianto, espressione incontrollata dell’anima, il Palazzo delle Esposizioni offre una spalla a chi ama sciogliersi davanti ai film, con gusto e ostinazione, proponendo una serie incredibile di capolavori del melodramma.
Allora buona visione e pianto libero, i fazzoletti li offriamo noi.

26 febbraio, ore 21

Splendore nell'erba

di Elia Kazan. Con Natalie Wood, Warren Beatty. USA 1961 – v. italiana (124’)

L'amore tra due liceali, contrastato dai genitori e dalla loro repressione sessuale, porta la protagonista, una splendida Natalie Wood, alla follia. Forse il melodramma più intenso sul primo amore che sia mai stato fatto, rappresenta il capolavoro creativo di Kazan, uno degli studi psicologici più riusciti del suo cinema, un atto d'accusa contro la morale conformista e uno straziante inno alla giovinezza perduta. 

27 febbraio, ore 21

Lettera da una sconosciuta

di Max Ophüls. Con Joan Fontaine, Louis Jourdan. USA 1948 – v. o. con sottotitoli in italiano (90’)

La più bella storia d'amore impossibile mai raccontata da Hollywood, una passione mai ricambiata che consuma fino alla morte. Ophüls realizza il suo capolavoro romantico, uno dei più squisiti “film di donna” della storia del cinema, immerso in un clima magico e ossessivo. 

28 febbraio, ore 21

Le onde del destino

di Lars von Trier. Con Emily Watson, Stellan Skarsgård. Danimarca 1996 – v. italiana (158’)

Film dell’amore totale, dell’abnegazione, della fiducia nei miracoli che talvolta si fanno carne e sangue in cambio di una vita nuova. Capolavoro di Lars Von Trier, Gran Premio a Cannes nel 1996 e vincitore di numerosi altri riconoscimenti, è una storia indimenticabile in cui la fragile Bess – una strepitosa Emily Watson – si erge a figura di grande, stupefacente bellezza. 

1 marzo, ore 21

Anonimo veneziano

di Enrico Maria Salerno. Con Florinda Bolkan, Tony Musante. Italia 1970 – (94’)

Il lacerante addio di un musicista malato a sua moglie, ambientato in una Venezia indimenticabile e sognante, che fa da sfondo livido e decadente a questo incontro tra anime nude, dilaniate dalla paura e dal dolore. 

5 marzo, ore 21

Il cucciolo 

di Clarence Brown. Con Gregory Peck, Jane Wyman, Claude Jarman jr. USA 1946 – v. italiana (128’)

L’affetto di un bambino per un cerbiatto e il dolore del distacco fanno di questo classico hollywoodiano degli anni '40 un capolavoro perfetto, pieno di sentimentalismo, pur nella dura e faticosa realtà, che descrive una sorta di ritorno alle origini.  

6 marzo, ore 21

Incompreso – Vita col figlio

di Luigi Comencini. Con Anthony Quayle, Stefano Colagrande. Italia 1966 (105’)

Uno dei film più emozionanti del nostro cinema descrive con immensa delicatezza l’infanzia, vittima dell’indifferenza o dell’egoismo degli adulti, nel rapporto difficile tra un padre chiuso e il figlio tutto slanci e intime, segrete sofferenze. Un grave affresco dei sentimenti, delicato e coinvolgente.  
 
 
7 marzo, ore21

Volver – Tornare

di Pedro Almodóvar. Con Penelope Cruz, Carmen Maura. Spagna 2006 – v. italiana (120’)

Capolavoro tutto al femminile, magnifico e toccante, che esplora i temi dell'infanzia offesa, del desiderio crudele e delle pulsioni d'amore e di morte. Una storia magica di vivi e morti che convivono nella dimensione della memoria e degli affetti – tra Spagna arcana e melò classico – interpretata da attrici strepitose che ricordano Bette Davis, Anna Magnani, Sofia Loren anni Quaranta e Cinquanta. 

8 marzo, ore 21

Marcellino pane e vino

di Ladislao Vajda. Con Pablito Calvo, Rafael Rivelles. Spagna, Italia 1955 – v. italiana (90’)

Ancor oggi rimane il film spagnolo di maggior successo nel mondo, solo in Italia commosse undici milioni di spettatori con la storia dell’orfanello di cinque anni che parlava con il crocifisso e gli dava da mangiare un po’ del suo pane e del vino dei frati presso cui viveva. Un classico del genere edificante commovente e coinvolgente. 

13 marzo, ore 21

E le stelle stanno a guardare

di Carol Reed. Con Michael Redgrave, Margaret Lockwood. Gran Bretagna 1939 – v. italiana (110’)

La fame, la sofferenza, il diritto alla vita spingono un gruppo di minatori alla ribellione, alla violenza. Un capolavoro drammatico, aspro, robustamente delineato nelle psicologie dei personaggi, impregnato di succhi passionali che trascinano lo spettatore nel fondo di una miniera, tra l’ansia e la disperazione dell’attesa per la propria sorte. 

14 marzo, ore 21

Da qui al
l'eternità

di Fred Zinnemann. Con Frank Sinatra, Deborah Kerr, Montgomery Clift, Burt Lancaster. USA 1953 – v. italiana (118’)

Capolavoro intenso e coinvolgente, ambientato in un accampamento militare poco prima dell'attacco di Pearl Harbor, racconta gli amori, le umiliazioni, le rivincite e i tradimenti di cinque personaggi, interpretati magistralmente da alcune delle star più famose di Hollywood dell’epoca. Premiato con otto premi Oscar, è senza dubbio il migliore melodramma di guerra.  

15 marzo, ore 21

Uomini – Il mio corpo ti appartiene

di Fred Zinnemann. Con Marlon Brando, Everett Sloane, Teresa Wright. USA 1950 – v. italiana (85’)

Al suo primo film, Marlon Brando, si rivela già un attore straordinario, capace di trasmettere verità emotiva e autenticità al dramma di un soldato ferito in guerra, che attraversa le tappe della riabilitazione e del reinserimento nella vita civile. Fece sensazione all’epoca per la rappresentazione senza ipocrisie del problema sessuale. 

Si ringraziano per la collaborazione: Fondazione Centro Sperimentale di Cinematografia – Cineteca Nazionale, Fondazione Cineteca Italiana – Milano, Cineteca D. W. Griffith, Warner Bros. Entertainment Italia, Emme Cinematografica 
 
 

INFORMAZIONI

Palazzo delle Esposizioni – Sala Cinema

ingresso scalinata di via Milano 9 A, Roma

biglietto: intero € 4,00 – ridotto € 3,00 – abbonamento alla rassegna € 20,00

www.palazzoesposizioni.it

Giornata del Gatto

febbraio 17, 2009

Giornata del Gatto - Cat Day

o dell'impossibilita' di limitare le proprie cazzate al flickr!

In ogni caso auguri a tutti i felini e meno sanremo per tutti

Operazione Valchiria

febbraio 16, 2009

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L’ Operazione Valchiria e’ l’ultimo e il piu’ celebre dei 15 attentati (tutti falliti!) perpetrati dai vertici dell’esercito tedesco ai danni di Adolf Hitler. L’operazione, avvenuta meno di un anno prima della rovinosa caduta del Terzo Reich, non puntava solo all’eliminazione fisica del tiranno, ma contava di fargli seguire un colpo di stato che decapitasse i vertici delle SS operando una geniale modifica di una direttiva di difesa interna dello stato nazista. 
Preceduto da una serie di insinuazioni e pregiudizi su una forte ingerenza di Tom Cruise sulla direzione della pellicola, il film si rivela piu’ che dignitoso, sorretto da una buone dose di tensione, forse e’ un poco lunga la prima parta che narra come Stauffenberg perse un occhio e una mano durante un attacco aereo sul fronte africano. 
Un Tom Cruise misurato nella sua interpretazione, con ciuffo riccioluto e mascella volitiva fa rivivere i divi degli anni '50 e l’atmofera d’antan pervade tutta la pellicola nella costruzione molto classica della sceneggiatura e nella fotografia che riportano ai grandi film di guerra anni '50/'60 con il loro bagaglio retorico che non manca neppure qui e forse la pecca piu’ grave dell’opera e' il voler attribuire al protagonista sentimenti umanitari e contemporanei (compreso il ripudio dello sterminio degli ebrei) che molto probabilmente non appartenevano al personaggio storico, spinto piu’ dal desiderio di agire per il bene supremo della nazione anche a costo di eliminare un capo a cui aveva giurato fedelta’ ma che aveva fallito e stava portando la Germania alla rovina; ma del resto il film si apre con una didascalia che dice chiaramente che il film si ispira solo a vicende reali, abbandonando fin da subito la ricerca di una verita’ storica.

Il giardino di limoni

febbraio 12, 2009

Ilgiardinodilimoni

Quando Il ministro della Difesa israeliano decide di trasferirsi in una casa sul confine palestinese per la sua vicina araba iniziano i guai: il frutteto di limoni piantato dal padre e unica fonte di sostentamento per la vedova, dev’essere abbattuto per assicurare l’incolumita’ dell’importante vicino, ma la donna impugnera’ la decisione.. 
 
Il film denuncia l’assurdita’ della vita sotto assedio che assume sfumature kafkiane arrivando a dichiarare una piantagione di limoni un pericolo mortale, una situazione i cui risvolti ridicoli sono sottolineati dalle stupide domande dei test di allenamento per il giovane soldato che vuole fare carriera e che risuonano costantemente intorno torretta di guardia. 
A dar maggior peso alla pellicola e’ la situazione parallela delle due donne protagoniste del film, oltre a Salma, la battagliera vedova palestinese, c’e’ Mira, la moglie del ministro che si rende conto di essere una presenza ingombrante per la sua vicina e nell’evolversi della vicenda capira’ di avere accanto a un uomo ipocrita come politico e come marito.
Anche Salma per portare avanti la battaglia in difesa della sua proprieta’ si dovra’ scontare con l’ipocrisia maschile , quella della sua gente che non apprezza l’indipendenza della donna e quella dell’avvocato che patrocina la sua causa. Le due donne si guardano e si studiano da lontano fino ad incontrarsi solamente per scambiare un sorriso e una stretta di mano, muta sorellanza conscia di esser insufficiente ad abbattere muri fisici e mentali di odio e sospetto. 
Hiam Abbas, gia’ vista nel precedente film di Riklis, La sposa siriana , conferma la bravura e  l’intensita’ della sua recitazione.

Milk

febbraio 4, 2009

Milk

New York, 1970: nel giorno del suo quarantesimo compleanno, Harvey Milk conosce Scott, l’uomo che sconvolge la sua vita e gli consente di fare un salto di qualita’ abbandonando il lavoro da assicuratore e uno stile di vita votato a non far notare la propria omosessualita’. Harvey e Scott si trasferiscono nella citta’ piu’ libertaria d’America, San Francisco dove vivere appieno il loro amore. Quando Milk si rende conto che neppure a San Francisco i diritti gay sono rispettati, decide di darsi all’attivismo politico  e farsi leggere come consigliere comunale.. 
Gus Van Sant ci racconta la vita di Harvey Milk nel piu’ puro stile biopic: e’ Milk stesso che rievoca la propria esistenza salvandola su alcuni nastri nel timore di essere ucciso, cominciando da quell’incontro che 8 anni prima ha cambiato la sua vita. 
Il film ha il grosso difetto del genere biopic, quel tono puramente descrittivo che pone sullo stesso piano la vita privata di Milk e quella politica dell’America anni ‘70 certamente fortemente intrecciate ma si crea una distanza tra spettatore e vicenda che non permette mai di partecipare ai fatti che si svolgono sullo schermo.
La mano del Van Sant che amo torna nelle scene finali con quelle geometrie apparentemente non intersecanti tra l’ingresso di Milk in municipio e la follia di White che vaga per i corridoi.
Se Sean Penn e’ sicuramente bravo, ancora piu’ stupefacente e’ la prova di Josh Brolin, maschera dei perdenti americani, dal Giorgino Bush di W di Oliver Stone, a questo consigliere comunale impazzito per le troppe merendine.

Michael Cimino: 70 anni per 7 film

febbraio 3, 2009

Mcimino

***Il regista è scomparso sabato 2 luglio 2016 a 77 anni***

Nato a New York il 3 febbraio 1939, studia architettura ed arti figurative; nel 1962 inizia a girare documentari e spot televisivi. 
Clint Eastwood rimane colpito dal contributo di Cimino alla sceneggiatura di Una 44 magnum per l’ispettore Callaghan e decide di farlo debuttare dietro la macchina da presa nel 1974 in Una calibro 20 per lo specialista
Il piu’ grande successo come regista di Michael Cimino e’ la sua seconda opera Il cacciatore (1978) capolavoro indiscusso della cinematografia, vincitore di 5 premi oscar, tra cui miglior film, nel 1979. 
L’enorme successo de Il cacciatore fa si che Cimino abbia carta bianca per la sua terza opera, I cancelli del cielo del 1980, western fluviale ed atipico “che contemporaneamente celebra e distrugge il mito della Frontiera” (Mereghetti). La pellicola fece fallire la United Artists e fa di Cimino un outsider che torna alla regia solo nel 1985 con L’anno del dragone. Il film non e’ esente da polemiche per lo spaccato cruento e senza speranza che offre delle metropoli americane, in particolare della Chinatown di NewYork. Resta forse l’opera piu’ visibile tra quelle di Cimino per la presenza di Mickey Rourke all’apice del successo, in Italia fu distribuito dopo Nove settimane e mezzo e ancora oggi gode di una buona distribuzione sui palinsesti televisivi.
 
Cimino1
Rourke e Cimino collaborano in 3 film e l’incontro avviene sul set de Il papa di Greenwich Village del 1984 da cui Cimino fu licenziato a meta’ lavoro per venire sostituito da Stuart Rosenberg. 
Nel 1987 Cimino gira Il Siciliano rileggendo assieme a Mario Puzo la vita di Salvatore Giuliano come un Robin Hood siciliano, con un improbabile Christopher Lambert nel ruolo del bandito, ma allora il divo anglo francese era la star del momento.. 
Nel ‘90 torna a collaborare con Mickey Rourke in Ore disperate remake dell’omonima pellicola del 1955 firmato da William Wyler.
 
Cimino2
L’ultimo film di Cimino e’ del 1996, il bellissimo Verso il sole, storia di Brandon ‘Blue’ Monroe, un ragazzo navajo condannato per omicidio e malato terminale di cancro. Brandon sequestra un medico e lo costringe a seguirlo in una sorta di viaggio iniziatico nel deserto in cerca della guarigione. Pellicola dolente e toccante e praticamente invisibile al cinema o in televisione.
 
Versoilsole
Nel 2007 Cimino ha anche diretto un episodio del film collettivo Chacun son cinéma ou Ce petit coup au coeur quand la lumière s’éteint et que le film commence (To each his own cinema – A ciascuno il suo cinema) diretto da 33 registi che raccontano il loro rapporto con il cinema, inutile dire che il film non e’ stato distribuito in Italia ma solamente presentato al festival di Roma di quell’anno.

Attualmente Cimino sta lavorando una nuova opera il cui titolo e’ Man’s fate e, ispirandosi al romanzo di Andre’ Malraux, La condizione umana,  narra le vicende di alcuni Europei nella Shangai della rivoluzione comunista del 1923.

Australia

febbraio 2, 2009

Australia

Il guaio di questo film e’ sostanzialmente un anno, il 1941. 
Luhrmann ha la necessita’ di iniziare ila pellicola con quel bel 1939 scritto in sovrimpressione che rimanda chiaramente all’uscita dei due film feticcio a cui la sua opera si ispira, Via col vento di cui vuole ricreare il clima epico sentimentale e Il mago di OZ, vero punto di riferimento per Australia, con la celeberrima Somewhere over the rainbow arrangiata in tutte le salse.
La parte di film che inizia nel 1939, cioe’ l’arrivo dalla brumosa Inghilterra di Sarah Ashley (plausi eterni a Luhrmann per l’innata capacita’ di rendere sempre al meglio la Kidman, qui adorabilmente simpatica) e la difficolta’ dell’altezzosa lady ad inserirsi nella rozza Australia, le scintille con l’indomabile Drover e la folle corsa con la mandria, questa prima parte dicevo e’ ottima e se il film si fosse concluso con il coronamento d’amore tra Mrs Boss e Drover saremmo qui ad esaltare l’ennesima prova dell’abilita’ del regista di creare ottimi film mescolando suggestioni del cinema del passato: impossibile non citare l’entrata in scena di Drover con un dettaglio degli occhi chiaro omaggio ai western di Sergio Leone e alla sua icona Clint Eastwood. 

Australia

Purtroppo il progetto di Luhrmann e’ piu’ ambizioso e vuole assolutamente raccontare il bombardamento di Darwin del 19 febbraio 1942, dopo che   l’attacco di Pearl Harbour  ha scatenato la seconda Guerra Mondiale nel Pacifico, resta dunque quel buco di 12 mesi da riempire attraverso la storia di un grande amore che si va logorando, ma il pubblico ha gia’ avuto la sua dose piu’ che soddisfacente di scontri tra i due sessi e a fatica segue le dinamiche di una famiglia cosi’ eterogenea, lei lady inglese, lui mandriano che si prendono cura di un piccolo aborigeno che vuole mantenere il legame con la sua cultura. Il buon senso avrebbe imposto una cesura o un salto temporale perche’ la composizione del film e’ gia’ azzardata di suo mettendo il momento tragico dopo il coronamento d’amore e anche se le scene del bombardamento sono ben fatte, la suspance intorno alla presunta morte di uno dei tre protagonisti regge, il bello del film si raccoglie tutto intorno a quel meraviglioso 1939.