Posts Tagged ‘Eva’

Storie di fantasmi

marzo 15, 2019

Storie di fantasmi

Ghost Story
USA 1981, Universal
con Fred Astaire, Melvyn Douglas, Douglas Fairbanks Jr., John Houseman, Craig Wasson, Patricia Neal, Alice Krige, Jacqueline Brookes, Miguel Fernandes, Mark Chamberlin, Tim Choate, , Ken Olin
regia di John Irvin

New England: quattro anziani uomini di successo uniti da un’amicizia che risale alla prima giovinezza, si ritrovano regolarmente per raccontarsi vecchie storie di fantasmi irritando le mogli che ritengono i macabri racconti la causa dei continui incubi dei mariti. Quando David, il primogenito di Edward Wanderley muore in maniera misteriosa, torna in città il fratello minore Don che aveva avuto una relazione precedente con la moglie del fratello; nel giro di pochi giorni anche il padre muore in maniera poco chiara e quindi Don affronta i superstiti della Società degli Eterni raccontando la sua storia con Alma, la ex fidanzata che poi ha sposato il fratello David, una ragazza strana, vittima di incubi, ossessionata dalla sua famiglia e dalla pelle perennemente fredda.
Dopo la repentina scomparsa di John Jaffrey, gli ultimi due sopravvissuti raccontano a Don il segreto che condividono dalla giovinezza che portò alla morte di una ragazza, Eva, e i tre si convincono che Alma sia la reincarnazione di Eva, tornata per vendicarsi.



Storiedifantasmi

L’opera seconda del regista americano John Irvin è un horror fatica ad ingranare: l’inizio è un po’ farraginoso e il film comincia a funzionare nella seconda parte quando Don racconta il suo legame con Alma, di come lei lo abbia lasciato quando lui ha mostrato qualche remora sul matrimonio e abbia immediatamente irretito il fratello facendosi sposare da lui e in risposta i due sopravvissuti della Società degli Eterni raccontano i fatti che hanno portato alla morte accidentale di Eva, creduta morta dopo che Edward l’ha spintonata violentemente per evitare che raccontasse la sua defaillance sessuale; terrorizzati, i quattro amici hanno gettato la ragazza nel lago dentro un’automobile accorgendosi troppo tardo che in realtà era ancora viva.



Storiedifantasmi

E forse Eva è restata viva per oltre cinquant’anni ad imputridire sotto le gelide acque del lago fino a quando non trova in due ragazzi scappati da un manicomio un aiuto per la sua vendetta:  Gregory Bate è una versione rivisitata del folle Renfield di Dracula, figura a cui sembra ispirarsi la condizione di non morta della donna, senza ricorrere al vampirismo.
I lunghissimi capelli di Eva/Alma con cui la donna si nasconde il volto che può essere bellissimo o un teschio macabro, mi ha ricordato la figura simbolo dell’horror giapponese degli anni 2000, la terribile Sadako che usciva anche lei da gelide acque, chissà se Storie di fantasmi è stata una fonte d’ispirazione?



Storiedifantasmi

Nonostante qualche lungaggine il film mescola con eleganza l’atmosfera sospesa e malinconica dell’inverno del New England sottolineata anche dalla vecchia casa infestata, con situazioni decisamente splatter e il finale riesce a impressionare ancora oggi.



Ghoststory

Il reale motivo d’interesse resta comunque il cast di vecchie glorie, con un ottimo Fred Astaire (al suo ultimo fiilm) in grado di ridare la pace al fantasma, un ironico tocco metacinematografico è quello in cui il ragazzo che lo interpreta negli anni ’30 rifiuta un ballo a Eva perché non sa ballare.
Comparsata di lusso di Patricia Neal, nei panni della moglie di Astaire di cui deve sopportare gli incubi.

La mossa del pinguino

agosto 29, 2018

Italia 2013
con Ricky Memphis, Edoardo Leo, Antonello Fassari, Ennio Fantastichini, Francesca Inaudi
regia di Claudio Amendola



Lamossadelpinguino


Roma 2013: il garzone del “grattachecche” Bruno rimane molto stupito che il capo abbia offerto la sua granita a un turista, Bruno allora gli racconta di come nel 2005 per uscire da una truffa in cui era caduto, avesse messo insieme una squadra di curling per partecipare alle Olimpiadi invernali di Torino 2006…



Lamossadelpinguino


Esordio molto piacevole alla regia di Claudio Amendola che ha confermato una certa ecletticità girando un noir, Il permesso come opera seconda, assai diverso nello stile da La mossa del pinguino ma in fondo non troppo nella tematica portante del riscatto personale.
Bruno è un trentenne sposato e con un figlio di nove anni ma nonostante questo resta un eterno Peter Pan, inaffidabile ma dal cuore d’oro per questo la moglie e soprattutto l’amico Salvatore lo seguono in ogni sua folle impresa. Eva, la moglie, questa volta non sa nulla del progetto di partecipare alle Olimpiadi sfruttando il fatto che il curling è uno sport ancora poco conosciuto in Italia perché Bruno sta cercando di rimediare, a modo suo, a una fregatura che si è preso da un’agenzia immobiliare.
Convinti che in fondo il curling sia solo “bocce” sul ghiaccio Bruno e Salvatore cercano altri due giocatori per formare la squadra, uno è un integerrimo vigile zoppo, Ottavio, l’altro è un mezzo truffatore abile giocatore di biliardo, Neno. Il guaio è che i due hanno un pessimo passato in comune ma trovato un compromesso l’impresa può iniziare con sommo divertimento degli spettatori perché le gag non mancano e sono molto divertenti.
Un’altra cosa che funziona molto bene è la colonna sonora soprattutto i pezzi usati per le scene sul ghiaccio:il primo traballante allenamento sulle note de Il lago dei cigni è notevole.



Lamossadelpinguino


Il tema del tentativo folle di riscatto sociale non è certo nuovo ed il film è coevo a Smetto quando voglio che ha sempre Edoardo Leo per protagonista, ma La mossa del pinguino vanta un certo approfondimento dei personaggi osando anche toccare temi delicati come le solitudini di Salvatore che accudisce il padre fino all’ultimo, e quella rigida di Ottavio nata dalla delusione per il comportamento della moglie di cui ha fatto le spese anche Neno.

Ex Machina

settembre 3, 2015

Exmachina Il giovane programmatore Caleb vince un premio aziendale e va a passare una settimana con il capo, Nathan Batemam, genio del computer che ha fondato BlueBook, il più importante motore di ricerca del mondo. Il ragazzo si ritrova in mezzo al nulla in una villa-bunker ma lo stage si rivela essere qualcosa in più: il giovane programmatore è stato scelto per testare l’intelligenza artificiale a cui Nathan sta segretamente lavorando: Ava. L’androide si rivela estremamente consapevole di sé e del mondo e avverte Caleb di non fidarsi di Nathan, intanto nel corso delle sessioni di test Ava e Caleb cominciano a nutrire un’attrazione reciproca..

Ex Machina fino a un decennio fa sarebbe stato un noir di inganni manipolato da una seducente dark lady, la novità oggi sta nel fatto che l’elemento femminile è incarnato da un’Intelligenza Artificiale, elemento per la verità neppure originalissimo visto che anche in Lei (Her) avevamo un sistema operativo declinato al femminile in grado di evolversi mentalmente e sentimentalmente.
Il film resta un buon esempio di fantascienza filosofica con rimandi a capisaldi della sci-fi come Blade Runner e direi anche Alien3 La Clonazione per la scoperta dei precedenti falliti.
Con una storia, ripeto piacevole ma con un forte senso di déjà vu, mi sono concentrata sugli elementi che mi hanno infastidito fin dall’inizio.
Tornando al paragone con Lei, sembra farsi strada l’idea che i robot non soggetti alle leggi di Asimov siano tutte femmine, qui poi si scrive Ava e si pronuncia Eva quindi il rimando alla trasgressione delle leggi divine è insito nel nome, anche se la Prima Androide non verrà cacciata dall’Eden ma sarai lei a scegliere di andarsene.
Peggiori sono le identificazioni razziali: per far capire subito allo spettatore che Nathan è un tipo losco e creare una tensione che andrà in crescendo si pensa bene di puntare tutto sull’aspetto fisico: scuro, con capo rasato e il barbone, più che un hipster, il grande capo della BluBook ricorda un terrorista arabo, in contrapposizione con l’aspetto angelico, biondo e occhio azzurro del figlio di Brendan Gleeson.
Anche per i modelli che portano alla creazione di Ava non manca l’identificazione razziale, l’unica ancora attiva è Kyoko, ridotta a una schiava sessuale, ruolo che si identifica piuttosto bene con la donna asiatica mentre la furba Ava non è bellissima come i modelli che l’hanno preceduta ma è di pura razza caucasica, quasi che l’emancipazione fosse una connotazione razziale della donna occidentale.

Anarchia – La notte del giudizio

luglio 31, 2014

Anarchia 2023: da nove anni negli Stati Uniti d’America vige un nuovo ordine, quello dei Nuovi Padri Fondatori, che ha portato ai minimi storici la disoccupazione e la criminalità. Il segreto di questa florida situazione politica sembra essere la Notte della Purificazione, 12 ore in cui ogni forma di tutela è sospesa e la gente può farsi giustizia da sola. Eva e la figlia Kali vengono catturate da una squadra paramilitare ma salvate da un individuo che sta andando a compiere la sua personale vendetta, a loro si uniscono Shane e Liz, una coppia presa di mira da una banda di ragazzi dediti alla Purificazione: riusciranno a sopravvivere nella notte senza legge di Los Angeles?

Sequel di <La note del giudizio uscito nel 2013, Anarchia è un gran bel film su cui non pesa il marchio del sequel (pare essere migliore della pellicola che l’ha preceduto).
Cita espressamente I guerrieri della notte e Fuga da New York e rimanda interamente all’action movie anni ’80 per le atmosfere cupe ma poco splatter e i personaggi granitici schierati in maniera netta tra bene e male.
Quello che più vale è però il messaggio del film, fortemente critico con la cultura delle armi tipicamente americana e quella ormai globalizzata del profitto a ogni costo. Come sostiene il gruppo combattente antagonista al potere, non è purificandosi degli istinti più biechi che l’ordine creato dei Nuovi Padri Fondatori prospera, ma in quelle dodici ore di caos totale vengono eliminati i più deboli e poveri con un grande risparmio per lo stato sociale. La violenza legalizzata genera solo nuova violenza che sia quella raffinata dei gruppi organizzati che spadroneggiano per le città o che esploda improvvisa in una famiglia apparentemente contraria alla notte della purificazione.
Da vedere.

Snow Piercer

marzo 13, 2014

Nel luglio 2014, per combattere il riscaldamento globale divenuto insostenibile, s’immette nell’atmosfera un gas che dovrebbe riportare il clima a valori accettabili e invece causa una terribile glaciazione. Sopravvivono solo i passeggeri del treno di Wilford, un magnate visionario che ha creato una rete ferroviara che collega tutti i continenti nel giro di un anno: il suo treno soprannominato “arca sferragliante”, non si ferma mai e l’ordine sociale interno, regolato dalle tre classi di biglietto, è inflessibile e terribile. Dopo 17 anni, nel 2031, una rivolta dei viaggiatori di terza classe riesce a cambiare le cose..

Snowpiercer 1

La grande attesa per il più costoso film coreano della storia, diretto da un regista di culto come  Bong Joon-ho che si è ispirato a un fumetto francese, si è sgonfiata velocemente: il cinema asiatico pare aver perso l’appeal del decennio scorso e nonostante gli altisonanti paragoni con i capolavori della fantascienza da Blade Runner a Matrix, il pubblico non si è lasciato attrarre dalla pellicola che oggettivamente è molto distante dai film a cui è stata accostata anche solo per mancanza di potere immaginifico: difficile pensare che un’umanità stracciona stipata nei vagoni da carro bestiame di terza classe riesca a penetrare l’immaginario collettivo.
Anche il terribile Wilford, rinchiuso nel sancta sanctorum della locomotiva, che il capo rivolta Curtis riesce infine ad espugnare, incarna il modo con cui oggettivamente la nostra società mantiene una parvenza di equilibrio, sfruttando i poveri e i bambini: difficile gradire che ci sbattano in faccia verità che ci sforziamo di ignorare.
Ciò non toglie che Snow Piercer abbia il fascino delle grandi opere visionare che recano già in nuce il germe del fallimento (che dire della novella Eva col suo Adamo toy boy, visto che ha 12 anni meno di lei?) .
Punto di forza del film è il grande cast internazionale: Chris Evans nei panni di Curtis è molto più incisivo che nel ruolo dell’ingenuo Captain America, Ed Harris è come sempre superlativo e Tilda Swilton è quasi irriconoscibile nel trucco ma perfetta nel ruolo molto fumettistico della viscida Primo Ministro Mason.

Il nastro bianco

aprile 23, 2010

Ilnastrobianco E’ una favola gelida quella che Haneke fa raccontare al suo narratore che rievoca, a molti anni di distanza, l’escalation di inquietanti incidenti rimasti senza colpevole, che sconvolsero un villaggio della Prussia dove, chi ci narra la vicenda era un giovane maestro.
Come anticipa dal prologo il narratore, mentre le immagini del ricordo emergono dal nero della memoria, quei fatti potrebbero servire a chiarire gli eventi che si svilupparono in Germania negli anni a seguire. E’ chiara l’allusione al Nazismo che prese piede subito dopo la Prima Guerra Mondiale.
Paolo Mereghetti nella sua recensione su Il Corriere della Sera, del 29 ottobre 2009 dice di trovare troppo riduttivo e meccanico il rapporto tra il rigido potere esercitato dalle figure maschili su quei bambini che daranno poi vita a una generazione i cui principi folli porteranno la nazione (e il mondo) alla distruzione.
A me pare che l’ambiguita’ del regista, la cui mancanza lamenta il Mereghetti, si concentri tutta nella figura del narratore che come lui stesso tiene a specificare, e’ un testimone parziale di alcune vicende che ha solo ricostruito e anche i ricordi sono, per sua ammissione, offuscati dal tempo. Perche’ la necessita’ di questa premessa se non per giustificare in qualche modo la ricostruzione di una realta’ in cui tutti sono cattivi tranne proprio la figura del maestro e della sua tenera fidanzata, Eva? Certo, il testimone per sua natura cerca sempre di edulcorare la propria posizione, ma dov’e’ l’influenza benigna dell’insegnante su questa infanzia votata alla perversione? Del resto il maestro non doveva essere un cosi’ alto senso della missione dell’insegnamento se al ritorno dalla guerra rilevo’ la vecchia e ben piu’ proficua professione paterna di sarto…
Ecco allora che tra le pieghe della testimonianza si cela un altro elemento che rende meno meccanicistico il rapporto tra coercizione e nazismo: l’incapacita’ di impedire l’innescarsi di questo processo da parte di chi ne aveva lo specifico compito.

Estasi

febbraio 24, 2009

Estasiloc

Extase 
Cecoslovacchia 1933 
con Hedy Kiesler, Zvonimìr Rogoz, Aribert Mog 
Regia di Gustav Machaty. 
 
Eva fa tristemente ritorno alla casa paterna dopo il fallimento del matrimonio con Emil, uomo piu’ anziano di lei, distratto puntiglioso e molto probabilmente impotente. Un giorno la giovane donna conosce l'aitante ingegnere Adam e tra i due scoppia la passione ma il suicidio di Emil, che capisce di aver definitivamente perso la moglie, costringe Eva a fuggire dall’amato. 
 
Il film e’ celeberrimo per la famosa scena di nudo integrale di Hedy Kiesler, qui in versione paffuta prima di trasformarsi nell’eterea diva americana Hedy Lamarr, ma la pellicola riserva altri aspetti fascinosi che rendono interessante la visione ancora oggi. Innanzitutto l’uso limitatissimo del sonoro, soprattutto nella prima parte, che lascia ampio spazio alla tensione ed alle immagini fortemente simboliche girate con uno stile che oscilla tra Eisenstein e la Riefenstahl. 
La descrizione dei caratteri dei protagonisti e’ geniale: per raccontare la meticolosita’ di Emil, l’uomo viene mostrato mentre si mette a lisciare le frange di un tappeto. Emil e Adam sono completamente antitetici sia nell’aspetto fisico che nei comportamenti: mentre Emil uccide sadicamente gli insetti che lo infastidiscono, il nerboruto Adam mostra un’insolita delicatezza nell’aiutare un’ape a riprendere il volo grazie ai petali di un fiore. Gli insetti sono una chiara metafora di Eva, soffocata dalla vita cittadina a cui Emil la costringe e che invece rifiorisce nella tenuta agricola del padre grazie al contatto con la natura e alla passione fisica per Adam.
 
Estasinudo
L’amore sensuale e’ infatti il tema centrale dell’opera raccontato attraverso allusioni ben chiare: l’accoppiamento tra i cavalli, l’insistente lavoro dei macchinari che penetrano la terra. Ci sono  poi il famigerato bagno e la corsa  di Eva nuda, ma rimane molto piu’ interessante la sua presa di coscienza del desiderio in una notte ventosa che la porta, quasi suo malgrado, alla casa dell’uomo amato. Purtroppo l’esaltazione panica del sesso e della natura viene inficiata da un finale moralista: Eva si sente costretta dal senso di colpa ad abbandonare Adam quando scopre il suicidio di Emil, e qui i nomi biblici dei personaggi sottolineano come una volta di piu’ la donna che prende cio’ che vuole sia costretta a pagare lo scotto della sua scelta e mentre le immagini finali si soffermano su un Adam pensoso, nel montaggio viene inserito un fotogramma di Eva finalmente felice perche’ madre: non importa se quello rappresentato sia solo il sogni di Adam o il destino effettivo di Eva, il messaggio resta sempre quello di un femminile che raggiunge la sua pienezza solo nella maternita’.