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Smetto quando voglio – Ad honorem

giugno 17, 2019

Italia 2017
con Edoardo Leo, Luigi Lo Cascio, Neri Marcorè, Valerio Aprea, Paolo Calabresi, Libero De Rienzo, Stefano Fresi, Lorenzo Lavia, Pietro Sermonti, Valeria Solarino, Greta Scarano, Marco Bonini, Giampaolo Morelli, Peppe Barra, Rosario Lisma
regia di Sydney Sibilia

Smettoquandovolgioadhonorem

A un anno dall’arresto la banda è definitivamente sgominata, tutti i componenti sono stati richiusi in carceri diversi per impedire che abbiano altre pericolose idee. Pietro Zinni è a un passo dal sospetto dell’infermità mentale perché continua a ripetere che qualcuno in giro sta sintetizzando il gas nervino con il cromatografo. Quando Alice, la blogger che li aveva smascherati racconta a Pietro di incidente in un tecnopolo avvenuto alcuni anni prima in cui è coinvolto anche il Murena, allora ancora un ricercatore universitario, Pietro si fa trasferire a Rebibbia per sapere tutta la storia dal Murena e, una volta capito il luogo dell’attentato, Zinni accetta il patteggiamento in mondo che tutta la banda sia riunita nel medesimo carcere da cui fuggire e sventare l’attacco contando di costituirsi entro le 24 ore…

Smetto quando voglio adhonorem

Ultimo capitolo della divertente trilogia dei pericolosi ricercatori universitari, si ride sempre molto ma la critica allo stato d’abbandono in cui versa la ricerca universitaria italiana si fa più graffiante: i fondi negati in vista di futuri tornaconti politici finiscono in tragedia e al solito i processi si limitano a incolpare i morti d’incuria invece di punire i veri colpevoli.
Smetto quando voglio adhonoremSfregiato Claudio Felici, si trasforma nel boss criminale Murena mentre Walter Mercurio ha aspettato nell’ombra per anni prima di mettere in atto la sua vendetta: eliminare i vertici dell’istruzione durante una consegna di lauree ad honorem nell’università La Sapienza di Roma.
Se il messaggio è chiaro, la trama perde in compattezza perché sono presenti tutti i personaggi che abbiamo incontrato negli episodi precedenti, la banda si era ingrossata con l’entrata di altri due cervelli in fuga interpretati da Marco Bonini e Paolo Morelli, l’unica ad intuire dove possano essersi rifugiati gli evasi è la poliziotta Coletti sempre ai ferri corti con il superiore Galatro e per fare spazio a tutti nessuno ha un ruolo veramente di spicco, restano tutte figurine che vivono della gloria passata mente è adorabile il cameo di Peppe Barra come direttore del carcere.
Resta comunque l’omogeneità di fondo con i capitoli precedenti: molte risate intelligenti e i colori acidi della fotografia.

Smetto quando voglio – Masterclass

febbraio 16, 2017

Torna la scalcagnata banda dei ricercatori messa in piedi dal precario Pietro Zinni, stavolta sono al servizio dello Stato, sulla promessa della fedina penale ripulita.

L’ispettore di polizia Paola Coletti si serve di loro per sgominare le nuove “smart drugs” le cui formule non sono ancora illegali perché non note al ministero; dovendo compiere anche un’operazione di contenimento degli spacciatori, la banda si arricchisce di nuovi elementi, altri eminenti (?) cervelli in fuga ma ancora una volta le cose non andranno come previsto..

SmettoQuandoVoglioMasterclass

Smetto quando voglio – Masterclass è la seconda parte di una trilogia che si concluderà l’anno prossimo con Smetto quando voglio – Ad Honorem, episodio finale che è stato girato in contemporanea con la seconda parte.

La notizia, però, non è che finalmente un film italiano riesce ad avere un progetto produttivo degno di un blockbuster americano, la vera notizia è che Smetto quando voglio – Masterclass è uno dei rarissimi casi (del cinema mondiale) in cui il sequel è all’altezza del primo episodio.

Se torna la fotografia acida in stile Instagram, forse cambia un po’ il genere di comicità che nel primo capitolo era più affidata alle battute mentre in Masterclass a far ridere fino alle lacrime sono gag fisiche: la sequenza del treno che avrà un perfetto sviluppo in stile action, si apre con un’inattesa (perché la gag non avviene dove ti aspetti) scena fantozziana.

Il film s’inserisce in questo nascente filone che rilegge “all’italiana” i generi americani, a partire da Lo chiamavano Jeeg Robot. Il film di Sibilia sembra rimasticare molta cinematografia compresi i successi italiani: quando un detenuto critica l’altro per come canta, ammonendolo che rischia che gli tolgano la parte, ho subito pensato a Cesare deve morire dei Taviani; non è fatto di citazioni, Smetto quando voglio – Masterclass ma di allusioni a film o situazioni politiche (il manipolo su mezzi originali del III Reich sullo sfondo del Colosseo quadrato!) che sanno colpire un ventaglio di pubblico molto eterogeneo.

Sempre notevole il cast arricchito dalla presenza di Giampaolo Morelli e Marco Bonini nelle vesti di due sgangheratissimi cervelli in fuga e dalla presenza di Greta Scarano in quella della poliziotta che ha l’intuizione di sfruttare la banda per debellare il mercato delle smart drugs.

Smetto quando voglio

febbraio 25, 2014

Pietro Zinni, ricercatore universitario sulla soglia degli anta, rigorosamente precario, viene di colpo licenziato dall’università perdendo il misero stipendio che gli permetteva di sopravvivere con la fidanzata Giulia. Cercando di farsi pagare da uno studente a cui dà ripetizioni, Pietro scopre il mercato delle droghe di sintesi e decide di creare e mettere sul mercato una nuova pasticca che non essendo segnalata dal Ministero della Sanità, tecnicamente non è illegale. Per portare a termine l’impresa si avvale di una banda raffazzonata tra i migliori cervelli italiani costretti a sopravvivere con umili impieghi..

Smettoquandovoglio

L’esordio nel lungometraggio di Sydney Sibilia è un’esilarante commedia acida come le droghe che propina e come la fotografia dai colori usciti da un filtro di Instagram.
Lo stile di scrittura è quello dalle battute fulminanti di Boris di cui è presente anche buona parte del cast (notevole l’aplomb da perfetto archeologo dell’ex jena Paolo Calabresi, il temibile tecnico delle luci Biascica nella serie televisiva).
La sinossi potrebbe far pensare a una certa somiglianza con Breaking Bad invece il gioco parodistico è più sulle serie italiane visto che l’improponibile banda diventa la versione nerd e sfigata di Romanzo Criminale la serie. Il gioco è anche metatelevisivo vista la presenza di Neri Marcorè nel ruolo del Murena, boss dello spaccio romano che rivela a sua volta un passato colto, idea già proposta in una delle prime interpretazioni dell’attore all’Ottavo Nano quando faceva il modello vanesio ed era in realtà un laureato riciclatosi in questo ruolo.
Ottima conferma per il protagonista Edoardo Leo che nella scena finale degna della miglior tradizione della commedia all’italiana mi ha ricordato la svagatezza di Nino Manfredi.
Smetto quando voglio è la miglior commedia italiana in sala al momento ma non avendo nel cast comici di richiamo non avrà (soprattutto in provincia) lo spazio che merita, quindi affrettatevi a vederlo.