Kitty Foyle, ragazza innamorata

Kitty Foyle
USA 1940 RKO
con Ginger Rogers, Dennis Morgan, James Craig, Eduardo Ciannelli, Ernest Cossart, Gladys Cooper, Eduardo Ciannelli, Odette Myrtil
regia di Sam Wood


Kittyfoyle


La stessa notte in cui il fidanzato, un solido pediatra, le chiede di sposarla, compare alla porta di Kitty Foyle il suo grande amore, un rampollo dell’alta società di Filadelfia con cui si era anche brevemente sposata ma che non aveva saputo ribellarsi ai diktat della famiglia, ora Wyn le chiede di fuggire con lui: dove si troverà Kitty a mezzanotte? Sul molo con Wyn o alla cappella per il matrimonio notturno con Mark?

Sostanzialmente il film che lancia la carriera di Ginger Rogers alla fine del sodalizio con Fred Astaire: non il primo film in “solitaria” ma l’oscar vinto come migliore attrice protagonista per il ruolo di Kitty Foyle costruisce la reputazione dell’attrice che compare, nella rievocazione delle sue vicende personali nei panni di una quindicenne con le treccine anticipando così il ruolo di Frutto proibito di Billy Wilder dove la trentenne attrice si finge una dodicenne.
Kitty Foyle, ragazza innamorata è un film sentimentale sempre in bilico tra commedia e melodramma, Dalton Trumbo, nominato all’Oscar per la miglior sceneggiatura, edulcora un po’ troppo la critica sociale insita nell’omonimo romanzo di Christopher Morley uscito nel 1939
Personalmente non ho molto apprezzato la pantomima iniziale, tra l’altro nemmeno interpretata dalla protagonista: il film si apre introducendo Kitty come un’esponente della classe sociale colletti bianchi (gli impiegati) e per spiegare cos’è questa recente classe sociale si salta all’inizio del secolo mostrando la vita di una giovinetta di buona famiglia che sposa lo spasimante che si azzardato a baciarla, gestisce il budget famigliare ma non contenta diventa suffragetta e così i pari diritti si trasformano nella scortesia sul tram da parte degli uomini mentre a inizio ‘900 era tutto un cedere il posto e al duro lavoro segue la “malinconia delle 17,30” cioè la tristezza di non avere un fidanzato con cui metter su famiglia, un’apertura davvero prolissa e patriarcale su cui posso esprimermi poco dato che non conosco il romanzo originale.
In ogni caso la nostra Kitty non soffre certo della suddetta forma di malinconia visto che la sua vita è divisa da anni tra due spasimanti e il caso la mette davanti alla scelta definitiva nella stessa notte.
La coscienza di Kitty si palesa allo specchio, unico guizzo passabile in una regia altrimenti piatta e rievoca tutta l’esistenza della ragazza: l’adolescenza a Filadelfia, incantata dagli eventi mondani della città, l’abbandono degli studi per colpa della Grande Depressione, l’incontro con Wyn, ovvero Wynnewood Strafford VI, con cui inizia una relazione che non si concretizza per il divario sociale. Alla morte del padre Kitty si traferisce a New York e qui incontra Mark, giovane medico spiantato che le fa una corte serrata ma il cuore di Kitty è sempre per Wyn che finalmente torna e le chiede di sposarlo, il matrimonio però è osteggiato dalla famiglia snob di lui che vorrebbero far terminare gli studi a Kitty, darle un’infarinatura di buone maniere e poi ricelebrare le nozze in pompa magna ma l’orgogliosa ragazza irlandese non ci sta così chiede il divorzio ma si scopre incinta e contemporaneamente scopre che Wyn ha ceduto e si è sposato con una ragazza del suo ceto, Kitty perde il bambino, in un viaggio per lavoro a Filadelfia incontra anche la moglie di Wyn con un figlioletto che avrebbe l’età del suo, insomma nulla viene risparmiato alla povera fanciulla innamorata che alla fine capisce la solidità di Mark che è diventato pediatra e le è sempre stato accanto e preferisce il matrimonio alla fuga con il grande amore di gioventù.
Una scelta anche sensata visto che Wyn è dipinto come uno smidollato che non sa mai prendere posizione ed è succube delle regole di famiglia ma tutto il film è intriso di continue allusioni all’importanza del matrimonio nella vita di una donna quindi anche la scelta di Mark diventa un po’pesante, non dettata certo da un grande sentimento

Lascia un commento