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La ragazza che sapeva troppo (2016)

aprile 14, 2021

The Girl with All the Gifts
GB 2016, Netflix
con Gemma Arterton, Glenn Close, Sennia Nanua, Paddy Considine, Anamaria Marinca, Dominique Tipper, Fisayo Akinade
regia di Colm McCarthy


The Girl with All the Gifts


Una terribile infezione fungina trasforma le masse in zombie famelici, i pochi sopravvissuti al contagio vivono in campi di sicurezza protetti dall’esercito nella speranza che presto si trovi un vaccino all’infezione. La ricerca della cura si effettua sui famelici di seconda generazione: bambini che nonostante la presenza del fungo nel loro cervello sono riusciti a mantenere le capacità intellettive, in pratica degli ibridi tra umani sani ed infetti. In uno di questi centri vive Melanie, una ragazzina molto sveglia che per la sua innata gentilezza si attira le simpatie della maestra Justineau che la tratta con umanità. Il centro è diretto dalla dottoressa Caldwell che vede nei bambini solo delle cavie per portare a termine le sue ricerche. Il giorno in cui dovrebbe dissezionare il cervello di Melanie, il centro cade sotto l’invasione dei famelici, riescono a fuggire la dottoressa Cadwell con alcuni soldati di protezione e la maestra Justineau che si porta dietro anche Melanie che l’ha salvato durante gli scontri con i famelici. La presenza della ragazzina è guardata con sospetto dagli altri membri ma Melanie sa rendersi utile e farsi ben volere…



Thegirlwithallthegifts


Non ho mai avuto particolare simpatia per gli zombie: vedo quotidianamente gli esiti delle azioni di una massa di gente senza cervello che non sento la necessità di seguirne le avventure sul grande schermo, confesso di non aver visto nemmeno Walking Dead.
Fatta questa doverosa premessa devo dire che La ragazza che sapeva troppo mi è piaciuto, molto meno la fantasia dei titolisti italiani che hanno ripiegato sul titolo di un film di Bava del 1963 che non ha nulla a che spartire con la tematica del film Netflix.
Il titolo originale che in italiano suona (bene) “La ragazza che aveva tutti i doni” fa riferimento al mito di Pandora, una storia molto amata da Melanie. L’attenzione forse non dovrebbe essere posta sulla scatola affidata alla donna che conteneva tutti i mali del mondo che Pandora si fa sfuggire per curiosità, trovando sul fondo la speranza: di speranza non ce n’è molta nel finale del film, caso mai un rovesciamento delle parti piuttosto sardonico. Il punto da tener presente del mito di Pandora è che si tratta della prima mortale, quindi la prima della sua specie, senza far troppo spoiler questa considerazione giustifica i comportamenti della ragazzina nel finale senza farli apparire un plot twist troppo azzardato.
LaragazzachesapevatroppoLa particolarità del film è quella di tenere il tema degli zombie sullo sfondo, il tema cardine è il rapporto tra “speci” diverse: Melanie è una mutante in bilico tra due razze, la curiosità e la simpatia innata ne fanno un’adorabile ragazzina in contrasto con gli aspetti violenti della sua natura dovuti alla simbiosi con il fungo. Della razza puramente umana Melanie ha anche il bisogno di affetto materno e forse uno dei momenti più belli del film è la carezza sulla testa della maestra Justineau a cui fa seguito la scena che illustra la vera natura dei bambini rimasta fino a quel punto sconosciuta allo spettatore.
Melanie sembra preferire la razza umana ai suoi simili anche se è spesso discriminata ma quando troverà altri famelici di seconda generazione saprà scegliere in piena coscienza da che parte stare.
E’ interessante l’attenzione per tutti i punti di vista: anche la Cadwell ha le sue ragioni nel vedere nell’adorabile mutante solo una cavia, ultimo tassello da sacrificare per debellare una terribile pandemia; Helen Justineau è solo una maestra molto empatica che si trova coinvolta suo malgrado in eventi molto più grandi di lei.
Ottimo il cast dove spicca la debuttante Sennia Nanua nel ruolo di Melanie; buona la messa in scena di una metropoli abbandonata ormai riconquistata dalla natura: il grande albero fungino avvolto attorno alla torre è di grande impatto e ricorda le grandi radici che avviluppano il sito archeologico di Angkor, consolidando l’idea di una civiltà tramontata.