Posts Tagged ‘Benedict Cumberbatch’

Il Potere del Cane

aprile 8, 2022

The Power of the Dog
con Benedict Cumberbatch, Jesse Plemons, Kirsten Dunst, Kodi Smit-McPhee, Thomasin McKenzie, Keith Carradine, Frances Conroy, Adam Beach, Sean Keenan, Cohen Holloway, Stephen Lovatt, Alison Bruce
regia di Jane Campion



Ilpoteredelcane


Montana, anni ’20. I fratelli Burbank gestiscono il ranch di famiglia: tanto George è indolente e gentile, tanto Phil è burbero e rude. Quando George porta a casa la donna che ha sposato, una vedova con un figlio adolescente, Phil prende di mira i nuovi arrivati convinto che Rose abbia sposato il fratello per interesse. La continua pressione di Phil e la solitudine del ranch portano Rose all’alcolismo, quando Peter, il figlio di Rose, arriva in vacanza dal college gli equilibri cambiano: tra Phil e Peter si crea un legame che getta Rose ancora più nello sconforto e nell’alcol spingendola a regalare agli indiani le amate pelli di Phil solo per fargli un dispetto a quel punto il giovane Peter dovrà intervenire per ridare serenità alla madre come dice la sua voce off a inizio pellicola.



Il potere delcane


Tratto dall’omonimo romanzo di Thomas Savage, autore americano di romanzi western, Il potere del cane è un film molto interessante di Jane Campion dove nulla o ben poco è come appare. Il film è diviso in quattro capitoli, ognuno dedicato a uno dei quattro protagonisti. George Burbank è un uomo gentile rassegnato a sopportare l’odioso fratello, s’innamora di Rose, vedova di un suicida con un figlio troppo sensibile (?). Con l’aiuto della moglie George vorrebbe trasformare il ranch in un luogo più accogliente dove poter occuparsi anche degli affari, ma da subito l’ostilità netta di Phil mette la donna in difficoltà: Rose non è in grado di sopportare le sottili vessazioni psicologiche del cognato e fallisce la prima cena importante con il governatore, affogando noia e delusione nell’alcol.
Phil è sicuramente il personaggio più interessante del film: più colto e intelligente del fratello fa di tutto per vivere come il più rozzo dei cow boy, in memoria di Bronco Henry, il suo mentore. Dalle confidenze con il giovane Peter scopriamo il legame sessuale che lo legava a Bronco, anche se Phil ostenta la più ottusa omofobia, la venerazione per il vecchio cow boy lascia anche intendere un probabile rapporto pedofilo subito da Phil che può giustificarlo a sé stesso portando avanti il modello imposto da Bronco, ma la sua rabbia è troppa per dipendere solo da un’omosessualità rinnegata.



Powerofthefdog


Se alla psicologia contorta di Phil si può trovare una giustificazione e provare pena per lui molto più enigmatico il personaggio di Peter, il sensibile figlio di Rose che ama realizzare graziosi fiori di carta, cosa che da subito attira il feroce sarcasmo di Phil. Il gracile adolescente, imbranato ad andare a cavallo rivela però un lato oscuro: la tranquillità con cui uccide i miti coniglietti che porta a casa o cattura assieme a Phil, lasciando lo stesso stupito per il sangue freddo del ragazzo. Apparentemente il comportamento è dettato dall’amore per la scienza e la medicina ma la frase di apertura del film deve risuonare sempre nell’orecchio dello spettatore e metterlo in allerta sul colpo di scena finale.



Il potere del cane


Colpo di scena finale che non racconterò ma che è quello che salva la pellicola della Campion dando spessore psicologico alla storia su cui gravano i soliti vezzi autoriali della regista: l’indugiare sui paesaggi e le mandrie: vedere due buoi che si scornano in un film di sottili duelli psicologici non aggiunge nulla, anzi appesantisce un film dal ritmo giustamente sospeso per dare spazio all’indagine psicologica.. Detto questo il film ha un grande lavoro sulla fotografia che sottolinea il contrasto tra la vastità degli spazi aperti e l’oppressione cupa che può nascere anche nella grande residenza dei Burbank, Jane Campion si dimostra a suo agio con il genere western, non mancando di citare i classici come Sentieri Selvaggi.

Doctor Strange

novembre 15, 2016

Stephen Strange è un neurochirurgo di fama mondiale, tanto bravo quanto arrogante. In seguito a un incidente automobilistico le sue mani perdono la fermezza necessaria per le delicate operazioni che hanno fatto la grandezza di Strange. Dopo aver sperimentato tutte le tecniche mediche per riacquistare la manualità, Strange si affida al misticismo e parte per il Nepal, alla ricerca del tempio di Kamar-Taj retto dall’Antico. Ammesso allo studio delle arti mistiche, il Dottor Strange rivelerà delle doti per la stregoneria che lo porteranno a combattere una battaglia per il bene dell’umanità.

Doctorstrange

Arriva sul grande schermo il quattordicesimo eroe Marvel (e mi domando con un po’ di apprensione quanti ce ne siano ancora nel cassetto) che ha le fattezze di Benedict Cumberbatch e molto del personaggio che lo ha portato al successo, Sherlock: arrogante al limite della sociopatia, anche Strange ha grandissime capacità intellettive tanto che quando gli viene chiesto dove immagazzini tutte le sue conoscenze qualsiasi fan di Sherlock risponde automaticamente “nel suo palazzo mentale!”.
Anche l’abbigliamento sfiora delle similitudini: da quello trasandato durante la depressione al bavero rialzato del mantello della levitazione, ed infine l’Antico consiglia di contare sempre sulla complicità di Karl Mordo, alludendo così alla necessità di un Watson.
In fondo però è interessante che il personaggio televisivo che vive di sola logica si trasformi nel solo supereroe cinematografico che maneggia poteri occulti: è un elemento metacinematografico che rappresenta la doppia natura di Strange, dedito alla scienza e alla magia.
Le dicotomie sono presenti nel film non solo nella composizione del personaggio ma anche nell’impianto visivo, indubbiamente Doctor Strange ha gli effetti speciali migliori apparsi in un comics, debitori certo ad Inception ma che hanno anche referenti nella pittura surrealista contemporanea di Octavio Ocampo (quando il volto di Strange è formato dal moltiplicarsi delle mani) e di Escher, scelte raffinatissime che si scontrano con una rappresentazione piuttosto scontata dell’universo, un po’ troppo glitterato per i miei gusti, come il look del perfido Kaecilius e i portali formati da quei circoli di luce che mi pare si possano creare e fotografare con diversi cellulari.
Anche il mio godimento personale è stato piuttosto altalenante tra la gioia per gli occhi e la classica trama formativa del nuovo eroe che prende coscienza dei suoi poteri, un po’ noiosa nonostante i tocchi umoristici.
Di certo il cast è eccezionale per qualità recitativa confermando ancora una volta il talento trasformista di Tilda Swinton.

Amleto

aprile 21, 2016

Amleto

Sabato 23 aprile ricorrerranno i quattrocento anni dalla morte di William Shakespeare e tra i molti eventi che accompagnano all’anniversario si segnalava la programmazione della Nexo Digital che per due giorni, il 19 e il 20 aprile, ha portato in sala L’Amleto interpretato da Benedict Cumberbatch, una produzione National Theatre al Barbican di Londra.
La versione diretta da Lyndsey Turner trasporta la malinconia del principe di Danimarca nel presente, o meglio in un pastiche temporale del XX secolo e la scelta di aprire la scena su Amleto che ascolta Nature Boy, il cui testo è certamente adatto alla personalità del protagonista, fa subito pensare a Moulin Rouge! di Baz Lurhmann, predisponendo lo spettatore ad essere trasportato in un mondo i cui riferimenti storici sono poco coerenti tra loro. Anche la scenografia, cosa per altro abbastanza abituale, si trasforma con pochi tocchi di luce nei vari ambienti del castello di Elsinore, e anche negli esterni. Resta notevole l’idea di cospargere di melma tutto il palco nel secondo tempo: a parte l’utilità per le scene della sepoltura di Ofelia, il castello così lordato è la più manifesta rappresentazione della tragedia incombente che porterà alla tomba tutti i personaggi.
L’interesse della rappresentazione, dal vivo o in sala, è legata ovviamente alla scelta del protagonista, la star Benedict Cumberbatch la cui fama è legata soprattutto alla serie Sherlock ma anche alla partecipazione a film di successo (The Imitation Game, gli è valsa la nomination agli Oscar) e ben presto sarà un eroe Marvel nei panni del Doctor Strange.
Che al fascino Cumberbatch unisca ottime doti attoriali, non è una novità e il suo Amleto è molto fisico, è praticamente in scena per le tre ore dello spettacolo. Il suo non è il pallido principe incapace ad agire, piuttosto una persona che si trova di fronte a un delitto estremamente esecrabile di cui ha bisogno le prove prima di agire e più dedito a ricercare il momento ideale per la vendetta che a rifuggirla.

Claudiusciaranhinds

Il cast è comunque notevole, su tutti spicca Siân Brooke nel ruolo di Ofelia ma incute inquietudine e timore anche il Claudio di Ciaran Hinds, altro attore britannico che conosciamo grazie a film e serie tv come Roma dove interpretava Giulio Cesare o Il Trono di Spade.
Il giudizio sulla proiezione, la prima di questo tipo a cui assisto, è molto positiva, se proprio devo muovere una critica ho trovato i sottotitoli in italiano piuttosto desueti mentre quel (poco) che riuscivo a capire dell’inglese seicentesco del Bardo aveva una sua attualità, l’aulica traduzione ottocentesca appesantiva e stonava un po’ con l’intera atmosfera moderna.

Sherlock – L’abominevole sposa

gennaio 14, 2016

Sherlock L’episodio speciale della serie Sherlock, rivisitazione contemporanea della figura di Sherlock Holmes, trasporta gli amatissimi protagonisti, Benedict Cumberbatch e Martin Freeman, nel periodo vittoriano in cui agì l’acutissimo detective e il suo scrittore, Arthur Conan Doyle.
Sherlock e il fido Watson sono alle prese con il caso dell’abominevole sposa: una donna, Emelia Ricoletti, suicidatasi in pubblico che però torna dalla tomba prima per uccidere il marito poi per compiere altri inspiegabili delitti.
Non solo l’ambientazione rievoca fedelmente l’epoca vittoriana, come spiega Steven Moffat nell’introduzione alla puntata, ma anche il tema scelto ha le precise connotazioni gotiche di un racconto vittoriano sospeso tra suggestioni sovrannaturali e spiegazioni logiche, un revival vittoriano che abbiamo già avuto modo di incontrare qualche mese fa nella pellicola di Guillermo del Toro, Crimson Peak.
L’episodio inizia riproponendo l’incontro tra Sherlock (sociopatico come sempre) e John e la loro decisione di condividere l’appartamento al 221B di Baker Street, ma questo non significa che l’episodio sia completamente estraneo al punto in cui è arrivata la serie televisiva: la scoperta che l’acerrimo nemico di Sherlock, Moriarty non è realmente morto e lo speciale cinematografico riserva delle sorprese di loop temporale che non sono nuove allo stile di Moffat, autore anche del nuovo Doctor Who.
Ovviamente è un’opera pensata per un pubblico preciso, che conosce la serie ma comprensibile anche a chi fosse stato completamente digiuno di Sherlock, di certo colpisce vedere in provincia una sala strapiena al secondo giorno di programmazione (per giunta un mercoledì!) di un prodotto di nicchia.

Into Darkness – Star Trek

agosto 12, 2013

Dopo aver perso il comando dell’Enterprise per aver compiuto un atto illecito pur di salvare la vita Spock che ha confessato tutto nel suo rapporto, Kirk diventa il vice dell’ammiraglio Pike. Il mentore però muore in un attacco organizzato da Khan, umano potenziato risvegliato dal suo sonno criogenetico dall’ammiraglio Marcus per scatenare la guerra contro i Klingon. Kirk vuole di nuovo accanto a sè Spock per combattere il pericoloso nemico.

Intodarkness

Se il primo capitolo del prequel della saga firmato J.J.Abrams raccontava la formazione dell’equipaggio dell’Enterprise dando spazio a tutti i protagonisti, in questo secondo episodio l’attenzione rivolta alla complicata costruzione dell’amicizia tra Kirk e Spock diventa (a mio parere) eccessiva e tra esplosioni e militari ambiziosi, lo spazio per Khan diventa risicato con grande disdoro dei fan di Benedict Cumberbatch (confesso l’insana passione).
Aldilá del fascino dell’attore inglese, celebre per il serial britannico Sherlock, la figura di Khan, già protagonista del secondo film dedicato a Star Trek, Star Trek II: L’ira di Khan del 1982, era indubbiamente interessante per il suo destino di superuomo creato dalla biogenetica e condannato a morte dai suoi stessi creatori ma è stato sacrificato dalla sceneggiatura al doppio inganno dell’ammiraglio Alexander Marcus che vuole una guerra contro i Klingon per la propria gloria personale.
Certo, in 130 minuti di film ci sarebbe stato spazio sufficiente per sviluppare i vari personaggi ma si preferisce tirare via il tutto condendolo con (troppe) esplosioni e battute per arrivare al momento strappalacrime della morte di Kirk che cementifica definitivamente l’amicizia con Spock (scena costruita specularmente al film del 1982 dove era il vulcaniano a sacrificarsi)
Speriamo che il terzo capitolo sia in grado di uscire dalle dinamiche interne all’equipaggio o quantomeno sappia proporne di nuove.

Into Darkness – Star Trek

giugno 3, 2013

Mancano una decina di giorni all’uscita in sala di Into darkness il secondo capitolo della saga che J.J. Abrams sta dedicando a Star Trek e rispondiamo molto volentieri all’invito della Mosaicoon di segnalare l’uscita del trailer internazionale della pellicola

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Intothedarkness Si tratta di un film ricco di innovazioni tecniche, girato sia in IMAX® e che in un 35mm anamorfico e io spero proprio di gustarmelo in IMAX®!

A farmi attendere con trepidazione l’uscita in sala di Into Darkness è l’arrivo nel cast di Benedict Cumberbatch, l’attore inglese noto per la serie britannica di culto Sherlock ma presente anche su grande schermo in film di successo come Espiazione, War Horses di Steven Spielberg, La talpa e Lo Hobbit.
In Into the darkness il magnetico attore inglese sarà John Harrison, perfido terrorista intergalattico antagonsta diretto del Capitano Kirk.
Sarà molto interessante vedere Cumberbatch in un ruolo piuttosto diverso da quelli finora interpretati: un personaggio dalla psicologia torbida a cui spettano scene molto fisiche come si vede in questa clip

ASFF – AS FILM FESTIVAL 2013

marzo 20, 2013

LOGO asff Sono aperte e gratuite le iscrizioni alla prima edizione dell’ASFF – AS FILM FESTIVAL 2013, primo festival del cortometraggio ideato ed organizzato da ragazzi con Sindrome di Asperger. Il bando – visibile al link www.asfilmfestival.org scade il 15 maggio 2013. Il festival si terrà a Roma a metà giugno 2013.

Poco nota in Italia, la sindrome di Asperger, una forma di autismo ad alto funzionamento, è stata spesso rappresentata al cinema e in televisione: ne sono affetti il personaggio della hacker Lisbet Salander della serie Millenium di Stieg Larsson, il protagonista investigatore delle serie Monk, l’ultimo Sherlock Holmes televisivo interpretato da Benedict Cumberbatch. Personaggi Asperger sono presenti in altre serie, tra cui Parenthood, Boston Legal, The Big Bang Theory e Grey’s Anatomy.

Realizzato dal Cineclub Detour di Roma e dello Studio Kilab con la collaborazione del Gruppo Asperger Onlus e sostenuto dall’Agenzia Nazionale per i Giovani nell’ambito del programma comunitario Youth in Action, AS Film Festival non è un festival sull’autismo, ma un festival cinematografico vero e proprio fatto da persone con autismo. Come in qualunque altro festival – spiegano gli organizzatori – sono previste proiezioni, incontri, ospiti, una giuria, dei premi. Insomma, un festival uguale agli altri. Però diverso!. Il gruppo di lavoro, coordinato da Giuseppe Cacace, è composto da quattro giovani universitari, tutti under 25, con Sindrome di Asperger: Francesco Campolo, Giulio De Amicis, Marco Manservigi ed Elena Tomei.

AS Film Festival prevede due sezioni competitive ed una vetrina speciale: la sezione Punti di Vista, per cortometraggi di qualsiasi genere e argomento e la sezione Ragionevolmente Differenti, per lavori senza limiti di durata, genere e tecnica dedicata ai filmaker di ogni età con Sindrome di Asperger o con disturbi pervasivi dello sviluppo e, più in generale, ad opere che raccontino storie legate alla Condizione dello Spettro Autistico. La vetrina speciale del festival sarà dedicata ai cinque anni della rassegna CINEMAUTISMO, curata da Marco Mastino e Ginevra Tomei per l’Associazione Museo Nazionale del Cinema di Torino.

Il regolamento per partecipare – a iscrizione gratuita – e il modulo di iscrizione da compilare sul sito del festival: www.asfilmfestival.org. Due copie in dvd (ammessi anche file video avi, xvid, divx, mkv e mp4) di ogni lavoro dovranno essere spedite entro e non oltre il 15 maggio 2013 – farà fede il timbro postale – all’indirizzo postale AS FILM FESTIVAL – Via Di Novella 10 – 00199 ROMA. Due le giurie, una per sezione, che elargiranno premi in denaro e/o in attrezzature audio-video.

Al link youtube lo spot dell’AS FilmFestival realizzato dallo staff del festival.

Per informazioni:

www.asfilmfestival.org

info@asfilmfestival.org

Pagina Facebook: www.facebook.com/Asfilmfestival?fref=ts

COS’E’ LA SINDROME DI ASPERGER

La Sindrome di Asperger è un disturbo pervasivo dello sviluppo ed è comunemente considerata una forma dello spettro autistico ad alto funzionamento. Gli individui portatori di questa sindrome sono caratterizzati dall’avere una persistente compromissione delle interazioni sociali, schemi di comportamento ripetitivi e stereotipati, attività e interessi molto ristretti. Diversamente dall’autismo classico, non presentano ritardi nello sviluppo del linguaggio o dello sviluppo cognitivo ma sono frequenti disturbi legati all’apprendimento non-verbale, alla fobia sociale e al disturbo schizoide di personalità.

Ufficio stampa:

Carlo Dutto

carlodutto@hotmail.it

La talpa

gennaio 26, 2012

Latalpa Controllo, capo dello spionaggio britannico viene licenziato con tutta la sua squadra quando ipotizza che una talpa si muova all’interno del Circus. Quando la notizia arriva al primo ministro, Controllo e’ ormai morto e il suo vice George Smiley viene richiamato in servizio con l’incarico di scoprire la talpa tra il gruppo ristretto di agenti in posizioni di rilievo con cui ha collaborato per tutta la vita.

Che quella dell’agente segreto non sia più l’attività fascinosa di James Bond lo abbiamo scoperto con Le vite degli altri e Umberto Eco durante la promozione de Il Cimitero di Praga ne ha ribadito l’inutilita’ descrivendo le spie come creatori di falsi documenti che supportano quanto la parte avversa gia’ conosce. A chiudere la trilogia arriva il thriller di Tomas Alfredson tratto dall’omonimo romanzo autobiografico di John LeCarre’ che ci descrive le frustrazioni di un gruppo di spie sul viale del tramonto: i bei tempi che rimembra una vecchia collaboratrice contattata da Smiley erano quelli della guerra, solo perche’ erano quelli della giovinezza. La talpa una volta scoperta giustifichera’ il passaggio al nemico per scelta estetica piu’ che etica perche’ l’Occidente si sta involgarendo (ed il film e’ ambientato nel 1973/74!)
Nel sottile gioco di ricostruzione che Smiley deve operare riemergono frammenti di un passato trascorso tra cene aziendali degne della piu’ banale vita impiegatizia e tante pene d’amore e mai La Mer di Trènet sottolineò un finale più malinconico.
Alfredson ci ripropone lo stesso stile lento di Lasciami entrare, una lentezza che viene scossa come nella pellicola precedente da lampi improvvisi di cruda violenza, in aggiunta c’e’ l’insistenza sulla scelta stilistica del carrello all’indietro e infatti Smiley dovra’ prendere le distanze dal vissuto personale e facendo un passo indietro avere una visione d’insieme piu’ nitida e scorgere finalmente quel che ha sempre avuto sotto gli occhi, anzi gli occhiali spesso mostrati appannati. La necessita’ della messa a fuoco di cio’ che lo circonda e’ sottolineata dalla visita dall’oculista che segue immediatamente l’assunzione dell’incarico. Molte inquadrature rimandano anche a La finestra sul cortile con la visione delle vetrate di intere palazzine spiate.
Impossibile non parlare del cast di questo film, vedere Gary Oldaman in cima ai titoli di testa di una locandina e’ una gioia che potra’ essere bissata con l’Oscar come miglior protagonista a cui e’ candidato. Vederlo duettare con Tom Hardy e’ una chicca, quasi un passaggio del testimone tra due camaleonti del grande schermo. Si fa notare anche Benedict Cumberbatch (lo Sherlock televisivio) a cui spetta il ruolo tutto sommato piu’ leggero e nella tradizione della spia charmant.
Attenzione spoiler Dalla scelta del cast arriva anche l’unica nota negativa: quando ti accorgi che l’attore di grido dopo un quarto d’ora non ha ancora avuto una scena importante intuisci che e’ nel film per interpretare la talpa