Archive for aprile 2007

Bruci la citta’

aprile 27, 2007

E’ uscita da una settimana ed e’ gia’ un tormentone la nuova canzone di Irene Grandi, scritta con insieme a Francesco Bianconi dei Baustelle: non sono una grande fan ne del gruppo senese ne’ di Irene Grandi e l’unica cosa che mi diverte davvero e’ questa apoteosi del congiuntivo, quasi un canto funebre del modo verbale che va sempre piu’ scomparendo, visto che in radio due volte su tre sento annunciare “brucia la citta’”, a proposito nella prima strofa non dovrebbe esserci un rimanga invece di rimani?

Bruci la città
e crolli il grattacielo
rimani tu da solo
nudo sul mio letto.

Bruci la città
o viva nel terrore
nel giro di due ore
svanisca tutto quanto
svanisca tutto il resto.

E tutti quei ragazzi come te
non hanno niente come te
io non posso che ammirare
non posso non gridare

che ti stringo sul mio cuore
per proteggerti dal male
che vorrei poter cullare
il tuo dolore il tuo dolore.

Muoia sotto un tram
più o meno tutto il mondo
esplodano le stelle
esploda tutto questo

muoia quello che è altro
da noi due almeno per un poco
almeno per errore.

E tutti quei ragazzi come te
non hanno niente come te
io vorrei darmi da fare
forse essere migliore

farti scudo con il mio cuore
da catastrofi e paure
io non ho niente da fare
questo e quello che so fare

Io non posso che adorare
non posso che leccare
questo tuo profondo amore
questo tuo profondo amore

Mio fratello e’ figlio unico

aprile 26, 2007

Miofratelloefigliounico L’adolescenza di Accio Benassi si svolge a Latina, a cavallo tra gli anni ‘60-’70, in seno a una famiglia proletaria dove il piccolo Accio deve dividere le attenzioni con lo scomodo fratello maggiore, Manrico, fascinoso ed inaffidabile..

Mi pare un po’ riduttivo vedere in questa vicenda solo la contrapposizione tra le ideologie fasciste e comuniste che animavano i giovani dei tardi anni ’60: la figura di Accio e’ molto piu’ complessa del ragazzino che prima diventa picchiatore fascista perche’ lusingato dal venditore ambulante Mario (interpretato molto bene da Zingaretti) e che poi, deluso dai camerati, simpatizza con la sinistra, nel cui ambito si muove tutta la sua famiglia. E’ da prendere in considerazione anche il bel prologo in seminario dove Accio prova le prime delusioni “ideologiche” confrontandosi coi preti troppo indulgenti con le sue emergenti pulsioni sessuali, perche’ se Accio e’ dotato di una grande lucidita’ che gli permette di vedere la strumentalizzazione del pensiero fascista o l’inaffidabilita’ di Manrico, forse in risposta di questi limiti che coglie cosi’ bene, si muove sempre con un estremo rigore morale che cozza con la sua ingenuita’ di ragazzino. Mi pare che Lucchetti riesca a dipingere un ritratto molto approfondito e credibile di un giovane che viveva nella provincia italiana di quegli anni, caratterizzati da una forte vivacita’ emotiva e anche fisica che ben traspare anche dai nervosi movimenti di macchina; dove il film si fa piu’ debole e’ nel solito finale sospeso che lascia in sospeso anche il personaggio di Francesca e mi domando il senso di chiudere con Amore disperato di Nada, un brano del 1983 immesso in una colonna sonora estremamente rigorosa nel fungere da marcatore storico: immagino che quelli che vediamo siano Accio e il nipote Amedeo, (interpretato dal memorabile Vittorio Emanuela Propizio che interpreta Accio da ragazzino) ma mi sfugge il vero senso di queste immagini.
Dubbi sul finale a parte, il film resta molto significativo e si fa notare per le grandi prove attoriali che offre: oltre ai gia’ citati Zingaretti e Propizio, da sottolineare l’ottima prova di Angela Finocchiaro nei panni della madre che da il meglio di se’ nella parte finale come un’intensa vecchia mater dolorosa e soprattutto ottima prova del protagonista Elio Germano, che finalmente ha trovato un ruolo che ne rivela in pieno tutte le potenzialita’, ma che da tempo si faceva notare tra i giovani attori italiani.

auguri a Jack Nicholson

aprile 22, 2007

Nicholsoneasyrider 70 anni anche per Jack Nicholson, uno dei migliori attori viventi, se non il migliore penalizzato solo da un ghigno mefistofelico ormai troppo riconoscibile.
John Joseph Nicholson nasce il 22 Aprile 1937 a Neptune, nel New Jersey, a 17 anni si trasferisce in California per studiare recitazione a Los Angeles dove diventa allievo di Martin Landau ai corsi di recitazione creati dal celebre attore shakeasperiano Jeff Corey, qui conosce Roger Corman che gli offre il suo primo ruolo accreditato ne La piccola bottega degli orrori (1960) dove interpreta il ruolo del paziente masochista del dentista, Nicholson resta per qualche anno nella factory di Corman partecipando anche a I maghi del terrore e La vergine di cera (che e’ la sua prima regia non accreditata) entrambi del 1963.
Nel 1965 debutta anche nella sceneggiatura con Le colline blu, film di cui e’ protagonista, diretto da Monte Hellman in contemporanea con La sparatoria, che vede ancora Nicholson tra i protagonisti, e che uscira’ solamente nel 1967.
Shining Nel 1969 arriva la pellicola che decreta il successo di Jack Nicholson, Easy Rider, il film manifesto della contro cultura americana anni ’60 diretto da Dennis Hopper; la fama dell’attore viene confermata nel 1970 da un altra opera di culto, Cinque pezzi facili di Bob Rafelson: in questo modo comincia per Jack Nicholson un decennio che lo vede protagonista di film importantissimi, se non a livello artistico, almeno per identificare un’epoca, per citare solo i principali: Conoscenza carnale del 1971 diretto da Mike Nichols, L’ultima corvée di Al Ashby (1973), Chinatown di Roman Polanski girato nel 1974, Professione reporter di Michelangelo Antonioni del 1975, anno sublime per l’attore che gira anche Tommy di Ken Russell e Qualcuno volò sul nido del cuculo di Milos Forman, considerata la miglior interpretazione di Nicholson che finalmente per questo film vince il suo primo Oscar dopo quattro nomination collezionate negli anni precedenti; Missouri del ‘76 girato accanto all’amico Marlon Brando per la regia di Arthur Penn, sempre del ‘76 e’ Gli ultimi fuochi diretto da Elia Kazan, il decennio si chiude con il ruolo di Jack Torrence in uno dei capolavori di Kubrick, Shining: credo che ogni commento sia superfluo!
Batmanjoker Gli anni ‘80 partono altrettanto bene con Il postino suona sempre due volte di Rafelson del 1981, un ruolo in Reds (1981) dell’amico Warren Beatty. Con Voglia di tenerezza del 1983 inizia un periodo di film meno impegnati e piu’ di cassetta (ma questo e’ quel che offrivano al cinema gli sfavillanti anni ‘80) e a Nicholson va riconosciuto di aver scelto film di qualita’ a partire dal bel L’onore dei Prizzi di John Huston (1985), Le streghe di Eastwich di George Miller dove interpreta niente meno che il diavolo e dove le sue sopracciglia inarcate acquistano lo status di icona; nel 1989 il ruolo di Joker nel bellissimo Batman diretto da Tim Burton con cui l’attore lavorera’ ancora nel 1996 in Mars Attacks!.
Aboutschmidt Dopo qualche film troppo di cassetta e in cui la gigioneria ha il sopravvento portandolo a sfiorare il Razzie nel 1992 per Hoffa: santo o mafioso?, Jack Nicholson ritrova nuovo vigore nel drammatico e commovente Tre giorni per la verita’ di Sean Penn del 1995, a cui fa seguito nel 1997 la commedia brillante Qualcosa e’ cambiato che gli fa vincere il suo terzo oscar, nel 2001 ancora per la regia di Sean Penn gira La promessa e una nuova nomination lo aspetta per A proposito di Schmidt del 2002; l’ultima sua interpretazione e’ del 2006 con il ruolo di Costello in The departed – Il bene e il male ultima fatica di Martin Scorsese e migliore film dell’anno secondo la Academy Awards.

Il peccato di Lady Considine

aprile 20, 2007

Peccatoladyconsidine Under Capricorn, 1949
con Ingrid Bergamn e Joseph Cotten
regia di Alfred Hitchcock

Sbarcato in Australia al seguito del governatore ed in cerca di fortuna, il giovane gentiluomo Charles Adare conosce l’ex galeotto arricchito Sam Flusky e scopre che la di lui moglie e’ una sua lontana cugina Henrietta, che tempo prima era rimasta coinvolta in uno scandalo: era fuggita con lo stalliere di cui era innamorata e il fratello che era andato a riprenderla era stato ucciso. Per questo motivo Flusky era stato condannato ai lavori forzati in Australia e Henrietta lo aveva seguito, ma ora trascina la sua vita in preda a crisi nervose e all’alcol, il giovane decide di aiutarla scatenando la gelosia del marito..

Il film meno riuscito del periodo d’oro hitchcockiano (e il piu’ difficile da reperire!) e’ un melo’ molto ben costruito dal punto di vista stilistico (rimarchevoli i piani seguenza) ma piuttosto freddo emotivamente, non riuscendo mai a comunicare la cappa di angoscia che avvolge la tenuta dei Flusky, colpa del personaggio appena abbozzato della governate che trama contro Henrietta perche’ invaghita di Sam: se questa figura fosse stata meglio delineata probabilmente la vicenda avrebbe avuto piu’ mordente.
Ultimo dei tre film che Hitchcock giro’ con la Bergman che in quel periodo iniziava la sua famigerata storia d’amore con Rossellini con conseguente trasferimento in Italia, il film brilla per la grande interpretazione dell’attrice che costruisce molto bene un’Henrietta macerata dai sensi di colpa per essere la vera assassina del fratello mentre il marito ha scontato la pena al suo posto e la macchina da presa di Hitch e’ evidentemente innamorata dell’artista con cui sta lavorando per l’ultima volta.

The illusionist

aprile 19, 2007

Theillusionist Giovane aspirante mago si lega di amorosi sensi ad una bella duchessa ma per i problemi di casta i due fanciulli vengono inesorabilmente divisi; quindici anni dopo lui torna in quel di Vienna come illusionista di successo, mentre lei e’ promessa sposa all’erede al trono dell’impero Austro Ungarico: il nuovo incontro sara’ fatale!

Secondo film della stagione che ha per protagonista il mondo della magia all’inizio del secolo scorso, ma una rondine non fa primavera, e non credo che da questo si possa desumere la nascita di un nuovo genere, per giunta The illusionist con The Prestige non ha nulla a che spartire e l’unico paragone tra le due pellicole che sono riuscita a cogliere gioca a favore di The illusionist dove la scenografia mette in campo qualche arredo del mio amato liberty, anche se di gusto razionalista (ma non si puo’ avere tutto!).
The illusionist e’ un solenne melodramma che non riesce a sollevarsi oltre la media nonostante la presenza di due attori affermati come Ed Norton e Paul Giamatti, colpa della illusione che deve portare a conclusione la vicenda e che qualsiasi spettatore un po’ scafato riesce ad intuire; nonostante questo la noia non mi ha sopraffatto ho avuto l’impressione che il film riuscisse a giocare un minimo con un meccanismo che non riusciva o non poteva tenere nascosto, ma forse e’ solo una mia tattica di sopravvivenza di fronte ad un film prevedibile, quello di trovare sviamenti all’ineluttabile svolgimento della trama.

Le streghe di Smirne

aprile 17, 2007

Lestreghedismirnejgp Che la cultura “di genere” sia esplosa non c’e’ dubbio: pare che le universita’ americane oltre ai corsi dedicati ai generi sessuali siano subissati da corsi che salvaguardano anche le minoranze, cosi’ si analizza la cultura femminile afroamericana, la gay amerindia e cosi’ via, in tutte le possibili combinazioni dei vari fattori; giustissimo per altro, dare valore a tutti i generi anche se io mi sono sempre sforzata di andare oltre, di parlare di persone, al dila’ del loro credo, sesso o razza, forse per ingenuita’ ma anche perche‘ ben conscia delle mie radici non sento nessuna urgenza di salvaguardarle, insomma credo che accanto al sacrosanto diritto di esprimere realta’ diverse, questa fioritura sia il risultato dell’appiattimento culturale per cui non si conoscono piu’ i dialetti e le tradizioni del passato, coniugato all’arroccarsi delle identita’ in seguito allo scontro di civilta’ che stiamo vivendo.
Tutto questo solo per dire che Le streghe di Smirne, romanzo d’esordio di Mara Meimaridi del 2001 sarebbe stato un romanzo intelligente, trascinante anche se scritto 15 anni fa, quando la critica lo avrebbe definito solo una gustosa epopea, sottolineandone gli aspetti fantastici legati alla magia e alla “reincarnazione”.
Protagonista del romanzo sono Katina e sua madre Eftalia scappate dalla Cappadocia e approdate nei quartieri piu’ poveri della cosmopolita Smirne. Anche se Katina non e’ esattamente una bellezza, arrivera’ ai vertici del bel mondo smirniota grazie a diversi matrimoni contratti coi piu’ bei partiti della citta’, conquistati tramite fatture ed incantesimi, perche’ Eftalia e Katina sono streghe che a Smirne trovano la protezione di Attarte, maga sopraffina e figura misterica che prende le due donne sotto la sua ala protettrice sviluppandone ulteriormente i poteri magici.
La storia e’ ambientata a cavallo del XIX e del XX secolo quando la citta’ era un centro culturale vivace e cosmopolita, fino al 1920 quando passa sotto il dominio greco, due anni dopo i turchi ne riprenderanno il possesso incendiando la citta’ che non tornera’ piu’ agli splendori precedenti; il nuovo governo turco costringera’ tutte le persone di nazionalita’ greca a lasciare la citta’, Katina sara’ tra queste, ma grazie alle doti di preveggenza riuscita’ a mettere in salvo il patrimonio dei Karamànos.
Romanzo fiume trascinante, che si perde in mille rivoli raccontando le vicissitudini di tutta la cerchia di amiche (streghe a loro volta) delle due donne, pur riuscendo a tenere sempre a fuoco la storia di Katina e sua madre, Le streghe di Smirne racconta con leggera ironia (quanti malefici non vanno a buon fine o cadono sulla persona sbagliata!) un mondo femminile che in tempi di presunta sottomissione era in grado di prendersi gioco del maschio grazie a sotterfugi e intrighi esercitati con spregiudicatezza da ogni donna, musulmana o ortodossa, oppure colta occidentale in vacanza, che fosse.

Frank Gehry, creatore di sogni

aprile 16, 2007

Gehry

A Frank Gehry, celeberrimo architetto, e’ stato chiesto spesso di poter girare un documentario sul suo lavoro, con l’originalita’ che lo contraddistingue Gehry ha proposto a Sidney Pollack di girare il documentario proprio perche’ Pollack non si era mai cimentato con questo genere; il lavoro che ne esce rispetta sicuramente i canoni del documentario classico ma come valore aggiunto c’e’ un rapporto paritario ta due artisti: a volte Pollack pone le domande facendo riferimento al personale processo di creazione, quindi il documentario, seppur in maniera indiretta finisce per parlarci anche di Pollack.
Nonostante il rapporto di amicizia che lega i due artisti Pollack non si preoccupa di svelare qualche ombra della personalita’ di Gehry, soprattutto nel rapporto dell’architetto con il suo staff; in ogni caso quel che ne esce e’ il ritratto perfetto del sogno americano: canadese, ebreo (il cui vero nome e’ Frank Owen Goldenberg) figlio di un uomo soggetto a un fallimento economico, Gehry arriva tardi all’architettura ma poi con un azzardato salto nel vuoto ne diventa il rappresentante piu’ famoso, stravolgendone completamente i canoni ufficiali.
Da sottolineare ancora una volta la pessima scelta del doppiaggio italiano che opta per il doppio sonoro: battute originali ripetute poi dalle voci italiane, con il rischio di sovrapposizione e la fatica, da parte dello spettatore di concentrarsi su almeno una delle due lingue: personalmente avrei preferito una versione originale sottotitolata

40 anni senza Toto’

aprile 15, 2007

Il 15 aprile 1967 moriva Toto’, un anniversario una volta tanto degnamente celebrato con mostre ed eventi, da consigliare sicuramente la tappa romana de Un principe chiamato Toto’ , mostra itinerante che da alcuni anni porta in giro per il mondo effetti personali ed artistici del grande comico.
Per gli appassionati internettici invece, questa chicca trovata su youtube: un provino rarissimo datato 1930 che rivela gia’ tutto il talento di Antonio De Curtis, in arte Toto’.

radiazioni BX – distruzione uomo

aprile 13, 2007

Raggibxdistruzioneuomo_2 The Incredible Shrinking Man,
USA, 1957
Con Grant Williams, Randy Stuart
regia di Jack Arnold

Scott Carey e’ un uomo felice: una carriera di pubblicitario, una deliziosa mogliettina con cui forma una coppia perfetta da sei anni e con la quale sta trascorrendo una vacanza in barca, e mentre la moglie e’ sottocoperta, la barca attraversa una strana nuvola che lascia una patina sul corpo di Scott, il quale, tempo dopo, si accorgera’ di perdere peso: gli esami medici certificheranno una malattia sconosciuta che lo sta miniaturizzando; per Scott tutto si trasforma in un potenziale pericolo.

Tratto dal romanzo Tre millimetri al giorno di Richard Matheson che ne ha curato anche la riduzione cinematografica, un capolavoro della sci-fi anni’50 diretto da Jack Arnold, regista anche del piu’ famoso Il mostro della laguna nera.
Purtroppo il film e’ invecchiato male: trattandosi di una produzione a basso costo, gli effetti speciali risultano piuttosto risibili, ma fortunatamente rimane ancora efficace il senso di angoscia provocato da un mondo che da familiare diventa improvvisamente ostile: memorabile la lotta con l’amato gatto di casa che viene ritenuto responsabile di essersi “pappato” il minuscolo Scott ormai ridotto a vivere in una casa di bambole, squassata dal terremoto provocato dai passi della moglie lungo le scale. Il nostro eroe invece sfugge al felino grazie a una caduta in cantina, luogo in cui sara’ costretto a fronteggiare un ragno per conquistarsi gli avanzi di una vecchia torta buona solo per le trappole dei topi.
Sotto la metafora della minaccia nucleare tipica del cinema di fantascienza anni ‘50 si celano questa volta le paure piu’ ancestrali dell’uomo: la perdita della propria identita’ e della padronanza del proprio ambiente.

Cento chiodi

aprile 12, 2007

Centochiodi Il film parte oggettivamente male con il custode che scopre il misfatto che viene celato per una presunta suspance che non puo’ sussistere dato che lo spettatore e’ gia’ a conoscenza prima di entrare in sala di quei libri antichi inchiodati al pavimento, e quando uno dei poliziotti arrivati sul posto, manifesta il suo stupore con un “mondo birbo!” il timore di avere buttato i soldi del biglietto e’ quasi certezza, ma fortunatamente, dopo questi svarioni iniziali, il lavoro di Olmi si fa molto interessante, gettando uno sguardo ironico sulle paure del nostro tempo (il fatto vandalico viene subito interpretato come un atto terroristico) ed illustrando il pensiero del regista cattolico, a suo modo scandaloso, non tanto perche’ “rifiuta” il valore dei libri (il virgolettato e’ d’obbligo perche’ sara’ una frase letta mentre inchioda i vecchi codici al pavimento ad indurre il professorino a compiere le scelte radicali raccontate nel film) quanto per il coraggio di vedere la bellezza dove i nostri occhi non la scorgono piu’: credo che anche chi amera’ questo film difficilmente sottolineera’ la bellezza del paesaggio o del Po (in una scena notturna le onde del fiume sotto la luna sembrano le spire di un serpente): del resto il grande fiume e’ sempre sotto gli occhi di mezza Italia e non ha il fascino mediatico del Chiantishire o dei Tropici: a mio parere la forza del film e’ proprio in questa scelta di raccontare la banale bellezza dell’ovvio piu’ ancora che nella “imitatio Christi” del protagonista, un Raz Degan che supera brillantemente la prova del film d’autore.