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The Blackbird

giugno 6, 2016

Theblackbird

Usa 1926 MGM
con Lon Chaney, Owen Moore, Renée Adorée
regia di Tod Browning

Il malfamato quartiere londinese di Limehouse è il regno del ladro Dan, soprannominato il Merlo (The Blackbird) fratello di The Bishop, prete sciancato di buon cuore che gestisce una missione per i poveri. In realtà The Bishop non esiste, è solo una messa in scena dell’astuto ladro per crearsi un alibi.
Dan è invaghito di Fifi Lorraine, stellina francese del locale notturno che frequenta abitualmente ma la ragazza gli preferisce West End Bertie, un ladro azzimato che bazzica il bel mondo per far fare incetta di gioielli ai suoi scagnozzi. Il Merlo cercherà in ogni modo di impedire l’amore tra Fifi e Bertie ma proprio il suo travestimento gli sarà fatale..

Il secondo film del rinnovato incontro di Lon Chaney con Tod Browning sotto l’egida di Irving Thalberg alla MGM, è un melodramma amoroso piuttosto lambiccato, vista anche la presenza di Polly Limehouse, ex moglie di Dan ancora innamorata di lui, che per gelosia verso Fifi scatena, senza volerlo, il dramma finale.
Anche le riprese a macchina fissa non deporrebbero a favore della pellicola ma Browning si conferma un grande costruttore di atmosfere, qui affidate a una selezione di volti inquietanti che popolano i bassifondi londinesi e Lon Chaney aggiunge quella patina untuosa ed disturbante che fa sì che ancora oggi il film riesca ad affascinare.
Fifi TheBishopCome nel precedente Il trio infernale del 1925 ritorna l’escamotage della doppia identità del ladro per avere sempre un alibi a disposizione.
Questa volta il temutissimo Blackbird ha come alter ego addirittura un prete che salva i poveri con la sua missione: forse il Merlo ha davvero un cuore migliore di quel che lui stesso crede, come sostiene Polly? Non è dato saperlo ma la cosa davvero interessante del film è che Lon Chaney, l’uomo dai mille volti in grado di deformarsi quasi a piacimento, si trasforma nello storpio Bishop direttamente in scena: con poco più di una piroetta davanti alla macchina da presa assumere la posizione contorta del personaggio.
Un urto con la porta spalancata dalla polizia che sta inseguendo Blackbird spezza la schiena di Dan che non può farsi vedere da un medico altrimenti si scoprirebbe la simulata deformità: Dan muore quindi effettivamente storpiato, secondo quella caratteristica legge del contrappasso cara al regista.
Una particolarità riguarda le didascalie: per sottolineare la diversa pronuncia degli abitanti di Limehouse dall’inglese perfetto di West End Bertie o altri personaggi si ricorre all’uso di apostrofi per contrarre frasi e suoni, caratteristica poi sviluppata negli errori grammaticali dei cowboy de Il Vento di Sjöström nel ’28.